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Insubria la grande: Santa Teresa, via Valleggio, via Carso, parte la rivoluzione. Appello Capizzano: “Como lavori per diventare città universitaria”

Durante l’estate il Comune di Como e l’Università degli Studi dell’Insubria, unico ateneo rimasto in città dopo l’addio del Politecnico nel 2017, hanno reso noto un programma congiunto di lavori, valorizzazioni e cambiamenti per gli spazi dedicati all’università in città. Dal rinnovamento del polo scientifico di via Castelnuovo/via Valleggio con i fondi Emblematici Maggiori 2019 di Fondazione Cariplo passando per la riqualificazione di Santa Teresa che a sorpresa l’università ha deciso di mantenere tra i propri spazi nel 2018 per crearci un Collegio di merito. Il tempo però passa e per il momento nulla è cambiato. Così abbiamo chiesto lumi al rettore vicario Stefano Serra Capizzano.

A che punto è il progetto per via Valleggio?
Quando si lavora a un progetto in cui una parte del finanziamento è pubblico (Cariplo e Regione finanziano 1,9 milioni, il resto lo mette l’università per un totale di più di 4milioni, Ndr), i tempi sono sempre un po’ più lunghi. Ad ogni modo siamo al progetto esecutivo quindi i lavori sono prossimi a partire. Anche nell’aula magna, di proprietà del Comune e che era in capo al Politecnico di Milano. E’ stato completato il passaggio necessario per affidarla all’Insubria. Entro quest’anno partirà il progetto (parcheggio a raso, sistemazione dell’aula magna, nuove aule studio, un’area ristoro e un nuovo ingresso per il Museo della Seta, Ndr) che punta sulla rigenerazione urbana e che sicuramente darà lustro a tutto il quartiere.

E il passaggio della Torre di via Valleggio dal Politecnico a voi è stato concluso?
La cifra è stata stabilita dall’ente esterno preposto ma l’accordo non è ancora concluso, quindi per il momento non posso sbilanciarmi sui tempi. E’ chiaro che, se andrà in porto il passaggio, potremo pensare a una razionalizzazione degli spazi trasferendo gli studenti nella Torre da via Cavallotti che invece potremo concedere ad altri enti del territorio che hanno bisogno di spazi: penso al Conservatorio ma anche all’Accademia Giuditta Pasta.

Un altro spazio comunale che avete deciso mantenere è stato il Collegio di Santa Teresa. Però la struttura è ancora chiusa.
Il finanziamento per la riqualificazione è a budget ma l’ufficio tecnico soffre di carenza di personale quindi c’è stato qualche rallentamento nel progetto. E’ un obiettivo al quale teniamo molto e infatti siamo a buon punto con l’accreditamento nazionale di quella struttura a Collegio di merito, ovvero uno spazio dove c’è un progetto educativo e culturale a completare la possibilità di alloggio per studenti selezionati.

Tempi?
Se tutto va come previsto inizieranno nel 2022.

State lavorando su altri edifici dell’università?
Sì, finalmente c’è un progetto concreto su via Carso 32, struttura in disuso da molti anni. L’università la acquisì molto tempo fa ma, dato che si trova sul terreno di un’ex stamperia, serve una bonifica accurata prima di fare qualsiasi cosa. Siamo a buon punto ed è già stato finanziato un progetto per renderla una struttura sportiva, una palestra, grazie a un finanziamento da un milione di euro che arriverà dal Ministero e dalla Regione.

C’è poi la questione Santarella. L’annuncio di questa estate di una biblioteca e di spazi coworking ma l’edificio è seriamente compromesso e la bonifica del Comune rimandata. Tutto fermo quindi?
La biblioteca in Santarella era un’idea della nostra campagna elettorale, a cui io e il Rettore teniamo molto, ma i tempi non dipendono da noi. Se quell’area non viene bonificata dal Comune, è impossibile fare qualsiasi cosa. Credo sia un bel progetto con un partner per noi importante – il Comune – che è stato fondamentale per la nostra vittoria agli Emblematici Cariplo per i fondi di via Valleggio. Restiamo quindi in attesa ma l’idea di arricchire quella zona e partecipare al rilancio dell’ex Ticosa ci piace molto vista anche la vicinanza con Sant’Abbondio.

Insomma pare di capire che l’Insubria voglia essere parte attiva in città.

Il nostro ateneo ha un vincolo di legge: siamo obbligati ad avere sede sia a Como che a Varese ma la nostra governance ha voluto dare un impulso vero a questa presenza. Certo è che Como deve lavorare sulla mobilità e sull’offerta per i giovani per diventare città universitaria.

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