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“I frontalieri sono una risorsa. È il padronato ticinese ad approfittarne vergognosamente”. Il durissimo affondo del sindacato Unia

Frontalieri, vera risorsa per il Canton Ticino. Tante volte si è ripetuto questo concetto e altrettante volte c’è chi invece ha accusato questi lavoratori di sottrarre occupazione ai ticinesi. Uno scontro sul confine che dura da decenni e che ha come punti fermi due aspetti essenziali: da un lato l’innegabile vantaggio economico per i frontalieri nel poter contare su uno stipendio molto più alto rispetto a quello italiano, a parità di mansione, dall’altro però – come confermato dai dati statistici più recenti – il fatto che comunque in Ticino, chi arriva dai territori confinanti guadagna in media il 30% in meno rispetto ai residenti  ( alcuni dati statistici) . Ecco allora che a fare notizia e a suscitare una riflessione è Giangiorgio Gargantini, segretario generale di Unia, il sindacato svizzero che raggruppa i lavoratori dei settori Industria, Artigianato, Edilizia e Servizi privati (180mila iscritti), intervenuto durante il quarto Congresso nazionale della Uil Frontalieri che si è svolto il 16 settembre.

“Chi attacca i frontalieri non vuole capire e non si vuole rassegnare, sono una risorsa per il Cantone, è innegabile. Ovvio che ci siano delle discussioni quando su 230mila lavoratori in Ticino ben 75mila sono in arrivo da  oltreconfine, dunque il 32% della forza lavoro non è svizzera. E da condannare il fatto che venga fatto ricorso al dumping salariale con stipendi molti più bassi per il frontaliere, cosa che accade solo in Ticino – ha detto Gargantini – Per fare un esempio nella zona tedesca i frontalieri guadagnano l’1% in più dei residenti. Insomma la verità è che il padronato ticinese approfitta in maniera vergognosa di questa situazione e mette in essere il dumping salariale, creando una guerra tra poveri”. Polemica molto dura che ha animato il dibattito.

Il Congresso si è poi concentrato sulle aspettative che tutti hanno dal nuovo Governo, chiamato a concludere e portare a termine la transizione dal vecchio accordo fiscale del 1974 a quello siglato ma non ancora effettivo del 2020. Il segretario generale Uil Pancrazio Raimondo ha fatto un quadro della situazione e ha indicato le priorità che dovrà appunto affrontare il prossimo governo, a partire dalla parità dei diritti per i frontalieri e dall’attesa ratifica del nuovo accordo fiscale con la Svizzera che è troppo vecchio “basta pensare – ha detto – che allora, nel 74 venne istituita la famosa fascia dei comuni rientranti entro i 20 chilometri dal confine, perché si riteneva che fosse la distanza che il frontaliere poteva percorrere in bicicletta per andare a lavoro. Da allora, non solo in tema di mobilità, le cose sono molto cambiate”

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