È arrivata la primavera e con lei ECCAM: il mese europeo della consapevolezza sul tumore al colon-retto. In Italia nel 2024, si contavano quasi 50.000 nuove diagnosi e secondo i dati del 2020, il numero di cittadini con questo tumore era di 280.277 uomini e 233.245 donne. Corretti stili di vita e campagne di screening restano i più efficaci strumenti di prevenzione e i numeri ci confortano: si parla di oltre 16.000 decessi in meno per gli uomini e 11.000 nelle donne, questo perché nella stragrande maggioranza dei casi i tumori sono sporadici e quindi la prevenzione è efficace, ma in un numero di poco superiore al 5% dei casi, parliamo di una malattia ereditaria con un esordio casuale. È il caso di Valentina che per una malattia genetica si è sottoposta a un intervento di colectomia totale.
Tutto ha inizio a fine 2023 quando viene a Como per passare l’ultimo dell’anno; non sta bene e per un grave dolore addominale viene portata in ospedale “Il 2024 – racconta il chirurgo oncologo Alberto Vannelli – inizia con un’amara sorpresa che le cambierà la vita: la TAC dimostra una massa probabilmente a partenza dall’intestino che determina un’occlusione: ha un blocco intestinale; una colonscopia d’urgenza confermò una grande massa, su cui effettuammo una biopsia. Rinviando l’operazione grazie alla bridge to surgery (si posiziona uno stent colico: un tubo dentro il tubo), cercammo di indagare la natura del tumore, che purtroppo scopriremo avere una base genetica: la poliposi adenomatosa familiare”. Una malattia caratterizzata da comparsa, nella seconda decade di vita, di centinaia o migliaia di polipi nel retto e nel colon; ha un’incidenza di circa 1 su 8.300 nati senza differenza di sesso; è meno dell’1% dei tumori colon-rettali. A Valentina viene spiegata la situazione; la scelta è drammatica: un tumore maligno; per poterlo curare bisogna ricorrere a un’importante mutilazione, la colectomia totale: il sacrificio di tutto il colon, con il rischio di un sacchetto per sempre.
“Avendo lavorato all’istituto Nazionale dei tumori di Milano – continua il Prof Vannelli – ho proposto di ricostruire il colon utilizzando l’ileo, il piccolo intestino: una J pouch ileale meccanica con anastomosi manuale ileo-anale e una stomia temporanea”. L’intervento va bene e viene dimessa dopo pochi giorni. Il risultato conferma la natura maligna del tumore principale ma anche dei molti polipi presenti nel tratto asportato, lungo: oltre un metro e mezzo. Il percorso però è ancora lungo: inizia la chemioterapia mentre l’indagine genetica porta a scoprire un secondo tumore alla tiroide risolto non senza un intervento. Provata ma determinata, la presenza dei genitori è di esempio: Valentina ha il temperamento dei giovani del nostro tempo, ma catapultata in una dimensione che non le appartiene, eppure da subito si adatta non senza difficoltà alla nuova condizione anche fisica: vivere la gioventù con una stomia non è facile, ma ha una famiglia formidabile che la “sopporta” e la “supporta”, come tanti genitori sanno fare, pur nella quotidianità di una vita che reclama la normalità e non accetta eccezioni. Dopo i controlli previsti per verificare la corretta guarigione della ricostruzione dell’intestino, arriva la data sperata; viene ricoverata e ad agosto il sacchetto è chiuso.
“Ora Valentina sta bene e fa i suoi controlli e a distanza di dodici mesi siamo sereni – dice Vannelli -. Monitoriamo il caso garantendo una buona qualità di vita”. Quel che il medico tiene a sottolineare è l’impegno dei volontari impegnati nell’assistenza ai pazienti. Erone Onlus di cui è Presidente, aveva formato un’infermiera enterostomista per la gestione dei casi oncologici più delicati. Il risultato è il frutto dell’impegno di un team in cui tutti concorrono come i meccanici ai box della formula uno a far si che ad ogni pit stop il pilota possa migliorare il proprio tempo, arrivare primo al traguardo proprio come Valentina.