Moda sostenibile, creatività, integrazione e un forte legame con il territorio. Torna a Como, in via Prudenziana 17, l’appuntamento con la Festa d’Estate organizzata da CouLture Migrante, la sartoria sociale che unisce artigianato e solidarietà. L’appuntamento da non perdere è fissato per venerdì 20 giugno a partire dalle 17.30.
“Ogni anno apriamo i nostri spazi per festeggiare insieme alla comunità i traguardi raggiunti e rilanciare con nuovi progetti. È un momento prezioso per noi, per farci conoscere e condividere il percorso con chi ci sostiene”, ha raccontato Chiara Gismondi, responsabile del progetto.
L’evento sarà un mix di festa e impegno sociale: musica, un piccolo mercatino vintage con capi e accessori delle vecchie collezioni in saldo e la presentazione ufficiale della nuova collezione della sartoria CouLture Migrante. Accanto alla festa per adulti, ci sarà anche un laboratorio tessile dedicato ai bambini, organizzato con materiali di recupero, per stimolare creatività e manualità. “Vogliamo che anche i più piccoli si avvicinino al tema del riciclo e del riuso, ma in modo divertente e creativo”, ha spiegato Gismondi.
“Si tratta di sostenibilità sociale e ambientale”
“Realizziamo accessori, zaini e marsupi, tutti pezzi unici perché prodotti con tessuti donati da aziende del territorio. Quindi non si parla solo di sostenibilità sociale ma anche ambientale. Ogni stagione abbiamo materiali diversi, per questo non esistono due borse uguali. È questo il bello del nostro lavoro: trasformare quello che sarebbe scarto in oggetti di grande valore, con una forte identità”.
Ma la festa sarà anche l’occasione per lanciare una raccolta fondi dal basso. L’obiettivo? Ristrutturare e ampliare gli spazi del laboratorio. “La casa di via Prudenziana ci ha proposto di utilizzare anche il primo piano dell’edificio. Questo ci permetterà di allargare il laboratorio, organizzare più corsi di formazione e accogliere più persone. Stiamo crescendo e c’è bisogno di spazi più funzionali, anche solo per avere un magazzino migliore”, ha sottolineato Gismondi. A chi parteciperà con una donazione sarà regalata una spilla simbolica.
Non solo moda ma anche formazione e inclusione
Il laboratorio di CouLture Migrante è molto più di un atelier di moda: è un luogo di formazione e integrazione, dove persone migranti o richiedenti asilo imparano un mestiere e vengono accompagnate verso l’autonomia lavorativa. Attualmente sono sette le persone attive nel laboratorio, con provenienze diverse: Gambia, Costa d’Avorio, Nigeria e Perù.
“È difficile costruirsi un futuro in un Paese come il nostro – ha spiegato Gismondi – che è fortemente strutturato e ha alti standard. La prima grande sfida è quella economica: riuscire a raggiungere una propria autonomia e indipendenza. Di solito le persone che restano con noi riescono a intraprendere un percorso positivo, anche grazie al sostegno che cerchiamo di garantire durante tutto il loro cammino. Quello che vediamo è che ci sono tre grandi sfide: raggiungere l’autonomia economica, apprendere la lingua e costruire un proprio equilibrio personale. Solo attraversando questi passaggi le persone riescono davvero a integrarsi nella comunità. Ed è proprio questo l’obiettivo più importante di tutto il nostro lavoro”.
Non mancano però le storie di successo. “L’ultima che mi viene in mente è quella di una ragazza giovanissima, arrivata da pochissimo in Italia. Ogni giorno prendeva il treno da Monza per venire a Como e imparare il mestiere. Abbiamo organizzato un corso su misura per lei, in particolare sull’orlo a mano. Una passione e una bravura incredibili ed ora ha trovato lavoro in un azienda”.
Dietro tutto questo, non solo lavoro, ma anche un messaggio profondo. “Ogni volta che si mettono insieme mani, tessuti, colori e creatività, si compie un processo di cura, di attenzione al dettaglio. Fare artigianato è anche questo: un gesto di rispetto per le persone e per le cose“, ha concluso Gismondi.
Infine, l’invito: “Partecipare è fondamentale. Senza la comunità non potremmo esistere, e crediamo davvero che meritino di essere scoperti, sia i nostri spazi sia le persone che ci lavorano”.