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Il giallo della morte di Mattia Mingarelli, dopo la riapertura del caso la sorella Elisa: “Iniziamo a respirare, fiducia nella giustizia”

Le indagini sulla morte di Mattia Mingarelli, il trentenne di Albavilla trovato senza vita la vigilia di Natale di tre anni fa nei boschi della Valmalenco devono riprendere.

Questo quanto stabilito l’altroieri dal giudice per le indagini preliminari di Sondrio Pietro Della Pona che ha accolto la richiesta di opposizione all’archiviazione presentata il giorno prima dal legale della famiglia del ragazzo.

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Ora gli inquirenti avranno a disposizione sei mesi per provare a chiarire cosa è successo quella notte quando Mattia, invece di tornare nella casa affittata dalla famiglia, si è inoltrato da solo nel bosco dove è stato trovato senza vita due settimane più tardi.

Questa la cronaca dei fatti a cui si affianca, però, il racconto di quello che questa decisione significa per la famiglia Mingarelli, che non ha mai smesso di farsi domande e di chiedere che venisse fatta definitivamente chiarezza, come ci aveva raccontato la sorella di Mattia, Elisa Mingarelli, che avevamo intervistato a dicembre dell’anno scorso, quando lei, i genitori e Chiara, l’altra sorella, avevano scritto una lettera piena d’amore, prima ancora che di dolore, per raccontare a due anni di distanza l’angoscia di quei giorni e la necessità vitale “di riparare i nostri sentimenti cosicché le ferite possano diventare cicatrici”, si leggeva.

Elisa Mingarelli

“Per la prima volta in due anni abbiamo la sensazione di riuscire a respirare – sono state le parole di Elisa, che abbiamo contattato dopo la decisione del giudice – questo non significa che sia tutto risolto, dobbiamo continuare a restare focalizzati sull’obiettivo che è scoprire cosa sia successo a Mattia quella notte. Però è un primo step, una decisione arrivata dopo sole 24 ore dalla nostra richiesta, e ne siamo felici. Abbiamo concreta fiducia nella giustizia”.

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E mentre c’è chi si è occupato, e si occuperà, della morte di Mattia, la sua famiglia continua a coltivarne i sogni e l’energia vitale: “Ora che possiamo smettere di pensare a quelle 4mila pagine di indagini potremo avere ancora più energia per realizzare i sogni di mio fratello – ha detto – proprio il giorno del suo compleanno abbiamo ricevuto la bellissima notizia del completamento del campo da basket che abbiamo fatto costruire in Madagascar in ricordo del suo ultimo viaggio lì e speriamo di poter andare presto a inaugurarlo. Nel frattempo andremo in Sicilia a occuparci della potatura della vigna che abbiamo piantato nel luogo in cui lui stava progettando di crearne una e continuiamo la nostra collaborazione con l’associazione Rete Dafne, che si occupa di supporto alle vittime di reato”.

Perché il vero senso dell’amore, forse, non è solo cercare la verità sulla morte di chi si ama ma continuare, nel frattempo, a celebrarne la vita.

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