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Gori (Bergamo): “Case vacanza e affitti brevi stravolgono i centri storici delle città turistiche, ora un limite”

(Foto di copertina Nicola Guarisco)

Il turismo di massa, ma soprattutto il fenomeno direttamente collegato degli affitti brevi delle abitazioni come case vacanz, snatura i centri storici? La domanda – che in Italia da tempo è al centro del dibattito in città come Venezia e Firenze – comincia a farsi pressante anche in Lombardia. E Como, che nei mesi scorsi ha già visto numerose prese di posizione (anche di segno opposto, naturalmente) sulla questione, non fa eccezione.

In queste ore – con una lunga lettera inviata al Corriere della Sera – a rilanciare il tema è il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che chiede che per le città a maggior afflusso turistico in regione venga estesa la norma che preserva proprio Venezia.

“La preoccupazione che il turismo possa travolgere e snaturare i centri storici delle città d’arte ha certamente un fondamento e dobbiamo evitare che questo accada – premette Gori, prima di fare l’esempio specifico di Bergamo – La nostra Città Alta è un gioiello il cui pregio risiede anche nel suo essere un quartiere vivo, abitato da una pluralità di soggetti; guai se diventasse un luogo ad esclusivo appannaggio del turismo”.

Secondo il sindaco, “il vero aspetto critico, a mio avviso, è quello della residenza. Se un centro storico è popolato da famiglie, possibilmente di diversa estrazione sociale, io credo che l’afflusso dei visitatori — attratti dalla bellezza dei luoghi — rappresenti un ‘fastidio’ in fondo sopportabile, considerando i benefici che porta con sé. La posizione di chi neanche questo tollera, e vorrebbe tornare ai ‘bei tempi’ — quando il borgo storico viveva di ‘silenzi rotti dal rumore dei passi’ — denuncia a mio avviso un atteggiamento un poco elitario, anzitutto nei confronti di tutti i bergamaschi che non hanno la fortuna di abitare in Città Alta; come se quest’ultima fosse una proprietà esclusiva di chi ci risiede”.

Secondo Gori così non è perché la Città Alta “è invece di tutti i bergamaschi, e non mi fermerei lì. Se l’Unesco ha deciso che le nostre Mura sono degne di appartenere al «patrimonio dell’umanità, qualcosa vorrà dire. Non mi sentirei quindi di sostenere che chi non abita in Città Alta non ha il diritto di venirci quando gli pare — che sia bergamasco, romano, tedesco o polacco — e di godere la bellezza di questi luoghi”.

Resta però il problema centrale nella riflessione, ossia lo spopolamento di residenti a vantaggio degli affitti brevi di appartamenti e case per i turisti. “È infatti vero che in Città Alta è in atto un processo di trasformazione degli appartamenti – scrive il sindaco di Bergamo – dalla locazione destinata alla residenza di lungo periodo alla locazione breve per i turisti, gestita in molti casi attraverso le principali piattaforme del settore — Airbnb in primis —, esattamente come a Venezia, Firenze e in tutte le principali città d’arte del nostro Paese. I dati sull’andamento della popolazione residente nel borgo a fine 2022 (-64 unità rispetto all’anno precedente) confermano purtroppo questa tendenza”.

“È un fenomeno che ho denunciato in molte occasioni, pubblicamente, e che rischia — questo sì — di snaturare il nostro centro storico. Le locazioni turistiche sono del resto molto più redditizie per i proprietari, senza comportare le complicazioni che spesso accompagnano la gestione di un inquilino – prosegue Giorgio Gori – Di fronte a questa trasformazione — trainata da una domanda in crescita — non esiste alcun argine. Non c’è una norma nazionale o regionale che la limiti e i sindaci italiani sono privi di qualunque potere regolatorio, al contrario dei primi cittadini di Parigi, Amsterdam, Barcellona e di tante altre città europee. Insieme ad altri sindaci, lo scorso anno, siamo arrivati a scrivere un disegno di legge, che però né il Governo né il Parlamento hanno preso in considerazione. L’unica eccezione è stata fatta per Venezia, con un emendamento al Decreto aiuti, nel luglio del 2022. Questo emendamento — che insieme al sindaco di Firenze ho inutilmente cercato di far estendere anche alle altre città d’arte — ha proprio l’obiettivo di ‘favorire l’incremento dell’offerta di alloggi in locazione per uso residenziale di lunga durata’ e prevede che il Comune possa porre dei limiti, anche temporali, anche per singoli quartieri, alle locazioni per fini turistici, attraverso uno specifico regolamento”.

Una ricetta, insomma, che il sindaco di Bergamo vorrebbe applicata anche in Lombardia: “È esattamente quel che serve e che da anni chiediamo. Non si tratta di far la guerra al turismo o di rimpiangere i tempi andati in cui pochi conoscevano la bellezza di Città Alta. Si tratta di governare il fenomeno della crescente attrattività della nostra città, per molti versi positivo, mitigandone gli effetti potenzialmente nocivi e, soprattutto, ponendo un limite alla trasformazione d’uso degli alloggi (che in altri quartieri della città potrebbe invece rappresentare un’opportunità per il recupero di appartamenti vuoti e sfitti). Il mio è dunque un appello ai parlamentari bergamaschi, a partire da quelli che fanno parte delle forze politiche di maggioranza: se tenete come noi a preservare Città Alta, dateci una mano ad estendere a tutte le città d’arte la norma che è stata fatta per Venezia”.

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