“È una ripresa robusta, come l’ha definita qualche giorno fa il Ministero dell’Economia, quella che ci consegna l’ultima rilevazione congiunturale. Perché dopo tre semestri consecutivi di crescita costante non ci possono essere più dubbi. Anche il nostro territorio ha dimostrato tutta la capacità delle aziende di ogni settore, anche quelle che più avevano sofferto i lockdown, come le imprese tessili e del settore turistico, di sapersi riprendere prima del previsto e, soprattutto, di non soccombere di fronte a condizioni avverse come l’aumento dei costi delle materie prime, i forti rincari dell’energia e una preoccupante ondata d’inflazione. Situazioni, queste, che non lasciano certo tranquilli per il prossimo semestre, soprattutto di fronte alla crescita nulla della Germania o alla recessione tecnica degli USA. Per questo è fondamentale che le aziende italiane, e comasche in particolare, sfruttino questa ripresa per diventare ancora più solide, con un occhio al loro sviluppo, fattore fondamentale per riuscire ad assorbire i contraccolpi che, inevitabilmente, condizioni avverse potrebbero portare con sé. In questo senso, Confindustria Como prosegue la propria azione a supporto e rafforzamento delle imprese associate in tema di sostenibilità e di formazione di alto profilo, con la seconda edizione del Master in Cultura d’Impresa che prenderà avvio a fine settembre”.
Così il presidente di Confindustria Como, Aram Manoukian commenta gli ultimi dati diffusi in queste ore. Ecco il dettaglio:
Nei primi sei mesi del 2022 le aziende di Como registrano dinamiche di crescita per tutti gli indicatori e per entrambi gli orizzonti temporali di analisi considerati.
In continuità con quanto registrato per i due semestri del 2021, domanda, attività produttiva e fatturato evidenziano incrementi a doppia cifra che si attestano in media al +13,7% sul fronte tendenziale e al +12,4% sul versante congiunturale, al di sopra delle previsioni formulate ad inizio anno (indicanti invece +4%).
All’interno del campione sono ancora riscontrabili differenze nell’entità delle variazioni degli indicatori ma, in generale, è possibile affermare che il miglioramento sia diffuso a tutti i settori.
La capacità produttiva mediamente impiegata dalle realtà comasche tra gennaio e giugno si attesta a quota 79,5%, confermando sostanzialmente quanto esaminato nel corso della precedente edizione dell’Osservatorio (79,7% per la seconda metà del 2021).
Il tasso di utilizzo degli impianti mostra alcune differenze esaminando i comparti di attività: le realtà tessili comunicano un impiego medio pari al 73,7% della capacità totale, le imprese metalmeccaniche segnalano 79,9% mentre quelle degli altri settori indicano 84,2%.
A livello dimensionale la situazione risulta più omogenea, con le imprese medie che esprimono una capacità del 81,4% e quelle fino a 50 occupati che evidenziano un dato di poco inferiore (78,7%).
Il contributo dell’attività non realizzata direttamente dalle aziende comasche ma gestita ricorrendo a pratiche di outsourcing incide per il 3% della produzione, aggiungendosi a quella interna.
La scelta dei soggetti a cui affidare la subfornitura si concentra prevalentemente su partner italiani (2,6%) mentre è residuale l’apporto di aziende estere (0,4%).
Le aspettative per l’evoluzione del business nella seconda metà del 2022 risultano positive ma, coerentemente con quanto esaminato per il campione delle aziende dei tre territori globalmente considerate, esprimono variazioni più contenute rispetto a quanto rilevato nel primo semestre; in media è atteso un incremento del 3,9% per i tre indicatori associati a domanda, produzione e vendite. A frenare il sentiment concorrono il complesso scenario internazionale, sia oggettive difficolta legate all’approvvigionamento delle materie prime, ai costi dell’energia e del gas, al proseguire della pandemia nonché al protrarsi del conflitto tra Russia e Ucraina che determina pesanti ripercussioni non solo nelle zone interessate, ma a livello più ampio.
Le realtà comasche confermano di saper competere sui mercati internazionali, generando circa un terzo del proprio fatturato al di fuori dell’Italia; tra gennaio e giugno 2022 l’export ha rappresentato il 31,6% delle vendite totali realizzate.
La quota sale al 59% nel caso delle imprese di medie dimensioni mentre si attesta al 20,5% per le realtà fino ai 50 occupati.
La principale area di destinazione delle merci comasche oltre i confini nazionali è rappresentata dai paesi dell’Europa Occidentale, mercato che assorbe oltre una quota pari al 16,7% del fatturato totale. Sono tuttavia importanti gli scambi diretti verso l’Est Europa (3,6%), i BRICS (2,8%), gli Stati Uniti (2,6%), e l’Asia Occidentale (1,2%).
I giudizi formulati dalle imprese aderenti all’Indagine riguardo l’andamento delle vendite nel corso degli ultimi mesi del semestre, in particolare tra aprile e giugno 2022, delineano uno scenario di espansione per il mercato interno mentre un quadro più bilanciato a livello di export.
Esaminando nel dettaglio, il fatturato in Italia è ritenuto in crescita in quasi tre casi su cinque (59,3%), risulta stabile nel 31,4% e in rallentamento nel rimanente 9,3%.
Le esportazioni sono considerate mantenersi sui livelli dei primi mesi dell’anno per il 54,2% delle aziende, in aumento per oltre una realtà su quattro (28,8%) mentre in diminuzione per il restante 17%. Il quadro tracciato attraverso i pareri qualitativi risulta coerente con le variazioni assunte dall’indicatore associato al fatturato nel corso della prima metà dell’anno.
Lo scenario del primo semestre 2022 non presenta solo luci; sono infatti individuabili alcune ombre che frenano l’attività e lo sviluppo delle imprese.
Un primo elemento di criticità è rappresentato dalle materie prime.
Le problematiche già rilevate a partire dagli ultimi mesi del 2020 hanno continuato a manifestarsi anche nell’anno in corso, sia in termini di aumento dei listini di acquisto, sia sotto forma di difficoltà di approvvigionamento.
Tra gennaio e marzo l’85,5% del campione ha indicato di aver dovuto far fronte ad aumenti dei costi delle materie prime necessarie all’attività aziendale; per il 49,5% dei soggetti l’incremento registrato è stato superiore ai dieci punti percentuali.
Nei tre mesi successivi si è verificato un ulteriore apprezzamento per nove aziende su dieci (90%) delle quali, il 32,7% ha indicato incrementi superiori al 10%.
Le strozzature che hanno interessato le catene di fornitura globali hanno inoltre causato criticità operative alle aziende: l’83,1% del campione ha comunicato di aver assistito ad un’estensione dei tempi di consegna, il 46,7% ha ricevuto quantità di materiali inferiori a quanto richiesto ai fornitori e il 20,8% ha indicato un peggioramento della qualità dei beni approvvigionati.
Le difficoltà inerenti le materie prime unitamente al balzo dei costi degli input energetici (elettricità e gas) hanno penalizzato ulteriormente le imprese comasche.
Nell’84,7% dei casi sono stati registrati impatti rilevanti sui costi di produzione e, conseguente, nell’84,5% si è verificata una riduzione dei margini di profitto. In tre casi su dieci (30,7%) le aziende sono state costrette ad attuare riorganizzazioni del lavoro e dell’attività produttiva mentre nel 10,2% si è dovuto limitare o in casi estremi interrompere l’attività aziendale, soprattutto in corrispondenza delle ore del giorno a maggior costo dell’energia elettrica.
Nel quadro già provato si sono inseriti inoltre gli effetti determinati dallo scoppio e dal protrarsi del conflitto tra Russia e Ucraina, ai quali hanno inciso anche i pacchetti di sanzioni applicate a livello europeo e internazionale.
Il 23,2% del campione ha indicato di aver riscontrato una diminuzione della domanda, il 18,9% ha rivelato una contrazione del fatturato e della propria quota di export mentre il 44,2% delle realtà aderenti all’Indagine ha segnalato di aver registrato un aggravarsi delle criticità di approvvigionamento di materie prime.
L’analisi dei giudizi riguardanti il rapporto tra le aziende di Como e gli Istituti di credito, valutati sulla base delle condizioni praticate nel corso dei primi sei mesi dell’anno, rivela un quadro di diffusa stabilità, indicata da oltre sette realtà su dieci (73%), al cui fianco sono identificabili alcuni elementi di peggioramento.
Ci si riferisce in particolare al 27% di indicazioni riguardanti l’aumento delle spese, delle commissioni e della richiesta di tassi e garanzie, nonché alla quota del 9,6% di aziende che ha segnalato una minor disponibilità degli Istituti a concedere credito.
Per quanto riguarda invece il giudizio formulato riguardo la propria liquidità aziendale, il 76,9% delle imprese valuta la situazione nella norma, il 6,3% esprime soddisfazione mentre il rimanente 16,8% indica il proprio stato come migliorabile.
Lo scenario occupazionale per i primi sei mesi del 2022 risulta improntato ad una prevalente conservazione dei livelli, comunicata da circa i due terzi delle aziende (65,9%); in caso di giudizi di variazione, si registra al contempo una maggior incidenza delle indicazioni di aumento (21,9%) rispetto a quelle di diminuzione (12,2%).
Le aspettative per l’andamento dell’occupazione nella seconda metà dell’anno confermano sostanzialmente il quadro delineato per il semestre gennaio-giugno; il 70,9% delle aziende non attende variazioni dei propri organici, il 20,3% ritiene probabile una crescita mentre il rimanente 8,8% segnala una diminuzione.
OSSERVATORIO CONGIUNTURALE CONGIUNTO:
COMO, LECCO, SONDRIO
I dati dell’Osservatorio Congiunturale realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como per i primi sei mesi del 2022 tracciano uno scenario caratterizzato da un aumento degli indicatori associati a domanda, attività produttiva e fatturato.
Il miglioramento è rilevabile sia a livello tendenziale, attraverso il confronto con i primi sei mesi del 2021 (+10,7% per i tre indicatori), sia a livello congiunturale nel confronto con lo scorso semestre luglio-dicembre (+9,6%).
Le aspettative per il semestre luglio-dicembre 2022 rivelano prudenza e, pur attestandosi su entità positive, si mantengono al di sotto dei tre punti percentuali (in media +2,3% per i tre indicatori).
Il tasso medio di utilizzo degli impianti produttivi si attesta, tra gennaio e giugno 2022, a quota 78,7%, al di sotto di quanto analizzato nel corso della precedente edizione dell’Osservatorio (81% per il secondo semestre 2021). All’interno del campione d’indagine sono riscontrabili alcune differenze, in particolare considerando i comparti di attività, mentre a livello dimensionale il quadro risulta più omogeneo. La capacità cresce via via considerando le realtà tessili (74,9%), metalmeccaniche (79,7%) e degli altri settori (80,3%). In termini dimensionali, le realtà con oltre 50 occupati (80,2%) esprimono un impiego di poco superiore a quanto indicato dalle imprese di piccole dimensioni (77,9%). Il contributo della produzione che le aziende dei tre territori non realizzano internamente bensì gestiscono ricorrendo a pratiche di outsourcing si attesta all’3%; la subfornitura coinvolge prevalentemente partner italiani (2,7%) mentre è residuale l’apporto delle realtà straniere (0,3%).
La quota di fatturato realizzato dalle imprese lecchesi, sondriesi e comasche oltre i confini nazionali nella prima metà dell’anno si attesta a circa un terzo del totale (32,3%), a conferma della competitività del tessuto produttivo a livello internazionale.
La leva dell’internazionalizzazione, unitamente alla costante innovazione e alla qualità dei processi e dei prodotti, consente infatti alle realtà dei tre territori di competere a livello mondiale. Le realtà di medie dimensioni eccellono sui mercati internazionali, realizzando il 55% del proprio fatturato attraverso l’export; la quota delle imprese fino a 50 occupati risulta invece pari ad un quinto del totale (20,4%).
La principale area di destinazione delle merci e dei servizi lecchesi, sondriesi e comaschi al di fuori dell’Italia è rappresentata dall’Europa Occidentale dove è generata oltre la metà dell’export, una quota pari al 17,6% delle vendite totali. Seguono per rilevanza gli scambi diretti verso l’Est Europa (3,6%), i BRICS (2,5%), gli Stati Uniti (2,4%), l’America Centro-Meridionale (1,4%) e l’Asia Occidentale (1,1%).
I pareri qualitativi formulati dalle imprese del campione riguardo l’andamento del fatturato nella seconda metà del semestre, nello specifico tra aprile e giugno 2022, evidenziano un miglioramento degli scambi sia per il mercato domestico, dove si registrano le indicazioni più favorevoli, sia per l’export. Esaminando più nel dettaglio, le vendite in Italia sono considerate in aumento da oltre una realtà su due (51,8%), stabili dal 35,5% mentre in riduzione dal rimanente 12,7%.
Per quanto concerne le esportazioni, il 51,3% del campione giudica il quadro stabile, il 32% comunica una crescita mentre il 16,7% una diminuzione.
Le imprese continuano a segnalare criticità legate all’approvvigionamento delle materie prime, al marcato e continuo apprezzamento dell’energia elettrica e del gas, che rischia di essere insostenibile nel lungo periodo per la maggior parte dei settori produttivi, e dal proseguire del conflitto tra Russia e Ucraina.
Le commodities necessarie a garantire l’attività delle aziende hanno continuato ad aumentare il loro costo anche nel corso dei primi sei mesi del 2022. Tra gennaio e marzo il 33,2% del campione ha indicato un aumento fino ai 10 punti percentuali rispetto ai listini del trimestre precedente mentre il 53,5% ha comunicato incrementi addirittura superiori (oltre il 10%). Tra aprile e giugno invece la quota di imprese che ha indicato di aver registrato ulteriori apprezzamenti dei listini dei fornitori con entità fino al 10% si è attestata al 46,4% mentre il 36,7% del campione ha segnalato un aumento più elevato (oltre il 10%).
A fianco dell’aumento dei prezzi, sono proseguite le segnalazioni di difficoltà lungo le catene di fornitura, come già registrato lungo tutto il 2021; in circa quattro casi su cinque (79,7%) si sono verificate estensioni delle tempistiche necessarie ad ottenere le merci, nel 43,3% sono state consegnate quantità inferiori a quelle ordinate ed infine nel 21,3% è stato riscontrato un peggioramento delle qualità dei beni approvvigionati.
La criticità fin qui elencate, in concomitanza dei balzi dei prezzi delle commodities energetiche, hanno determinato effetti distorsivi sulle aziende: impatti significativi sui costi di produzione (87,8% dei casi), contrazione dei margini di profitto (80,9%), la necessità di riorganizzare il lavoro e l’attività produttiva (28,2%) nonché la limitazione e in casi estremi l’interruzione dell’attività aziendale in concomitanza delle fasce orarie della giornata a più elevato costo energetico (14,7%).
Il perdurare del conflitto russo-ucraino e l’introduzione delle successive misure sanzionatorie hanno inoltre aggravato il quadro generale per molte imprese: nel 27,9% delle realtà è stata riscontrata una contrazione della domanda proveniente direttamente o legata alle aree coinvolte, nel 22,1% è avvenuta una diminuzione del fatturato e della quota di export ed infine nel 46,8% è stato registrato un peggioramento delle criticità inerenti all’approvvigionamento.
Sul versante dei rapporti tra le imprese e gli Istituti di credito, il primo semestre 2022 ha delineato un quadro caratterizzato da una diffusa stabilità delle condizioni, indicata da circa tre realtà su quattro (oltre il 71%).
Da segnalare, nel caso delle spese e delle commissioni bancarie, nonché della richiesta di tassi e di garanzie, a fianco del 71,2% di indicazioni di mantenimento e del 0,9% di miglioramento, la quota del 27,9% in peggioramento.
Con riferimento alla disponibilità degli Istituti a concedere credito attraverso l’attivazione di nuove linee o l’espansione di quelle esistenti, l’87,9% delle imprese non ha segnalato modifiche, il 3,2% una maggior apertura mentre l’8,9% una minor propensione ad esaudire le richieste.
Per quanto riguarda invece i giudizi espressi riguardo la propria liquidità aziendale, la situazione è considerata nella norma per oltre sette realtà su dieci (71,3%), viene espressa soddisfazione dal 12% mentre è reputata migliorabile dal 16,7%.
Nei primi sei mesi dell’anno l’occupazione è risultata caratterizzata da una generale tendenza alla conservazione dei livelli. La stabilità, segnalata direttamente da oltre tre realtà su quattro (75,85), risulta avvalorata dal bilanciamento tra le indicazioni di aumento (13,2%) e diminuzione (11%) che assumono entità simili. Le aspettative per la seconda parte dell’anno si confermano orientate alla stabilità (73,85); è riscontrabile però una maggior incidenza delle ipotesi di espansione dei livelli occupazionali (18,5%) rispetto alle previsioni di diminuzione (7,7%).
CONSEGUENZE DEL CONFLITTO RUSSIA-UCRAINA
Lo scenario penalizzato dai fattori materie prime ed energia è stato ulteriormente aggravato dagli effetti generati dal conflitto tra Russia e Ucraina che hanno determinato e stanno continuando a farlo, distorsioni sul mercato sia in termini di disponibilità di particolari merci e beni, sia in termini di prezzi e dinamiche finanziarie.
Il perdurare del conflitto e delle relative sanzioni, che a livello internazionale sono state attuate, hanno determinato una contrazione della domanda per oltre un quarto delle aziende lecchesi, sondriesi e comasche (27,9%) nonché una conseguente diminuzione del fatturato e della quota di export per il 22,1% del campione.
In aggiunta, il 46,8% delle realtà ha evidenziato come il conflitto abbia aumentato, sia per ragioni evidenti, sia per altre dinamiche meno ovvie, un ulteriore aumento delle criticità di approvvigionamento delle materie prime.
DOMANDA
Nei primi sei mesi del 2022 l’indicatore associato agli ordini delle aziende di Lecco, Sondrio e Como registra una crescita su entrambi gli orizzonti temporali di analisi considerati.
La variazione tendenziale riscontrata rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno si attesta al +10,5% mentre il raffronto congiunturale con la seconda metà del 2021 rivela un incremento del +7,8%, dato che conferma al rialzo le previsioni formulate in occasione della precedente edizione dell’Osservatorio (+6,2%).
Le ipotesi per l’andamento della domanda nella seconda parte dell’anno restano positive, pur risultando ridimensionate (+3%) rispetto alle variazioni riscontrate per il primo semestre.
PRODUZIONE
La produzione delle imprese dei tre territori risulta in linea con quanto esaminato per la domanda e rivela variazioni favorevoli su entrambi gli orizzonti temporali d’analisi.
Il raffronto con il semestre gennaio-giugno 2021 mostra un aumento tendenziale di circa sette punti percentuali e mezzo (+7,4%).
Il dato congiunturale registrato rispetto alla seconda metà dello scorso anno, periodo per il quale era stata riscontrato un aumento del 5,4% sui precedenti sei mesi, si attesta invece al +8,9%, al di sopra delle previsioni (+5,3%).
Le aspettative per l’andamento dell’attività produttiva nella seconda parte del 2022 risultano conservative e si attestano al +1,2%.
La capacità produttiva mediamente impiegata tra gennaio e giugno 2022 si attesta al 78,7%, di circa due punti percentuali al di sotto riaspetto a quanto esaminato per il precedente semestre (81% tra luglio e dicembre 2021).
All’interno del campione sono individuabili alcune differenze, sia in termini dimensionali, sia riguardo il settore: le realtà di medie dimensioni (80,2%) evidenziano un tasso di utilizzo degli impianti superiore a quanto indicato dalle aziende fino a 50 occupati (77,9%); riferendosi invece ai comparti di attività, si registra un tasso del 79,7% per le realtà metalmeccaniche, del 74,9% per le tessili e del 80,3% per le imprese degli altri settori non precedentemente considerati.
La produzione non gestita direttamente delle imprese ma affidata a pratiche di subfornitura contribuisce a determinare un ulteriore 3% dell’attività, che si aggiunge a quanto realizzato internamente; l’outsourcing produttivo coinvolge prevalentemente soggetti operanti entro i confini nazionali (2,7%) mentre è residuale l’apporto dei partner stranieri (0,3%).
FATTURATO
Tra i tre indicatori quello associato alle vendite mostra le performance migliori durante la prima metà del 2022; la variazione registrata per le imprese dei tre territori risulta infatti superiore ai dodici punti percentuali su entrambi gli intervalli di analisi considerati.
Il dato tendenziale, misurato attraverso il confronto con i livelli del semestre gennaio-giugno 2021, si attesta al 14,2%.
La variazione congiunturale rispetto al periodo luglio-dicembre dello scorso anno, quando il fatturato era stato valutato crescere del 5,9% rispetto ai precedenti sei mesi, risulta invece pari al +12,2%, al di sopra delle previsioni formulate ad inizio anno in occasione della scorsa edizione dell’Osservatorio (+5,1%).
Le aspettative per l’evoluzione delle vendite nella seconda metà dell’anno in corso sono positive ma, in continuità con quanto esaminato per la domanda e l’attività produttiva, si attestano su un cauto +2,7%.
I pareri qualitativi formulati dalle imprese del campione riguardo l’andamento del fatturato nella seconda metà del semestre, in particolare tra aprile e giugno 2022, delineano un quadro in miglioramento sia per il mercato domestico, per cui oltre la metà del campione indica un aumento delle vendite, sia a livello di export, per il quale la quota di imprese indicanti un aumento è di un terzo circa.
Esaminando nel dettaglio, il fatturato in Italia è considerato crescere in oltre un caso su due (51,8%), è ritenuto stabile nel 35,5% mentre in diminuzione nel rimanente 12,7%.
Le esportazioni sono indicate invece in espansione dal 32% delle aziende, si mantengono sugli stessi livelli dei primi tre mesi dell’anno per il 51,3% delle realtà mentre sono in diminuzione per il restante 16,7% di imprese.
Le imprese lecchesi, sondriesi e comasche confermano la loro marcata propensione all’internazionalizzazione, uno dei principali di fattori di sviluppo che consente al territorio di continuare a svilupparsi e competere in tutto il mondo. Nel corso dei primi sei mesi dell’anno la quota di fatturato realizzato al di fuori dei confini nazionali si attesta a poco meno di un terzo del totale (32,3%).
La principale area di destinazione delle merci oltre il mercato domestico è rappresentata dall’Europa Occidentale, territorio in cui viene realizzata oltre la metà dell’export e una quota pari al 17,6% del fatturato totale.
Seguono per rilevanza le vendite dirette verso l’Est Europa (3,6%), i BRICS (2,5%), gli Stati Uniti (2,4%), l’America Centro-Meridionale (1,4%) e l’Asia Occidentale (1,1%). In Italia è determinato il 67,7% del fatturato complessivo mentre nelle restanti aree del globo non precedentemente menzionate viene realizzato il rimanente 3,6%.
MATERIE PRIME
Le analisi inerenti l’andamento delle materie prime e, più in generale, le condizioni di approvvigionamento per le aziende dei tre territori, rivelano il proseguire di criticità che rendono difficoltosa la gestione dell’attività aziendale.
Così come esaminato ormai dai mesi finali del 2020, sul versante delle commodities continuano a manifestarsi problemi.
Con riferimento all’andamento dei listini di acquisto, l’86,7% del campione ha indicato di aver affrontato apprezzamenti tra gennaio e marzo mentre l’83,1% delle aziende ulteriori rincari tra aprile e giugno.
Le criticità hanno riguardato anche l’allungamento dei tempi di consegna, a cui sono state soggette circa quattro realtà su cinque (79,7%), la riduzione delle quantità effettivamente approvvigionate rispetto a quelle richieste, che ha penalizzato il 43,3% del campione, e il peggioramento della qualità delle merci, rilevato dal 21,3% delle imprese.
L’aumento del costo delle materie prime, in concomitanza dei pesanti rincari che hanno e continuano ad interessare i prezzi dell’energia elettrica e del gas, hanno determinato conseguenze sulle aziende dei tre territori: nell’87,8% dei casi sono stati causati impatti significativi sui costi di produzione, con riduzioni rilevanti dei margini di redditività per l’80,9% del campione, nel 28,2% le imprese sono state costrette ad attuare riorganizzazioni del lavoro e dell’attività produttiva ed infine nel 14,7% sono state effettuare limitazioni fino a vere e proprie interruzioni dell’attività aziendale, soprattutto in concomitanza delle fasce orarie a più elevato costo dell’energia.
OCCUPAZIONE
I primi sei mesi del 2022 hanno tracciato un quadro di generale e diffusa stabilità sul versante dell’occupazione per le imprese dei tre territori.
Esaminando i giudizi formulati, infatti, in oltre tre casi su quattro (75,8%) sono stati evidenziati livelli in mantenimento, mentre in caso di variazione, le indicazioni di aumento (13,2%) e di contrazione (11%) hanno assunto entità tra loro simili.
Le aspettative occupazionali per la seconda parte dell’anno conservano un prevalente sentiment di stabilità (73,8%) a cui si accompagna però una maggior incidenza di indicazioni di aumento dei livelli (18,5%) rispetto a quelle di riduzione (7,7%).
2 Commenti
Le serrande spesso si abbassano perché nessuno vuole più continuare un’attività che richiede sacrificio e i proprietari, arrivati ad una certa età, vogliono godersi, giustamente, l’abbondante raccolto.
Sarà ma io tutta sta gran “ripresa”, in generale, non la percepisco. Vedo continuamente serrande che si abbassano, per non rialzarsi più, e sempre più famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese