“Da dicembre dell’anno scorso l’autosilo a disposizione dei dipendenti dell’Ufficio Dogane è chiuso per lavori, oltretutto mai iniziati, e ciò si traduce in un’altra cinquantina di auto a caccia di parcheggi inesistenti a Ponte Chiasso”. Questa la segnalazione arrivata alla nostra redazione qualche giorno fa quando Tommaso Giudici, titolare di un noto negozio di calzature a due passi dal confine con la Svizzera, aveva raccontato la crescente difficoltà a trovare uno stallo libero nel quartiere (qui la cronaca). Situazione nota ormai da tempo ma acuita, come raccontava Giudici, da questa novità.
Abbiamo quindi interpellato i diretti interessati che hanno chiarito che sì, l’autosilo è chiuso e così resterà per molti mesi, ma che se decine di nuove auto si trovano a combattere la quotidiana battaglia per un parcheggio, non è colpa loro ma di una “cortesia” la cui origine si perde nel tempo e che ora si ritorce come un boomerang contro il quartiere. “E’ vero, l’autosilo in uso alla Dogana è chiuso da qualche mese ma se non si vedono operai al lavoro è solo perché stiamo effettuando il monitoraggio di alcune crepe che potrebbero essere causate da movimenti di slittamento, operazione che non si concluderà prima del prossimo autunno – spiega Luca Pignanelli, Direttore dell’Ufficio Dogane di Como – immaginavamo che questa chiusura, a cui siamo stati obbligati per ragioni di sicurezza, avrebbe causato malumori nel quartiere ma la colpa non è delle auto dei nostri dipendenti, che ora parcheggiano negli stalli riservati presso il valico e nel piazzale della dogana commerciale”.
Di chi sono, allora, le auto che oggi si sono aggiunte a quelle degli abituali “dannati del parcheggio” nel girone di Ponte Chiasso? “Il nostro autosilo ha un piano seminterrato che è sempre stato riservato ai funzionari mentre una ventina di stalli erano concessi in uso alle forze dell’ordine – spiega Pignanelli – per quanto riguarda i restanti posti auto, circa una trentina, vista la situazione critica del quartiere, abbiamo sempre preferito avere un atteggiamento conciliante tollerando la presenza di estranei che parcheggiavano qui gratuitamente, approfittando dell’assenza di una sbarra”.
Ora però, con la chiusura dell’autosilo, gli “ospiti” sono stati obbligatoriamente messi alla porta: “Sono qui da soli tre anni e non so perché questa situazione non sia stata regolamentata prima in qualche modo e a lavori conclusi vedremo il da farsi, ma i tempi non saranno sicuramente rapidi – chiarisce il direttore – nel frattempo comprendiamo il disagio per i cittadini ma purtroppo si tratta dell’esito di una concessione non dovuta, anche se fatta volentieri, che oggi, visti anche i rischi per la sicurezza, non poteva continuare oltre”.