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90 morti per Covid, la carenza di infermieri, ora i conti in rosso di un milione: Ca’ d’Industria, drammatica audizione

Drammatica audizione, oggi, del presidente della Fondazione Ca’ d’Industria, Gianmarco Beccalli, in Commissione Sanità a Palazzo Cernezzi.

Due i punti critici affrontati: i momenti più difficili legati alla pandemia, con le sedi di via Bignanico e quella di via Varesina più colpite; e poi il riflesso pesantissimo sul versante economico-finanziario. Via Bignanico, in particolare durante la prima fase della pandemia, ha visto complessivamente 46 decessi in più nel 2020 rispetto al 2019. In via Varesina, invece, il momento più drammatico si è consumato tra gli ultimi giorni dello scorso anno e le prime settimane del 2021.

“Al 28 dicembre 2020 – ha raccontato Beccalli – non avevamo nessun positivo in via Varesina. Il 2 gennaio si sono registrate le prime febbri e 26 casi positivi, il 4 gennaio erano già 50, l’8 gennaio eravamo arrivati al 90% degli ospiti e al 50% del personale con 105 positivi complessivamene nel peggior momento. Sono deceduti 50 anziani, di cui 6 non per Covid, 11 in ospedale e 33 in struttura”.

“E ogni morte – ha sottolineato Beccalli – è stata come perdere qualcuno che era entrato a far parte delle nostre vite, è una croce che uno si porta dentro”.

Un’emergenza affrontata con tutte le forze possibili dai vertici della Ca’ d’Industria (nonostante anche una costante fuoriuscita degli infermieri verso gli ospedali, figure difficilissime da sostituire) fortunatamente poi superata, ma che – come si accennava – oltre al dolore, alla fatica, alla sofferenza umana di ospiti e personale (peraltro rimasto quasi tutto in servizio, con pochissimi contratti a tempo determinato non rinnovati per cause di forza maggiore) ha avuto e tutt’ora ha un impatto pesantissimo sull’economia delle strutture.

Oggi, a fronte di un tasso medio di occupazione delle Rsa che sia in Italia sia in Lombardia, si attesta attorno al 50% con un 25% delle persone in lista d’attesa che rinuncia, gli stessi dati per le strutture della Ca’ d’Industria si attestano al 70%. “Ma non è facile tornare al 100%”, ha commentato Beccalli.

Nel dettaglio, oggi in via Brambila sono occupati 93 posti su 113 disponibili, in via Varesina 65 su 128, alle Camelie 95 su 120, in Celesia (quella che ha risentita più di tutte) 37 su 88. Le rette medie oscillano tra i 72 e 77 euro (in Ats Insubria il range è tra 43 e 120).

Ma ora a preoccupare sul serio, in prospettiva, sono i conti della Ca’ d’Industria.

“Al 30 novembre – ha infatti rivelato il presidente – la perdita complessiva era di un milione di euro, le minori entrate di 1,78 milioni di cui da rette 1,4 milioni. Ci stiamo scervellando per trovare un modo per andare avanti, per sostenere questa struttura per altri 200 anni”.

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2 Commenti

  1. Ci sono altre RSA convenzionate in Como che nonostante la pandemia funzionano regolarmente e con gestione oculata e bilanci in ordine, sono anni che Ca d’Industria è alla ribalta delle cronache per un motivo o per l’altro, probabilmente il modello non funziona più da tempo e con buona pace di tutti sarebbe ora di cambiare….

  2. Le rette medie oscillano tra i 72 e i 77 euro al giorno e si stima che il costo di una degenza per singolo ospite è di circa 2250euro/mese e di circa 27.000euro all’anno. Veramente un sacrificio enorme per anziani, famiglie e, quando non ci si arriva, per l’Amministrazione comunale. Se si calcola la saturazione dei quattro siti a 450ospiti; l’incasso per la Ca’ d’Industria è potenzialmente di circa 12.150.000euro. Non si hanno informazioni sulla struttura dei costi (sarebbe bello poterne discutere) ma ci si potrebbe chiedere se quattro siti non possano diventare tre mantenendo uguale capienza ma consentendo, al contempo, una riduzione dei costi fissi. Si potrebbe anche valutare, cosa fatta anche da altri comuni, modalità alternative di assistenza agli anziani autosufficienti che non prevedano il ricovero nelle case di riposo. Insomma, dal Presidente leghista e dalle Consigliere d’Amministrazione di Fratelli d’Italia nominati grazie alla loro straordinaria esperienza e capacità manageriale su indicazione delle loro segreterie di partito, ci si dovrebbe aspettare una reazione più strutturata e propositiva. Lodevole è l’umana partecipazione al dolore dei parenti delle vittime della Covid ma servono molte più proposte costruttive per migliorare la situazione economica dell’azienda da loro amministrata e per ridurre le elevate rette di degenza per gli ospiti. Dire solo “Aiuto! Siamo in perdita! Mancano ospiti causa rischi Covid!” è troppo facile. Il problema, purtroppo, non si limita a Gallie il Coyote, allo Splendido, alla Zarina e al “buon” Sindaco. Magari il mediocre partitismo si fermasse alla sola Giunta.

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