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La linea del fuoco di Kiev, il reporter comasco Nello Scavo: “A piedi tra i rifugi, la pioggia di missili. Salvati da servizi segreti e ambasciata”

La situazione a Kiev è sempre più disperata. Dopo alcuni giorni trascorsi nella capitale sotto i bombardamenti, con gli aerei in volo sui palazzi, gli scontri per strada e dopo essere finiti “più volte sulla linea del fuoco, abbiamo deciso di lasciare temporaneamente la città. In due occasioni i servizi segreti e gli uomini dell’ambasciata sono stati eccezionali nel fornirci supporto portandoci fuori, come si vede nei film americani in pochi minuti, da situazioni veramente pericolose”. Le parole, in arrivo su una linea telefonica molto disturbata, sono di Nello Scavo, notissimo giornalista comasco e inviato di Avvenire che dalla capitale ucraina si è spostato nelle ultimissime ore a Chisianu, la capitale della Moldavia.

“Abbiamo impiegato 26 ore per coprire la distanza di 300 chilometri. Purtroppo non era più possibile trattenersi a Kiev. Prima ci si riusciva a muovere durante il giorno. Io stesso sono uscito anche a piedi per raggiungere i rifugi dove poter parlare con i cittadini. Gli attacchi erano in un certo modo più prevedibili e annunciati, ad esempio dal rumore dei jet in arrivo. Ma poi quando sono iniziati a piovere, senza alcun preavviso e da ogni parte, i missili, tutto è precipitato. Ci siamo così spostati in attesa di poter ritornare”.

Tra le strade di Kiev purtroppo “ho visto scene incredibili. Eravamo tutti messi a durissima prova. Una volta ci siamo trovati in una situazione molto difficile e a un certo punto è arrivata quella che sembrava la polizia ucraina che ci ha fatto salire su delle auto. Ma poi, subito dopo quegli stessi uomini sono scesi dai mezzi, hanno spezzato le chiavi nel cruscotto e si sono dileguati. Ci siamo ritrovati in gravissima difficoltà con i combattimenti che incombevano. Non abbiamo compreso il perché di quanto accaduto anche se in quei giorni molti sabotatori russi erano in giro per la capitale. In ogni caso grazie all’intervento dell’ambasciata siamo stati portati via rapidamente”.

E in mezzo a questo disastro c’è poi la tragedia dei profughi. “Anche in questo caso ho assistito a scene a tratti anche surreali. Se erano tante le persone disperate in fuga dalla guerra, essendo Kiev una capitale molto ricca e ormai di stampo europeo, ho anche visto ricche signore del ceto medio alto in coda per riuscire a scappare. Nelle lunghe colonne di mezzi in direzione frontiera ho osservato donne in Porsche con il cagnolino nella borsetta, insieme a cittadini in condizioni peggiori, tutti accomunati dal desiderio di  trovare un rifugio sicuro”, racconta Scavo che prima di interrompere la chiamata racconta un ultimo episodio. “In ogni caso in marcia per cercare di trovare riparo fuori dall’Ucraina ci sono praticamente solo donne e bambini. Gli uomini sono tutti rimasti a combattere, più o meno volontariamente. Io stesso ho assistito a un episodio, tra i tanti, straziante. Una ragazza di i 26 anni con passaporto italiano si è presentata al confine con il ragazzo che però non è stato fatto passare perché doveva andare a combattere. Allora la fidanzata ha deciso di non proseguire il viaggio ma di tornare indietro e andare a combattere insieme al fidanzato”.

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