Grande e meritato riconoscimento per “L’orto che vorrei”, il progetto di riqualificazione urbana nato nell’ambito de “La Rebbio che vorrei”, promosso da Cooperativa Agricola Si Può Fare onlus e Cooperativa Sociale Il Seme assieme ad altri soggetti del terzo settore, finanziato dal bando 2017 “Comunità Resilienti” di Fondazione Cariplo, e che ha dato vita a un orto di quartiere.
All’iniziativa è andato uno degli “Oscar Green 2020” di Coldiretti, per la categoria “Noi per il sociale”. I premi all’innovazione giovane in agricoltura sono stati consegnati dalla Coldiretti regionale al Teatro Oscar di Milano alla presenza di Paolo Voltini, Presidente Coldiretti Lombardia; Fabio Rolfi, Assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi di Regione Lombardia; Pierfrancesco Maran, Assessore all’Urbanistica, Verde e Agricoltura del Comune di Milano; Cristina Tajani, Assessore alle Politiche del lavoro, Attività produttive, Commercio e Risorse umane del Comune di Milano
Nel quartiere di Como, uno spazio prima abbandonato e degradato è stato riqualificato e riconvertito ad area di verde urbano con la realizzazione di 32 orti sociali coltivati da privati cittadini, da diverse associazioni, dalla parrocchia e dai bambini della scuola elementare.
L’intero progetto è stato realizzato con il coinvolgimento della comunità locale, dalla fase di ideazione alla realizzazione di un regolamento condiviso per l’utilizzo degli spazi. L’iniziativa non ha scopo di lucro, ma punta a generare circoli virtuosi di economia solidale andando ad integrare il reddito famigliare degli ortisti, alcuni dei quali in situazione di indigenza. Gli orti, inoltre, sono luogo di incontro intergenerazionale e interculturale, dove creare nuovi legami e rafforzare il senso di appartenenza comunitaria anche grazie alla presenza di spazi dedicati alla socializzazione.
Orto, zucchina e fantasia: il capolavoro dell’orto sociale di via Ennodio a Rebbio
Un commento
Bellissima iniziativa, giustamente premiata.
Sono tanti i luoghi ”dimenticati” nelle nostre periferie. Trovo che questo sia un modo davvero intelligente di riqualificare il territorio e al tempo stesso di metterlo “a frutto”.