E poi vinse, pure lui. Prima alle ultime elezioni regionali, quando è diventato consigliere con colpo gobbo ma neanche tanto, fatti i conti. E poi oggi, con l’incoronazione a coordinatore provinciale comasco di Forza Italia. Chiaramente si parla di Sergio Gaddi, faraonico ex assessore alla Cultura a Como (con Stefano Bruni sindaco), padre unico delle furono e rimpiante grandi mostre di Villa Olmo. Dopo qualche anno di apparente quiescenza politica – nel frattempo ha coltivato con successo una florida attività di critico, curatore e divulgatore d’arte – ora eccolo rispuntare come un funghetto dopo pioggia intensa. Scrivevamo poco fa della sua nomina a Coordinatore provinciale comasco di Forza Italia (qui i dettagli). Partito che, come lui, ha un po’ i modi e i tempi dell’araba fenice. Sembra svanire – e svenire spesso – ma rinasce, almeno per ora, costantemente. Da del tutto apparenti ceneri. Poi chissà. Intanto chiamiamo Gaddi:
Ed ecco il Sergione Gaddi che torna.
Intanto voglio ringraziare il coordinatore regionale, Alessandro Sorte, per la fiducia e il coordinatore provinciale uscente, Mauro Caprani, per aver gestito in questi anni il partito.
Bene, lasciamo le formalità. E ora?
Ora il partito deve allargarsi alla partecipazione. A quanti vogliono avvicinarsi e, soprattutto, ritornare.
Intanto l’en plein sergiogaddiano.
Alle regionali ho preso preferenze, è incontrovertibile. Ma più di tutto ho la militanza più antica nel partito, dall’ottobre del 1993. 30 anni ininterrotti.
Quindi lei è vecchietto, eh.
Sì ma la mia apparente vecchiaia è una garanzia per chi mi ha votato e per il partito che oggi coordino.
Ora, quali obiettivi per il neo coordinatore Gaddi?
Le elezioni del prossimo anno, tra Comunali ed Europee.
Va bene, per quanto riguarda il partito in terra comasca?
E’ fondamentale il collegamento, la relazione, con Roma. Dove, per esempio, c’è Paolo Emilio Russo, comaschissimo. Eletto in Sicilia, è vero, ma comasco appunto. Ci conosciamo da sempre, è un legame importante che aiuterà il territorio, ne sono certo.
Bisogna sinceramente dire che Forza Italia non è quel partito (movimento?) di venti anni fa o anche dieci. Ma nemmeno cinque.
Sì, ma vogliamo coinvolgere e fare rete. Non siamo quelli di anni fa? Va bene, ma abbiamo sempre un ruolo centrale. Eccome.
Vero, ma parliamo di Como, non siete entrati in Consiglio comunale. In aula siede, tra i banchi dell’opposizione, Alessandro Falanga di Noi con l’Italia, eletto in un’alleanza con voi azzurri. Ma Forza Italia non c’è, per niente.
Era in lista anche con il nostro simbolo, vorrei un dialogo aperto con Falanga. Lo apriremo.
Ora la domandona: Alessandro Rapinese è sindaco di Como. Dica, che pensa?
Io penso che l’elezione di Rapinese vada letta al primo turno e non al secondo. L’elemento centrale è stata la differenza, è andato al ballottaggio per una manciata di voti. Il suo consenso è da ridimensionare, quel numero di voti, un centinaio e anche meno, su una città come Como non va letto come una vittoria schiacciante ma come un’assoluta casualità. Ci sono stati aspetti critici come il voto disgiunto. E va valutata anche la lista di Vincenzo Graziani che ha tolto consenso al centrodestra. Ragionevolmente bisogna pensare che sarebbe stato opportuno un centrodestra più unito a Como, lo abbiamo visto giusto alle ultime elezioni comunali di ieri: il centrodestra quando sta veramente insieme ha una solida forza attrattiva.
Quindi cosa è successo al secondo turno lo scorso anno?
E’ chiaro, una polarizzazione evidente di Rapinese. Perché il nostro elettorato non vota centrosinistra.
Cioè ha votato Rapinese.
Chiaro.
Soprattutto su indicazione della Lega?
Non lo so. Non imputiamo a un partito. Era uno scontro centrodestra-centrosinistra.
Chiaro, ora un giudizio sull’operato del sindaco Rapinese a quasi un anno dall’elezione.
I risultati rispetto alle promesse elettorali sono pochi. E molti di quelli ottenuti sono però della giunta precedente (Landriscina sindaco, Ndr). Il grande risultato che vedremo durante questo mandato? Le paratie e il lungolago. Ricordiamo però come lo sblocco del cantiere sia merito esclusivo di Regione Lombardia. Perciò io non mi sbilancio con un giudizio su Rapinese, lo daranno gli elettori tra quattro anni.
Lei e il sindaco siete vicini di casa. Come va?
Benissimo. Mai nessun problema. Mi è anche simpatico. Io non mescolo il piano personale con quello politico. Ho subìto, in questi 30 anni di vita amministrativa e politica, molti attacchi personali, vedi le Grandi Mostre. L’opposizione a quello che facevo era chiaramente di natura personale, dato che dal punto di vista pubblico, cioè dell’importanza del progetto, la mia idea di Cultura e delle Grandi Mostre ha portato indiscutibili vantaggi alla città. Ancora oggi non dimenticati.
4 Commenti
Abitare vicino può essere contagioso.
Ma soprattutto è il Sindaco della trasparenza in tutte le forme, della serie “chiedi e ti sarà Dato”.
Trasparenza che trasuda da tutti i pori, la stessa che viene usata in tutte le situazioni, come giusto per fare un esempio, nella querelle Como Nuoto-Pallanuoto Como, dove la seconda società (pallanuoto Como) è in attesa di ricevere documenti e risposte a interrogativi di una semplicità estrema.
Allora Sindaco, li pubblichi i documenti e dia risposte a chi chiede a giusto titolo.
Sia il Paladino della Giustizia per tutti e non solo per pochi (i suoi elettori)
Sergio, non ci toccare il Rapinese. Sta rivoltando la città come un calzino: via il caos della città dei Balocchi, via gli inutili e improduttivi eventi culturali, via i turisti infestanti. Finalmente più parcheggi, cemento e feste di qualità con salamella e birra!
I comaschi sono contenti del loro sindaco che hanno votato “per una manciata di voti!”
Ma ci crede a ciò che dice ? A volte ritornano…