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La società liberale in crisi, il buco nero della prevenzione, i virologi in tv: Alberto Vannelli (Valduce) oltre il Covid

C’è il Covid-19 ma tutto il resto non è sparito. Le persone continuano ad avere tumori, problemi cardiaci, neurologici, malattie degenerative o genetiche rare. Il sistema sanitario riesce a dare ancora risposte efficaci a tutti? I medici, almeno, ci provano.

Lo racconta Alberto Vannelli, dal 2011 direttore dell’Unità di Chirurgia Oncologica all’ospedale Valduce di Como ma anche presidente della Erone onlus, associazione del terzo settore impegnata al fianco dei malati oncologici.

Come sta andando?
Il Covid ha imposto regole precise su Terapie Intensive e sale operatorie riconvertite per avere più posti letto dedicati al coronavirus. Si tratta di un vincolo per la chirurgia, anche oncologica: abbiamo dovuto riprogrammare, dare la precedenza a chi aveva necessità di terapie chirurgiche immediate anche mettendo a punto tecniche innovative come gli interventi in anestesia combinata. Per noi però ogni paziente ha la stessa dignità e la questione della pandemia oggi non è più sanitaria bensì politica. In primavera era sanitaria perché non avevamo informazioni sufficienti per curare. Oggi sì e adesso il problema è il mancato rispetto delle regole da parte delle persone, manca la responsabilità del cittadino.

Cioè?
Questa malattia, per il suo diffondersi così rapidamente, oggi colpisce il cittadino, la società. Crea danni in un modello di società, quello liberale, già in crisi. Le malattie infettive esistono da sempre, perché questa dovrebbe essere diversa? Perché la società moderna ha raggiunto un benessere senza paragoni e viviamo nell’illusione che la salute sia un diritto senza che ci siano doveri da parte del cittadino. Passerà ma dovremo ripensare il modello della nostra società.

Che ne pensa dei suoi colleghi, medici e virologi, che continuano a parlare sui media?
La necessità di informazioni è importante ma siamo caduti in una infodemia, una circolazione eccessiva di informazioni ed è difficile per il cittadino orientarsi. Qualcuno dei colleghi probabilmente pecca di vanità e ci sono molte presenze inutili in tv che generano confusione tra le persone.

In tutta questa situazione, non solo in ambito oncologico ma in generale, si riesce ancora a fare prevenzione?
In tempi di pandemia la prevenzione è un buco nero. Tutta l’attenzione è al paziente acuto e il cronico è andato in secondo piano. Ci sono già studi che prevedono che senza il recupero delle campagne di screening che si sono ridotte in questi mesi, ci saranno dei rischi. Resto convinto però che ci sarà un aumento dell’incidenza ma non della mortalità. Quello che posso dire è che in Pronto Soccorso c’è stato un aumento delle patologie oncologiche: si tratta di persone che non hanno potuto fare i loro esami e quindi sono peggiorate. Tutto il cronico è fermo ma anche in questo caso è stata una scelta politica non sanitaria.

Lei è anche presidente di Erone, fondazione del terzo settore. Come se la sta cavando il volontariato?
Il volontariato è fondamentale in Italia in ambito medico perché va a completare il Sistema Sanitario Nazionale e purtroppo ha avuto una battuta d’arresto. Non si tratta solo dell’aiuto concreto, fisico e mentale, ai pazienti ma anche di tutta la parte comunicativa, dai convegni alle raccolte fondi. E allora anche il modello del Terzo Settore va riconvertito. Erone onlus presta assistenza e tutela al paziente oncologico. Oggi ovviamente i volontari non possono essere presenti fisicamente in ospedale così propongono progetti alternativi anche per umanizzare il percorso sanitario.

Ci fa un esempio?
Già lo scorso anno abbiamo avviato un progetto con gli studenti del Liceo Melotti di Cantù e che quest’anno, seppur a distanza, vogliamo portare avanti con i ragazzi del Setificio di Como. Sappiamo bene quanto sia difficile parlare ai giovani di tumore: se proponiamo loro un convegno con esperti non ci ascolteranno mai. Non lo fanno gli adulti. Così abbiamo chiesto loro di realizzare a livello di grafica e contenuti una brochure informativa per i pazienti oncologici: lavorando sul prodotto saranno ‘costretti’ a conoscere i contenuti e saranno stimolati a ragionarci sopra.

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