Da una cittadina di Cernobbio riceviamo e pubblichiamo la lettera appello sul caso di una volpe che con frequenza appare nella cittadina. Di seguito il testo.
Alla cortese attenzione della Redazione,
mi chiamo Lorenza e sono cittadina di Cernobbio.
Vi scrivo per segnalarvi un fatto che ritengo di grande rilevanza ambientale ed etica.
Ieri sera ho visto una volpe nei pressi del cimitero comunale di Cernobbio, in cerca di cibo da un cassonetto.
È molto probabile che, da qualche mese, qualcuno l’abbia avvicinata fornendole del cibo.
Un gesto che può sembrare di bontà, ma che in realtà rappresenta un grave errore: mette in pericolo la vita dell’animale e quella delle persone.
Per comprendere meglio la gravità della situazione, ho contattato l’etologa Chiara Grasso, laureata in comportamento animale, presidente dell’associazione Eticoscienza e divulgatrice con oltre 36,1 mila follower su Instagram.
Le sue parole mi hanno resa pienamente consapevole del rischio e desidero condividerle integralmente, affinché si comprenda quanto il problema non sia banale, ma scientifico ed etico:
“L’errore è confondere la volpe con un gattino randagio.
Non lo è, né potrà mai esserlo.
È un predatore selvatico, un tassello indispensabile dell’ecosistema.
Controlla i roditori, contribuisce alla salute del bosco e della campagna, mantiene l’equilibrio naturale.
Alterare la sua natura, renderla dipendente dall’uomo, significa condannarla a una vita dimezzata, esposta a rischi continui.”
“Quella volpe non è libera. Sta perdendo la sua natura. E la colpa è della nostra finta bontà”.
Chiunque la stia alimentando si fermi subito.
Per il bene della volpe.
Per la sicurezza degli automobilisti.
Per coerenza con il significato della parola rispetto.
Ve lo chiedo da cittadina di Cernobbio.
Perché, come ribadisce l’etologa, “il vero amore non è sfamare un animale selvatico. È lasciarlo libero di essere ciò che è”.
La questione non è solo scientifica, ma anche etica.
Rispettare un animale significa permettergli di rimanere se stesso.
Volpi come quella di Cernobbio sono notturne e solitarie, si nutrono di piccoli mammiferi, uccelli, insetti, frutti selvatici.
Ma la vicinanza con l’uomo, il traffico e il “cibo facile” riducono drasticamente le loro possibilità di sopravvivenza.
Il messaggio finale di Grasso è semplice e diretto, quasi una lezione di civiltà:
“Se vogliamo dimostrare affetto per gli animali, impariamo la prima regola: lasciarli selvatici.
Vuoi davvero bene a quella volpe?
Allora non darle da mangiare.
Non avvicinarti.
Lasciala essere ciò che la natura ha voluto: libera, selvatica, viva.
L’amore vero per la natura non si misura con le mani che danno, ma con gli occhi che osservano senza toccare”.
Un monito che va ben oltre Cernobbio.
Perché la storia di questa giovane volpe è lo specchio di un rapporto distorto tra uomo e natura: un rapporto in cui, troppo spesso, la nostra presunta generosità diventa una condanna.
Vi invito a dare voce a questo messaggio, perché riguarda non solo la nostra comunità, ma l’intero equilibrio naturale.
Grazie per l’attenzione,
Lorenza
Cittadina di Cernobbio