Trovare il tanto agognato lavoro nella sanità svizzera per uno stipendio di 4mila franchi al mese. E poi – con finale che potremmo definire ‘a sorpresa’ rispetto al solito – rientrare in Italia dopo solo un anno e mettere assieme un mensile quasi doppio di quello elvetico, oltre i 7mila euro al mese. Possibile? Sì, possibile come ha testimoniato, con tanto di documenti mostrati alle telecamere della trasmissione Tagadà di La7, l’infermiere Federico Oldrini, 39 anni.
Una storia in 3 atti la sua: dapprima, 6 anni trascorsi all’ospedale pubblico ‘Giuseppe Castelli’ di Verbania, sul Lago Maggiore, di cui quasi la metà passati nel pieno dell’emergenza Covid con tanto di turni massacranti, stress e fatiche anche solo per portare ore e ore i famosi ‘scafandri’ divenuti tristemente familiari nei reparti italiani durante la pandemia. Il tutto per uno stipendio netto di 1.786 euro al mese.
Nel 2022, però, Federico si separa e quella cifra – per occuparsi anche dei 2 figli – non basta più. Ma la fortuna gli sorride: nel volgere di 10 giorni, trova immediatamente lavoro in Svizzera, a Bellinzona, dove lavora nell’ambito delle cure infermieristiche domiciliari raddoppiando la busta paga che arriva a 4mila franchi al mese. “Più che sudati però – ha raccontato Oldrini – perché nella vita da frontalieri i sacrifici sono davvero tanti, a partire dalla strada e dal traffico ogni giorno. A volte, non ti passa più”.
E dunque, ecco il terzo atto della vicenda: dopo solo un anno passato in Canton Ticino, Federico Oldrini decide di ritornare in Italia e apre la partita Iva. I lavori sono tre: la gestione di uno studio infermieristico per i prelievi, una parte di assistenza a domicilio ma soprattutto i turni notturni da gettonista in una Rsa. E qui la fattura mostrata pubblicamente non mente: 7.100 euro al mese.
“D’altronde – il commento dell’infermiere – in casa di riposo per una guardia notturna prendo 50 euro lordi, in un pronto soccorso pubblico la cifra varia dai 28 in Emergenza ai 25 negli altri reparti. Non mi conviene e così guadagno ben più che in Svizzera”.