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In prima linea contro il covid al Papa Giovanni di Bergamo: per il comasco Antonio Bellasi la Stella d’Oro del Coni

Da un periodo di grande incertezza, a una sicurezza arrivata dopo dodici mesi: il conferimento della Stella d’Oro al Merito Sportivo del CONI ad Antonio Bellasi. Il più alto riconoscimento al nefrologo comasco che, proprio durante la pandemia dello scorso anno è sceso in prima linea all’Ospedale di Bergamo, il Papa Giovanni XXIII.

Antonio Bellasi è uno dei medici che, proprio durante la pandemia, si è offerto come volontario. Legato al canottaggio dal 1990, Antonio Bellasi, classe 1977, oggi è Consigliere della Canottieri Lario e, fino a qualche mese fa, è stato responsabile dell’Ufficio ricerca, innovazione e brand reputation dell’Ospedale di Bergamo.

Le motivazioni delineano perfettamente la personalità di Antonio che non ha esitato a emozionarsi e a commuoversi di fronte alla notizia di questo ambito riconoscimento, sottolineando quelli che sono stati i suoi primi pensieri in quei momenti: la lotta più dura la si stava combattendo in ospedale, dove, nell’isolamento più assoluto, c’era chi vinceva e chi perdeva.

Il CONI, riconoscendo questo suo ruolo ha sottolineato la sua personalità del nostro mondo, come meritato riconoscimento per l’impegno profuso, in prima linea, nell’azione di contrasto alla pandemia da virus Covid-19.

“Questa onorificenza – commenta poi il Presidente del CONI, Giovanni Malagò – è un omaggio alla tua ammirevole dedizione e alle gravose responsabilità di cui ti stai facendo carico nell’esercizio della professione. Tutto ciò certifica la tua statura umana e la capacità di esprimere i valori autentici che ispirano, in modo virtuoso nella quotidianità, sinonimo di orgoglio per tutto il movimento”.

Racconta che, appena ricevuta la comunicazione, non voleva crederci, ma poi tutto è sfociato in una felicità immensa che gli ha fatto ripercorrere quei momenti quando, nonostante le disposizioni non prevedessero figure nefrologiche in corsia, non ha esitato a dare la propria disponibilità e a lavorare continuamente su turni di notte e nel fine settimana. Un periodo in cui l’unico obiettivo e scopo era quella di provare a rendersi utile in una situazione emergenziale con pochi riferimenti.

Un riconoscimento che non esita e condividere anche con gli altri Camici bianchi che, dal febbraio dello scorso anno, non si sono mai tirati indietro per assicurare le giuste cure a chi, purtroppo, era finito su un letto d’ospedale a causa del virus.

“Tutto è partito da un’intervista – spiega Bellasi – da una chiacchierata con Luca Broggini, giornalista, speaker nel mondo del canottaggio. Lui ha voluto sentire raccontare cosa fosse accaduto in quei mesi e non ho esitato a paragonare il mio ruolo di medico a quelli che sono i sentimenti provati prima di una gara. Analogie calzanti come l’avere le “gambe molli”, l’emotività che incalza e la forza di andare avanti e di fare di tutto per vincere la gara. Ecco, tutte queste sensazioni le ho provate anche nel mio lavoro. Ricordo ancora quel mese di febbraio quando a Bergamo si registravano i primi casi, noi sanitaria siamo andati tutti “sott’acqua” e, quando sono circolate le prima “chiamate” di specialisti, nonostante la mia non fosse tra quelle, ho deciso di non tirarmi indietro. Non sono mancate le preoccupazioni, ma il mio spirito di solidarietà era troppo per non andare a sostenere e aiutare i colleghi. In quei mesi che hanno caratterizzato la prima ondata ho respirato una chiara sensazione di solidarietà umana dove tutti, appunto, “remavamo” in un’unica direzione: quella di uscire dal tunnel”.

Grande soddisfazione da parte della Società Canottieri Lario che, da sempre, stima il loro ex atleta e ora dirigente, nel direttivo di Leonardo Bernasconi.

“Un uomo e uno sportivo che sa sempre dimostrare la propria grande serietà e attenzione alla vita. – conclude Leonardo Bernasconi – Siamo orgogliosi, parlo a nome di tutto il Direttivo per il premio all’uomo, allo sportivo, ma soprattutto al medico. Permettetemi di fare un ringraziamento pubblico anche a tutti i medici della Società che, proprio in questi mesi di pandemia, hanno affrontato con grande solidarietà e professionalità il momento”.

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