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La scossa di chef Gandola: “I menu fissi con il pesce del Lago di Como? Idea completamente sbagliata”

Con il pesce persico ci vuole il risotto o il riso in cagnone? Questo è uno dei dilemmi culinari più discussi sul lago di Como e che ha occupato per settimane un ampio dibattito sulle pagine di ComoZero.it. Oggi di questo e di (molto) altro abbiamo parlato con Luigi Gandola, chef del ristorante Salice Blu di Bellagio [per opinioni, segnalazioni, foto e video scrivere a redazionecomozero@gmail.com o al whatsapp 335.8366795 oppure tramite la pagina facebook].

Chef, ci dica la sua ricetta Gandola del risotto al pesce persico.
È molto semplice. La mia idea è presa da un racconto storico: il pescatore che torna dopo una giornata proficua e la mamma ha messo da parte del riso cotto che lui semplicemente condisce con burro, salvia e parmigiano. Da questa storia, ho sempre cucinato i filetti di persico, a malapena infarinati, in burro. Tutto qua, la ricetta è molto semplice. È una cucina molto povera.

La tradizione comasca che tipo di ricetta vuole?
La ricetta dice di usare il riso in cagnone. Poi è chiaro che buona parte delle cucine comasche è piena di personale non del luogo e quindi a volte viene usato il risotto, perché è più semplice da preparare e da adattare alle varie esigenze. Il riso in cagnone non è facile. Nel mio ristorante non abbiamo il piatto sulla carta e viene cucinato solo quando il persico è disponibile. Le portate vendute sono circa un centinaio all’anno.

E poi c’è anche il problema della provenienza del pesce.
In molti ristoranti il persico viene dall’Estonia o dagli altri laghi. In questi casi viene congelato e per forza poi deve essere impanato, c’è chi lo fa addirittura con il pane. Il problema del risotto al persico è che ha subito delle modifiche nel tempo, poiché c’erano ristoranti a cui il filetto si rompeva per la scarsa di qualità. Di conseguenza dovevano cercare delle alternative, facendo perdere totalmente l’identità al piatto.

Lei parla di rischi di scomparsa di alcune specie. Di quali stiamo parlando?
Tante estinzioni nel Lario sono dovute all’abbondante pesca. Ci sono degli equilibri nel lago che sono venuti un po’ a mancare. Per esempio l’agone ha sovrastato gli altri pesci in numero ma nel lago non ha più il suo habitat naturale perché l’acqua risulta mancante di qualche elemento. Anche il lucioperca è stato inserito artificialmente, con tutto quello che ne consegue. Anche il persico ha alcune problematiche legate all’andamento climatico e per questo motivo è diventato molto difficile da pescare. Perciò in questo fragile equilibrio è necessario organizzare la propria cucina in base agli ingredienti che si hanno a disposizione. Pensare di fare un menù fisso è un’idea completamente errata.

E come dovrebbero essere cambiati i menù?
Penso alle altre eccellenze agroalimentari della nostra terra, come, per esempio, funghi e tartufi, formaggi, erbe e piante, ma anche ad alcune valide alternative per i pesci più a rischio. I piatti dovrebbero avere un’identità legata agli ingredienti del territorio e non alla ricetta.

Torniamo un attimo al persico. Ci sono anche difficoltà nel reperire materie prime di qualità?
A volte capita che qualcuno si spacci per pescatore, quando in realtà fa tutt’altro nella vita. Costoro semplicemente acquistano la materia prima da altri e la spacciano per propria. Spesso questi pesci non vengono nemmeno dal lago di Como.

A volte capita di vedere ristoranti turistici che non hanno nemmeno un piatto legato alla tradizione comasca. Pizza, pasta al pistacchio e mozzarella di bufala. C’è il rischio di perdere la propria identità?
Sì, ma in quel caso l’identità non è mai stata nemmeno presa in considerazione. Tante volte nelle cucine non c’è neanche un professionista della ristorazione. Sempre più spesso vengono aperti questi locali che sono uno la fotocopia dell’altro: hanno quasi lo stesso menù e possono far da mangiare a qualsiasi ora del giorno.

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10 Commenti

  1. Sveglia Signori! Non avete capito nulla! Ma che importa sapere se esiste una ricetta ufficiale per cucinare il riso con il “persico”, quando ogni chef ha il suo estro e le proprie contaminazioni. Non riuscite a capire che vi dovete unire per valorizzare il “Persico Reale del Lago di Como” rendendolo unico, IGP. Chiamatelo con il giusto nome per evitare ogni tipo di contraffazione (persico del Nilo o altro) e date il giusto costo a tale piatto visto che il vero filetto di Persico Reale del Lago di Como costa ormai 45 euro al kg. Preoccuparsi se il riso è un cagnone o risottato che importa? L’importante è la materia prima. La pesca professionale sul lago di Como ad oggi può fornire al massino materia prima per circa 50.000 piatti di Persico Reale. Vi sembrano tanti? Non penso proprio, ne risulterà un prodotto certificato di estrema qualità, con disponibilità limitata.

  2. Sicuramente difficile trovare ilmpersico Lariano, ma vi dono molti pescatori dilettanti o di associazioni di pesca a cui rivolgersi per trovare il fresco il.punto è che molti chef ristoratori puntano sl guadagno e non hanno voglia di sbattersi per trovare prodotti km.zero,la mia esperienza al Momo Blevio fronte lago 2 anni da… pasta al.pesto diciamo con salsa da supermercato, secondi di pesce di mare surgelati, etc un disastro! E caro peraltro, resto dei risto stellati o gourmet qui sul lago di Como un vero disastro di nouvelle coousine che no ha nulla da vedere con le tradizioni Lariane magari migliorate
    Preferisco la trattoria Breva Onno Oliveto Lario, che nonostante tutto in risoninncagnibe con pesce persico ancora lo sa fare!!!

    1. Forse non ne è a conoscenza, ma è vietato per una attività rifornirsi da un pescatore dilettante o da un’associazione…

  3. Che dire chef Gianola ha ragione stiamo perdendo l’identità qui tutti sispacciano per laghee ‘e non hanno mai visto un alborella

  4. Si, sono d’accordo con lo chef riguardo il risotto, io ricordo di quel ristorante a Pescallo dove nel 1971 il riso era in cagnone accompagnato da una salsa delicata al curry ed il pesce era infarinato e cotto nel burro. Ora non esiste più il riso cucinato così, ovunque si vada, ma è un peccato perché era delizioso. Spero tanto di poterlo mangiare ancora ma non so se mi bastano gli anni che avrò ancora da vivere.

  5. E chi se ne frega, questi sono i problemi del pa’ grass…intanto c è gente che deve lavorare e campare x 1.000 – 1.200 euro al mese

    1. Di solito chi fa questi discorsi, lo dico per esperienza, la gente la paga. Sono tutti gli altri di cui parla, quelli da riso e persico tutto l’anno, quelli da mozzarella di bufala, quelli da “tutto congelato e viva il glutammato”, che pagano la gente 800€ al mese per 70h la settimana.

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