Ramponio, un piccolo borgo incastonato nella verdeggiante Val d’Intelvi, custodisce un segreto: un’affiatata comunità brasiliana che ha trovato nella quiete delle montagne lombarde una nuova casa. Tutto ha avuto inizio nel 2017, quando Aurelio Fermini ha deciso di affidare la vecchia osteria di famiglia a Rodrigo e Betania Pinna, una giovane coppia brasiliana in cerca di un futuro migliore.
“Ce ne siamo andati dal Brasile perché la situazione economica era insostenibile”, racconta Rodrigo. “Volevamo offrire ai nostri figli un’educazione di qualità e un futuro più stabile”. La scelta di trasferirsi in Italia, e in particolare nella Val d’Intelvi, è stata dettata dal passaparola e dalla bellezza del luogo.
“Alcuni amici mi hanno parlato della possibilità di trovare lavoro in Svizzera e di poter finalmente dare un futuro ai nostri figli”, spiega Rodrigo. E così, con il passare del tempo, sempre più famiglie brasiliane hanno deciso di seguire le orme dei pionieri, attratte dalla tranquillità della valle, dalla possibilità di lavorare in Svizzera e dalla calorosa accoglienza della comunità locale.
Tra questi, Tiago, fratello di Rodrigo, e sua moglie Arianna. “Mio padre viene da un piccolo paese in campagna e abitare in una grande città non ci piace”, racconta Tiago. “Qui ci sentiamo a casa”.
Ma i primi ad arrivare in Val d’Intelvi sono stati Aurelio e Marta Lupepsa, una coppia con origini italiane che, dopo anni trascorsi in Brasile, è tornata in Italia alla ricerca di un luogo tranquillo dove vivere. Sono stati loro ad accogliere i primi arrivati, offrendo loro un aiuto prezioso per integrarsi nel nuovo contesto.
“Agli amici che si vogliono spostare in Italia per lavorare racconto sempre di aver trovato un paradiso”, afferma Aurelio. “Qui c’è calma e sicurezza. Noi brasiliani andiamo d’accordo con tutti”. La comunità brasiliana di Ramponio si è stretta attorno all’osteria di Fermini, che è diventata un punto di ritrovo e un simbolo dell’integrazione tra culture diverse. Durante le feste, gli abitanti del borgo e i nuovi arrivati si riuniscono per condividere cibo, musica e tradizioni.
Questa storia ci insegna come la migrazione possa essere un’opportunità per arricchire un territorio, portando nuove energie e nuove prospettive. E dimostra che, anche in un piccolo borgo di montagna, è possibile costruire un futuro migliore, insieme.
[Archivi di ComoZero, articolo originariamente pubblicato il 19 agosto 2019]. Qui l’originale: