Sinistra Italiana Como contesta la recente decisione di Asst Lariana di assegnare a soggetti privati esterni la gestione delle Case di Comunità di Porlezza e Centro Valle Intelvi per i prossimi 10 anni “comprese le attività di telemedicina, gli infermieri di comunità, le cure domiciliari e i servizi per i pazienti cronici che fanno capo all’ospedale di Menaggio”. Grazie al via libera dalla Regione Lombardia, nei giorni scorsi è stata pubblicata la delibera per indire la gara relativa alla sanità territoriale del Medio Lario: il valore dell’appalto ammonta a oltre 87 milioni di euro, l’aggiudicazione andrà all’offerta più vantaggiosa in base al rapporto qualità prezzo.
Tra i principali obiettivi dichiarati da Asst Lariana c’è il far fronte alla sempre più pesante carenza di personale.
“L’ASST Lariana dichiara come obiettivo della privatizzazione il potenziamento delle cure ai pazienti anziani e fragili – attacca Gianluca Giovinazzo, segretario provinciale di Sinistra Italiana Como – Ci riesce davvero difficile pensare come si possano tutelare i più fragili quando i pazienti diventano occasione per realizzare “investimenti” a opera di privati. Una contraddizione in termini”.
“Che Regione Lombardia sia impegnata a marginalizzare la sanità pubblica – sostiene Celeste Grossi, della segreteria regionale di Sinistra Italiana – è sotto gli occhi di tutti. Sostenere che una esternalizzazione massiccia di questo tipo sia l’occasione per tutelare i pazienti più fragili non è credibile. L’articolo 32 della Costituzione recita che la salute è interesse della collettività. La soluzione non è certo bandire una gara per esternalizzare servizi sanitari importanti in un territorio come quello del Medio Lario che, per la sua natura oro geografica, soffre già della mancanza di una medicina di base e di una assistenza domiciliare capillare”.
“Le case di comunità – conclude Donatella Albini della segreteria nazionale di Sinistra Italiana con delega alla Salute – sono il luogo dell’accoglienza, dove si realizza il prendersi cura della persona. Costituiscono un’occasione da non sprecare, perché la comunità diventi protagonista del proprio progetto di salute, che garantisce a ogni persona protezione e cittadinanza per tutta la vita. Realizza un salto di paradigma: dalle erogazioni di singole prestazioni al prendersi cura delle persone, attraverso competenze tecniche in relazione costante tra di loro, fuori da modelli gerarchici, di una medicina sobria e rispettosa”.
“Il governo di queste strutture deve essere pubblico, con piani finalizzati all’assunzione straordinaria di personale, all’ingresso di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta nelle case di comunità, riconoscendo loro il ruolo di “sentinelle della salute”, per promuovere la salute e la prevenzione. Le case della comunità sono un bene comune non vanno vendute”, conclude Albini.