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La crisi colpisce duro le cooperative: quasi 700mila ore di cassa integrazione tra Como e Varese

Quasi 700mila ore di cassa integrazione per oltre 3.700 lavoratori tra le province di Como e Varese. Sono i numeri degli accordi di sostegno al reddito per i lavoratori delle Cooperative Sociali siglati dalle associazioni di categoria CGIL FP, CISL FP e FISASCAT, E UIL FLP TUCS sui due territori nelle ultime settimane, a stretto contatto con le centrali cooperative (Confcooperative e Legacoop).

Le intese hanno dunque portato a una massiccia attivazione del Fondo di Integrazione Salariale (la cassa integrazione del settore cooperativistico) per migliaia di addetti nel settore Cooperativo.

“E’ stata data risposta concreta agli operatori che, a causa dell’emergenza Coronavirus, rischiano di essere particolarmente colpiti – si legge nella nota congiunta delle sigle – L’obiettivo condiviso è stato quello di non lasciare indietro nessuno utilizzando gli ammortizzatori sociali specifici previsti dal cosiddetto decreto Cura Italia”.

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Le domande pervenute al tavolo di lavoro da parte di cooperative provenienti da tutta Italia ed operanti nei territori delle province di Como e di Varese, sono state molteplici. Più di 100 cooperative sociali con una platea di Lavoratrici e Lavoratori che ha superato le 3.700 unità e che hanno richiesto l’attivazione del FIS per quasi 700 mila ore.

La chiusura degli accordi ha permesso quindi di riconoscere, alle Lavoratrici ed ai Lavoratori del settore, uno strumento di sostegno minimo di protezione in questo momento di crisi ed emergenza.

“Ogni Cooperativa ha potuto presentare domanda di FIS per un massimo di 9 settimane consecutive corrispondenti all’attività lavorativa sospesa – prosegue il comunicato – Gli ambiti coinvolti da questa sospensione sono stati prevalentemente i settori dell’assistenza scolastica, del supporto alle attività para-scolastiche (mensa pre/post scuola ecc), domiciliari per minori e disabili, dei servizi diurni per disabili e delle pulizie nelle scuole”.

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Alcune cooperative si sono impegnate ad anticipare le quote inerenti gli importi del FIS (che prevede la corresponsione dell’80% del salario, con massimali ben al di sotto di queste percentuali) senza attendere i tempi dell’INPS che ad oggi non sono prevedibili. In molti altri casi invece le cooperative, purtroppo, non hanno garantito l’anticipazione del FIS a causa di difficoltà economico finanziarie legate alla sospensione dei servizi.

I lavoratori rischiano, in questo caso, di non ricevere entro la scadenza del 20 aprile la retribuzione dovuta. Per questo motivo Cgil, Cisl e Uil hanno già chiesto, a livello nazionale, di anticipare i tempi di pagamento. Ricordiamo che il settore delle cooperative sociali è tra i primi ad essersi fermato con chiusure già dal 23 febbraio collegate all’attività scolastica.

I sindacati fanno quindi un appello al mondo delle istituzioni, degli enti pubblici e del settore del credito, chiedendo “di attivarsi con uno sforzo comune che vada nella direzione di sostenere le lavoratrici ed i lavoratori del settore che può arrivare solo attraverso supporti concreti con l’apertura di canali di credito adeguati, attraverso l’attivazione di tutte le possibili attività a distanza (di tipo educativo e formativo) ed anche la possibilità per gli enti pubblici di attivare le procedure previste dall’art 48 del Cura Italia”.

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“Alcune realtà hanno iniziato già da qualche settimana a svolgere attività di formazione/educazione a distanza a supporto di minori, disabili e famiglie in difficoltà, ma questo lavoro è minimo e deve essere gestito in forma coordinata con i committenti che spesso sono Comuni ed Enti pubblici del territorio – si chiude la nota – Il mondo delle cooperative sociali è stato quindi investito dall’emergenza in maniera profonda e senza precedenti nel passato. Le lavoratrici ed i lavoratori del settore hanno bisogno di essere tutelati e supportati. Tutto questo è possibile grazie al lavoro delle organizzazioni sindacali e delle centrali cooperative, ma serve fare di più”.

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