L’8 e 9 giugno, come noto, si voterà per 5 referendum abrogativi. E ovviamente ogni schieramento politico e forza sociale è impegnata, in queste settimane, nel tentativo di coinvolgere gli elettori a recarsi alle urne o, al contrario, ad astenersi.
Nulla di strano dunque. Ciò che invece è apparso strano – almeno al Plr ticinese (tanto da presentare un’interrogazione al Parlamento ticinese) è che un sindacato svizzero – per la precisione Unia, tra i più rappresentativi oltreconfine – stia dando indicazioni ai propri iscritti italiani – residenti o frontalieri – “con indicazioni di voto riferite alle prossime elezioni e referendum previsti in Italia l’8 e 9 giugno 2025”, spiegano nell’interrogazione.
Secondo i firmatari tale operazione “è, se confermata, una forma di ingerenza politica estera» e solleverebbe interrogativi sulla compatibilità con il principio di neutralità sancito dalla Costituzione federale (art. 54), oltre che sull’uso di eventuali fondi pubblici. “Il denaro dei contribuenti svizzeri deve sostenere i lavoratori, non influenzare le elezioni in altri Paesi”, si legge nel testo.
Ecco allora che tra le diverse richieste presenti nell’interrogazione c’è anche quella di sapere innanzitutto se “il sindacato UNIA riceve o ha ricevuto contributi pubblici cantonali o federali, direttamente o indirettamente (es. tramite progetti, formazione, rappresentanza, ecc.)? Se sì, in quale misura e per quali finalità?” E “quali misure intende adottare il Consiglio di Stato, qualora si ravvisassero tali elementi”.