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In Svizzera torna davvero l’energia nucleare? Cosa sta succedendo

Il Governo svizzero starebbe riconsiderando l’approccio in materia di energia nucleare e potrebbe annullare il divieto di costruire nuove centrali (passando per un graduale abbandono) sancito da uno storico referendum nel 2017. Il risultato di allora seguì anni di dibattito in confederazione successivi all’incidente di Fukushima del 2011.

Come riporta la stampa elvetica il ministro dell’energia Albert Rösti il 28 agosto scorso ha parlato di un “cambio di paradigma” rispetto al nucleare strettamente connesso alla guerra in Ucraina e alle importazioni di gas russo. Rösti ha parlato di preoccupazioni europee rispetto alla sicurezza energetica, in particolare durante le stagioni fredde. Quindi ha evidenziato i problemi tecnici delle centrali francesi da cui la Svizzera acquista energia e uno sviluppo troppo lento delle rinnovabili.

“Dal 2017, anche la situazione del mercato dell’elettricità è cambiata radicalmente – ha evidenziato il ministro – e abbiamo deciso (sempre tramite referendum, Ndr) di ridurre l’uso dei combustibili fossili portandolo a zero il che richiede una maggiore produzione di energia elettrica”.

A oggi sono tre le centrali e quattro i reattori attivi in svizzera, strutture non modernissime che il 35.9% del fabbisogno del Paese, l’idroelettrico copre il 52.1, il solare il 6.1, l’energia termica convenzionale il 5.6, il vento lo 03.%.

Se lo smantellamento della centrale di Berna a (Berna) è iniziato nel 2019 le altre tre strutture lavoreranno fino alla fine del ciclo di vita programmato, cioè una sessantina di anni. Il punto per il Governo elvetico, è che per quella data le rinnovabili non saranno ancora completamente capaci di soddisfare la domanda.

Esclusa l’ipotesi di centrali a gas la Svizzera ragiona su più opzioni e il ministro ha sottolineato come il dietrofront sul nucleare sarebbe al momento “un’opzione di ripiego”. Il tema rimane lo stesso però: le tecnologie per idroelettrico, solare e eolico saranno affinate al punto tale da produrre energia sufficiente?

Il nuclere a oggi copre il 10% della produzione mondiale di energia. In Unione europea il dibattito sul nucleare è stato riaperto. Intanto in Svizzera c’è stata la pronta risposta degli ambientalisti e dei partiti di centrosinistra che hanno bocciato come “irresponsabile passo indietro” l’ipotesi. Il centrodetra, viceversa, ha applaudito parlando di idea “ragionevole”.

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6 Commenti

  1. C’è una cosa di cui si deve tener conto, il clima e la disponibilità d’acqua sempre di meno e le centrali attuali non bastano e non basterà nemmeno la tanto decantata “energia pulita” che potrà sicuramente dare una mano ma non risolvere la “fame di energia”. L’Energia nuclerae e l’Idrogeno rimongono, per ora, le due vie praticabili a meno che non si voglia tornare indietro di un paio di secoli. Il problema scorie esiste ma va affrontato con capacità e competenza non con l’ideologia che ha fatto solo danni, date uno sguardo, per esempio ai rifiuti urbani, alle discariche, agli inceneritori buona parte sono il frutto di un eccesso di spreco.

  2. Gli svizzerotti non hanno ancora deciso dove sarà i deposito delle scorie nucleari, sono 15 anni che ne discutono ma non ne escono, ma questo ovviamente non lo dicono, ne va della loro immagine di paese perfetto….

  3. la centrale idroelettrica di Prato S.Giacomo(S:Bernardino)vende circa il 30% dell’energia che produce all’Italia:qualcosa in quei dati non quadra..detto questo,il nucleare e’ necessario per integrare la produzione di energia elettrica.

  4. Il problema alla base è l’ignoranza, cioè la non conoscenza. Quanti comuni mortali sanno esattamente cos’è e come funziona una centrale nucleare? Anni fa feci una interessantissima visita guidata proprio ad una centrale nucleare svizzera, quella di Leibstadt. L’uomo, solo per il fatto di esistere su questo pianeta, in ogni sua attività, é antiambientalista e insostenibile. L’unica specie che distrugge il proprio habitat. Purtroppo ci siamo, dobbiamo almeno scegliere i minori dei mali per poterci stare ancora un pó.

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