Clamoroso dietrofront del sindaco di Como Alessandro Rapinese sulla vicenda dei premi di produttività per il personale di Palazzo Cernezzi. Dopo la fortissima protesta di sindacati e Rsu per la disparità di trattamento tra i circa 600 dipendenti ai quali sarebbero andati 99 euro e le 22 figure ad elevata qualificazione alle quali ne erano destinati 1818 a testa, il primo cittadino, ancor prima dell’avvio della cosiddetta procedura di conciliazione dal prefetto, dove si sarebbe potuta avviare almeno una mediazione – ha revocato la delibera. Di fatto, al momento, azzerando tutte le cifre da distribuire.
Ad annunciarlo, una nota ufficiale dal titolo eloquente (“Comune di Como, revocata la delibera sul Fondo risorse decentrate 2025. E adesso il sindaco si riprende il pallone e va a casa?”) firmata da dalla Rus, dall Fp Cgil con Stefania Macrì, dalla Cisl Fp con Nunzio Praticò, dalla Uil Fpl con Alessandro Deiana, dal Cobas Pubblico con Ariosto Ariola e dal Cse con Sergio Bazzea.
“Dopo la proclamazione dello stato di agitazione da parte del personale, arriva una decisione sorprendente – scrivono le organizzazioni sindacali – revocata la Delibera n. 335 del 7 ottobre 2025 con cui si prevedeva l’incremento del fondo delle risorse decentrate per il personale, destinato alla contrattazione integrativa. Un gesto che ha il sapore della ripicca, come un bambino capriccioso che dice: o si gioca come dico io o mi porto via il pallone”.
“Così vengono usati gli strumenti “democratici” al Comune di Como? – si domanda nella nota – E poi lo stesso Sindaco, nelle interviste, dichiara di voler ‘pagare di più i dipendenti’. Ma con quali atti concreti? Revocando i fondi? Dopo mesi di promesse, di tavoli inconcludenti e tensioni crescenti, ora si compromette anche il futuro della contrattazione. La domanda è semplice: quanti altri lavoratori se ne andranno dal Comune di Como?”.