Il vescovo di Como, Oscar Cantoni, ha scritto una lunga lettera ai medici, agli infermieri e a tutto il personale sanitario e di assistenza che opera sul territorio, negli ospedali, nelle case di cura, nelle comunità residenziali terapeutiche, nelle residenze per anziani.
Un’espressione di profonda stima e di gratitudine per l’enorme lavoro svolto particolarmente in questi mesi, nel pieno dell’emergenza Covid.
La pubblichiamo integralmente di seguito.
Carissimi/e:
Vi scrivo per testimoniarvi tutta la mia vicinanza e profonda stima, in un momento così complesso e drammatico quale quello che stiamo vivendo, in cui siete sottoposti a un’ingente pressione, visto il perdurare, anzi l’acutizzarsi della pandemia in atto, che ha particolarmente colpito, in questo ultimo periodo, il nostro territorio.
Vorrei che percepiste la gratitudine della nostra Comunità cristiana che è attenta nel riconoscere il vostro impegno e la dedizione con cui vi applicate senza misura nei confronti dei numerosi pazienti da voi curati.
Molti medici e infermieri, che ho occasione di incontrare in questi tempi, mi descrivono la situazione piuttosto stressante che si è creata e che vi sottopone a un impegno fisico e psicologico particolarmente assiduo, che va oltre le vostre resistenze umane.
Eppure voi state scrivendo una pagina splendida della vostra storia, laddove riuscite ad assistere i vari pazienti non solo dal punto di vista strettamente professionale, ciascuno secondo le proprie competenze, ma anche con una vicinanza affettiva nei confronti dei vostri malati, così da supplire, almeno in parte, quel calore umano che essi non possono ricevere dai loro parenti e di cui, invece, essi hanno enormemente bisogno.
Una visione olistica della vita ci aiuta a comprendere che ogni persona, creata a immagine di Dio, gode di una dignità suprema, così che è tutto l’essere umano che va protetto e valorizzato, quindi anche la imprescindibile sua dimensione spirituale, a qualunque fede appartenga.
Comprendo anche quanti di voi faticano a lasciarsi coinvolgere in una diretta relazione umana con i singoli malati, ben sapendo quanto questo tipo di relazione sia molto logorante.
Mi commuove, poi, il fatto, confidatomi da alcuni medici e infermieri, che in sostituzione dei cappellani, impediti nel raggiungere i reparti Covid, con molta discrezione e rispetto, al di là dei loro compiti professionali, vanno incontro anche al bisogno spirituale delle persone assistite, portando personalmente l’Eucaristia ai loro pazienti. Altri di voi, semplicemente, segnano sulla fronte dei malati che lo desiderano un segno di croce, così che essi, sostenuti dalla memoria del Signore Gesù, che dona consolazione e reca sollievo, sperimentano di essere avvolti dalla calda mano di Dio e insieme dalla tenerezza dei fratelli.
Se è vero che “un essere umano è fatto in modo tale che non si realizza, non si sviluppa e non può trovare la propria pienezza se non attraverso un dono sincero di sé ”, come ci ricorda papa Francesco nella sua recente enciclica “Fratelli tutti” (n.87), voi potete sperimentare il valore della vita a partire dalla vostra professione, dentro la quale incontrate volti concreti da amare e stabilite relazioni vere, trovando nel servizio ai vostri pazienti una occasione privilegiata che vi fa crescere e vi arricchisce umanamente.
Il mio ringraziamento diventa, nello stesso tempo, un augurio, perché voi possiate incontrare, in questo tempo che ci prepara al Natale, l’incarnazione della presenza del Signore Gesù attraverso il servizio ai nostri fratelli sofferenti.
In essi, come nei poveri, è infatti il Signore stesso che ci viene incontro (Cfr Mt 25, 25-26) e che ci dona la sua pace.
Con affetto di fratello e di padre
+ Oscar Cantoni vescovo di Como