Nelle scorse settimane avevamo parlato con la vera protagonista di questa rinascita, la contessa Camilla Sossnovsky Parravicini (qui l’intervista integrale). E così sabato scorso, 11 maggio, ecco un grande ritorno sulla scena naturalistica comasca: ha riaperto la grotta Buco del Piombo, il “Castello in una grotta”. Oltre dieci anni di attesa, difficoltà delle più varie ma alla fine risultato ottenuto. Il Buco del piombo non è solo la grotta tanto cara ai comaschi ma un gioiello conosciuto a livello internazionale. Spiegava nell’intervista a Paolo Annoni la contessa:
Tantissime persone sono legate al Buco del Piombo, sa? Noi abbiamo preso la gestione diretta non da molto in realtà attraverso l’associazione Museo Buco del Piombo, che fa capo alle famiglie Sossnovsky e Masciardi. Questo dopo le problematiche con la precedente custodia, una causa che è durata trent’anni. Non voglio entrare nei particolari, ma diciamo che c’era chi faceva pagare un biglietto di ingresso senza averne diritto. Ma non mi ci faccia pensare adesso. L’importante è che ora si possa tornare a visitare. Magari dopo una bella passeggiata dall’Alpe del Vicerè in piano in tre quarti d’ora. O sempre da Albavilla, lasciando l’auto in località “Zoccolo” in una ventina di minuti, o direttamente da Erba e la zona di Villa Amalia, si arriva in un’ora seguendo le frecce “Buco del Piombo – Trattoria Alpina”. Ci sono almeno due percorsi, uno più dolce e uno per esperti. Importante andare sempre con abbigliamento adatto alla montagna, in particolare le calzature, soprattutto all’interno della grotta. Se possiamo riaprire la grotta dobbiamo ringraziare però la buona politica territoriale. Ad iniziare da Alessandro Fermi, assessore regionale e dall’assessore del Comune di Erba, Alessio Nava, assessore ai Parchi a Erba e l’ingegnere Anna Bargna del Comune di Erba. Cito loro tre, ce ne sarebbero anche altri dopo, ma credo che senza la volontà di queste tre persone la grotta non avrebbe più aperto.
E a proposito della causa della chiusura:
Durante il disgelo si era staccato dalla parete esterna un masso, caduto su una scala d’accesso. Si è trattato di un fenomeno naturale, ma scattò l’ordinanza dell’allora sindaco Marcella Tili ed è stato davvero un grande sforzo percorrere la procedura per riaprire. Se non avessi incontrato delle persone giuste e innamorate del territorio non ce l’avrei mai fatta. Adesso però vogliamo che il Buco del Piombo non chiuda più e diventi un sito anche di studio, oltre che di turismo da vicino e da lontano. E’ un impegno che mi sento di prendere, così come ogni giorno mi impegno per mantenere le altre proprietà di famiglia, le ville che diceva lei. Sono beni da valorizzare, da fare vivere e visitare e questo è il mio motto quotidiano. Ci devi mettere del tuo sicuramente, ma devi anche essere in grado di individuare le persone giuste per mantenere i siti. In questi anni anche una grotta come il Buco del Piombo ha rischiato di finire nel degrado assoluto.
L’ingresso del Buco del Piombo è imponente e scenografico sia per le dimensioni sia per il selvaggio contesto nel quale è collocato. Paragonabile per dimensioni al Duomo di Milano, misura 45m di altezza e 38m di larghezza, ed è occupato per buona parte da una coltre di detriti, residui di un vecchio riempimento e dai ruderi di antiche strutture costruite dall’uomo. L’esame di un reperto della campagna di scavi archeologici del 2002, effettuato tramite il metodo basato sul carbonio C14, ha permesso di datare al VII secolo le costruzioni inserite nella caverna.
Anche l’interno della grotta è un ambiente molto particolare; le acque di scolo sulle pareti e sulla volta contengono sali minerali calcarei che si depositano dando origine a stalattiti, stalagmiti e complicate concrezioni levigate. La grotta è colonizzata da una caratteristica microfauna, costituita da forme tipicamente cavernicole, cioè strettamente adattate a questo ambiente, tra cui Planarie, piccoli Crostacei, Miriapodi, e, tra gli Insetti, alcuni Collemboli e Coleotteri Carabidi.
Uno dei motivi di maggiore notorietà del Buco del Piombo è legato al ritrovamento del cosiddetto “Banco degli orsi”, un notevole accumulo di ossa dell’ Ursus spelaeus, Mammifero plantigrado estintosi attorno a 18.000- 20.000 anni fa durante l’ultima avanzata glaciale. Ma anche l’uomo, nei secoli, ha lasciato le sue tracce in questa grotta. Durante il Paleolitico Medio e Superiore, gruppi di cacciatori nomadi frequentarono seppur saltuariamente il Buco del Piombo: ne sono testimonianza numerosi manufatti litici (prevalentemente schegge in selce) ritrovati all’interno.
Nel vestibolo, a più riprese, sono stati inoltre rinvenuti frammenti ceramici ed altri materiali di epoca romana (sec. IVVI d.C.) e medioevale, quando la grotta fu fortificata con la costruzione di un ampio fabbricato che ne sbarrava l’ingresso. Il Buco del Piombo infatti fu più volte utilizzato come rifugio dagli abitanti di Erba durante le ripetute vicende belliche che travagliarono la zona nel Medioevo, oppure come ricovero provvisorio per sfuggire a pestilenze. La tradizione popolare ricorda come nel 1160 gli erbesi vi si sarebbero ritirati dopo aver vinto la battaglia di Carcano contro il Barbarossa; lo stesso avrebbe fatto il nobile cavaliere Guelfo Parravicini nel 1316 per stendere il suo testamento. La grotta fu meta di studiosi e visitatori fin dal secolo XIX, tra cui si ricorda in particolare la regina Margherita di Savoia.
Da TriangoloLariano.it (qui tutti i dettagli).
Si può reggiungere il Buco del Piombo dopo una passeggiata dall’Alpe del Vicerè in piano in tre quarti d’ora. O sempre da Albavilla, lasciando l’auto in località “Zoccolo” in una ventina di minuti, o direttamente da Erba e la zona di Villa Amalia, si arriva in un’ora seguendo le frecce “Buco del Piombo – Trattoria Alpina”. Ci sono almeno due percorsi, uno più dolce e uno per esperti. Importante è andare sempre con abbigliamento adatto alla montagna, in particolare le calzature, soprattutto all’interno della grotta.
L’INAUGURAZIONE
3 Commenti
Io ebbi la fortuna di conoscere il mitico custode Sig Molteni che andava avanti e indietro dal parcheggio con il suo wv bulli carta da zucchero…tempi eroici…felici con poco
… l’ho intravisto da fuori mezzo secolo fa…ero rimasto deluso perché non potevi entrare….mi sono consolato con le foto…nel servizio….
Mi ricordo da bambino che la domenica si andava al buco del piombo tutti insieme, c’erano tantissime famiglie tutti con scatolette di carne Simmenthal e polli arrosto , bottiglie e fiaschi di vino . Per tenerle fresche si mettevano nell’ acqua che scorreva e la si beveva anche. Noi ragazzini si giocava di tutto…a volte con le candele si andava ad esplorare la grotta. Era bellissimo… .
Il giovedì fuori da scuola con pane e cioccolato e le scatolette di carne. Zaini e corde. Pile e candele,si andava a scoprire la caverna il più in fondo possibile… eravamo una bella banda .. abitavano tutti a San Maurizio in via Abbadia San Antonio io sono il Gae i miei fratelli Rino , Bruno, poi c’era il Romano suo fratello Bruno , il Giovanni, la Rosangela,Emilio , Ambrogino , Carletto, la Piera, Giuseppina,la Carla , Angela, Isolina, Venanzio,e altri tre o quattro che mi sfuggono i nomi perché erano più piccoli sei anni..noi ” grandi il Romano undici …e noi a scendere…era un mondo diverso …andavamo da soli senza problemi . quando si tornava a casa l’orario andava sempre bene.
Evviva il Buco del Piombo .