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Il mistero di Mattia Mingarelli, Fermi: “Era mio amico, nessuno ha mai creduto alla morte accidentale”

Vivono a distanza di cento metri.

Le famiglie di Mattia Mingarelli e quella di Alessandro Fermi, presidente del Consiglio Regionale Lombardo, sono entrambe di Albavilla e si conoscono da sempre.

Ieri sera abbiamo raccolto il racconto della sorella di Mattia, Elisa, che a due anni dalla misteriosa scomparsa, insieme con i genitori e l’altra sorella Chiara, ha diffuso una lettera dove con grande attenzione e altrettanta forza chiede che una nuova luce sia gettata sulla scomparsa.

Sono passati due anni, appunto.

Era il 7 dicembre 2018, il sole stava tramontando in Alta Valmalenco, località Barchi. Mattia, 30 anni, è uscito dal rifugio ed è sparito. Ci sono voluti 17 giorni di ricerche a tappeto. Poi, il 24 dicembre, il corpo è stato trovato.

“Quel corpo composto e bello”, scrive la famiglia.

Non era nemmeno troppo lontano dal rifugio.

Ragazzo esperto, Mattia – grande conoscitore della montagna. “Non crediamo – si legge nella missiva – sia possibile per un giovane uomo abituato alla montagna fin da piccolo, oltre che scialpinista, e così prudente addentrarsi in un bosco a lui sconosciuto e nel buio se non in una situazione di grave pericolo” (qui il testo integrale).

Perché è morto Mattia Mingarelli? Da due anni il mistero. Lettera di una famiglia meravigliosa: “Ritroviamo la verità”

Come noto lo scorso giugno il procuratore di Sondrio, Claudio Gittardi, ha chiesto l’archiviazione del fascicolo, aperto contro ignoti, sulla morte del ragazzo. Richiesta impugnata dalla famiglia che per l’inizio del 2021 saprà se le indagini saranno riaperte.

“Mattia era mio amico, così come suo padre Luca, conosco bene tutta la famiglia”, spiega Fermi che peraltro è avvocato.

“Quella morte, oltre che immenso dolore ha lasciato una gigantesca sensazione di incredulità che non è mai passata, non c’è una spiegazione, non si conoscono davvero le cause. Inoltre non si spiega come solo dopo 17 giorni il corpo sia stato trovato in un punto relativamente lontano. C’è una parte di mistero, ci sono troppe domande senza risposta”.

Fermi parla di “verità sospesa” e da avvocato ovviamente sottolinea come per ora, secondo la giustizia, una verità vi sia ma evidenzia subito: “Sono felice che la famiglia voglia andare avanti e io spero ci siano nuovi elementi utili a riaprire le indagini. Se c’è un’altra verità deve essere approfondita e sono certo che la Procura di Sondrio farà di tutto per aiutare queste persone. Persone che nel dolore hanno da subito dimostrato una serenità e una forza straordinarie, persone che con profondissima dignità non hanno lasciato che questa vicenda fosse dimenticata. Lo hanno fatto realizzando il vigneto in sicilia e il campo da basket in Madagascar, due sogni di Mattia, lo fanno ogni giorno chiedendo che su quei fatti sia fatta nuova luce. Nessuno ha creduto alla morte accidentale. Magari è andata così ma è molto difficile immaginarlo”.

Perché è morto Mattia Mingarelli? Da due anni il mistero. Lettera di una famiglia meravigliosa: “Ritroviamo la verità”

 

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