La segnalazione – non tanto politica, a dispetto del ruolo attivo sulla scena cittadina, ma da fruitore della Pinacoteca comunale – è arrivata dall’avvocato Giorgio Livio, come noto in prima linea da tempo con la lista civica Civitas. Ma, come si accennava, il tema qui – benché direttamente collegato a un servizio dell’amministrazione comasca – è più che altro legato ai servizi offerti, anzi negati, ai cittadini.
“Oggi sono tornato alla Pinacoteca sempre interessante – ha premesso Livio raccontando la vicenda su Facebook – Estraggo la carta Bancomat per pagare due ingressi. Scusi signore solo contanti non abbiamo il Pos, dice la addetta”.
Da precisare che, fino al 6 febbraio prossimo, a Como è in corso la bella mostra “Manlio Rho. Sintesi dell’astratto”, organizzata in occasione dei 120 anni dalla nascita dell’artista. Ma al di là del valore culturale dell’esposizione realizzata da Palazzo Cernezzi, il problema segnalato dall’avvocato Livio segnalato è un altro.
“Chiedo come mai non l’avessero, visto che dovrebbe essere obbligatorio. Risposta: ma abbiamo fatto richiesta”, ha raccontato Livio.
Che conclude, con piglio palesemente provocatorio: “Senza ulteriori commenti ho pagato cash. Se questa è la Como turistica e culturale non ci resta che continuare a riempire la Città di B&b! Dimenticavo se avevi il biglietto della mostra di Ratti (a Villa Olmo, ndr) entravi gratuitamente. Ho chiesto allora con questo biglietto potrò vedere la mostra di Ratti senza pagare. Eh no mi ha risposto l’addetta, non c’è reciprocità. Ulteriore perla del Comune”.
4 Commenti
Anch’io ho avuto un momento di sbigottimento quando, al momento di pagare – dimentico di altre visite in Pinacoteca – mi venne detto che non potevo usare il bancomat, già estratto dal portafoglio: solo il caso ha voluto che avessi dei contanti con me (di solito ho solo spiccioli). È cosa da non credere, ma spesso la realtà supera la fantasia, anche la più perversa.
Piccola postilla culturale: perché ricondurre sempre ogni negatività al Medioevo? Non lo dico per larix, colpevole solo di avere usato un’immagine ahimè diffusa; ma, ammesso e non concesso esistano davvero periodi storici bui e periodi storici luminosi (che, in genere, non è), sul piano culturale il Medioevo è assai più luminoso, per esempio, dell’epoca della Controriforma… Non dimentichiamoci che quello che sappiamo dell’epoca classica lo dobbiamo in grandissima parte proprio al Medioevo e ai suoi “oscurantisti” monaci.
Tragico che non si possa pagare con la carta, ma in generale tragico che in una città che voglia definirsi turistica non ci sia la possibilità di acquistare online i biglietti.
E questo non vale solo per la Pinacoteca, ma pure per i Musei Civici, per il Tempio Voltiano, etc..
Il sito del Comune ti rimanda al sito visitcomo.eu che dà solo info generiche e una mail a cui chiedere ulteriori info, roba che andava bene forse 20 anni fa.
Ricordo ancora quando, quattro o cinque anni fa, decisi di far partecipare i miei figli ad un’iniziativa per bambini organizzata dal Settore Cultura del Comune presso il Museo Giovio, un sabato mattina, iniziativa pubblicizzata anche su visitcomo.eu e altri siti. Il venerdì chiamai il Museo per prenotare per il giorno seguente, come indicato nella pagina visitcomo. Mi risposero che ne non sapevano nulla, che non spettava a loro e che avrei fatto meglio a chiamare il Settore Cultura. Attaccai a chiamare gli uffici alle 10 e non rispose mai nessuno fin oltre le 14. Fortunatamente riuscimmo ad iscrivere i bambini al sabato mattina.
Disarmante vedere come ancora oggi, a distanza di anni, nell’ambito della promozione della Cultura, il Comune di Como viva in epoca medievale.
Non ci sono commenti da aggiungere …