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Il nipote dei Missoni porta per la prima volta a Como la sua arte: “Ogni pezzo è unico, ogni esperienza diversa”

È una meditazione, mi rilassa”. Così Francesco Maccapani Missoni racconta il gesto lento e paziente dietro le sue opere, fatte di strisce di raso o carta intrecciate, cornici come telai e colori brillanti che danzano. L’artista, nipote di Rosita e Ottavio Missoni, fondatori della celebre casa di moda, inaugura la sua prima mostra d’arte a Como, il 5 giugno alle 18, presso la galleria Diaz14, in collaborazione con Aa Spazio Arte di Lugano.

La mostra è un viaggio immersivo nella sua visione del mondo, un technicolor su tela dove ogni quadro “è un pezzo unico e irripetibile”. Opere nate quasi per caso, con un gesto d’amore: “Nel 2015 ho iniziato a fare dei quadretti per fare un regalo a mia madre. Li regalavo anche alle mie sorelle, e pian piano, nel tempo libero, continuavo. Poi è arrivato il Covid, ho avuto tanto tempo a disposizione e ho iniziato ad impegnarmi più seriamente”.

Ogni opera, ci ha raccontato, richiede tempo e cura: “Un quadretto piccolino, 20×20, mi prende anche venti ore di lavoro. Per una tela un metro per un metro di raso ci metto anche otto, nove giorni. Un 150×150 invece, quasi un mese”. E ogni pezzo nasce con materiali precisi e selezionati: “I primi nastri erano di carta laccata con resine per renderli resistenti, poi sono passato al raso. Le carte per il quilling vengono dal Giappone”.

Dietro ogni gesto, però, non c’è solo tecnica: c’è un modo unico di percepire e interpretare il mondo. “Sono dislessico. A scuola avevo difficoltà a leggere, ma crescendo ho trovato le mie strategie. Chi è dislessico immagina: è un modo diverso di pensare – ha spiegato Maccapani – Nella mia testa vedo colori e motivi che poi cerco di riportare nelle opere”.

Il risultato è una produzione artistica istintiva ed emozionante. “Mi ricordo di tutte le mie opere. Racchiudono odori, sensazioni di momenti precisi della mia vita. A volte mi capita il blocco dell’artista. E allora non ci penso, faccio tutt’altro. Ma la sensibilità del colore, quella l’ho ereditata. Metto i colori che mi piace vedere insieme. A me viene naturale”.

La galleria Diaz14, spazio comasco nato dall’incontro tra architettura e design dell’illuminazione artistica, ha scelto di aprire le sue porte a Francesco Maccapani Missoni per una ragione precisa. “È un piacere lavorare con un artista come lui – ha raccontato Luigi Murano, giovane amministratore della galleria – La nostra missione è accogliere talenti che sappiano muoversi al confine tra arte e design, valorizzando ogni percorso creativo unico. Francesco incarna perfettamente questa visione: le sue opere parlano un linguaggio personale ma universale, fatto di colore, materia e memoria”.

Sono tutti pezzi distintivi, non ce n’è uno uguale all’altro – ha concluso Maccapani – Ogni volta è un’esperienza diversa“. Come un viaggiatore del colore, esplora ogni volta una nuova mappa emotiva. E noi non possiamo che seguirlo.

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