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Lifegate-Proteus: nelle acque di Villa Geno arriva Seabin, il cestino mangiaplastica

Grazie a una bella sinergia tra il Centro comasco di Didattica Ambientale Proteus e Lifegate, il Lago di Como sarà il primo tra i laghi Lombardi a mettere in servizio il Seabin, ovvero il cestino-spazzino che una volta immerso nell’acqua è capace di “mangiare” tutta la plastica che fluttua attorno.

Un dispositivo molto semplice ma decisamente efficace, nato dall’idea di due surfisti australiani, Andrew Turton e Pete Ceglinski, per proteggere il mare e le onde. Dalla loro intuizione è nata una startup che ora distribuisce il Seabin in tutte le parti del mondo con lo slogan: “Se abbiamo cestini a terra, perché non in mare?”.

Galleggiando, l’orlo resta appena sotto la superficie, l’acqua che entra viene filtrata ed espulsa mediante una pompa elettrica mentre i rifiuti restano all’interno del contenitore, anche le fibre più piccole. Il contenitore va poi svuotato ogni due settimane circa e un cestino può raccogliere fino a 500 chili di plastica in dodici mesi.

Come detto, il progetto è stato sposato in pieno da Lifegate e ora nata la sinergia con il Centro Proteus che ha materialmente inoltrato al Comune la formale domanda per l’utilizzo del Seabin nella darsena di Villa Geno.

“L’obiettivo – si legge nella lettera inviata a Palazzo Cernezzi – non sarebbe solo o esclusivamente quello di mantenere pulita la darsena perchè effettuiamo già con le associazioni facenti parte del pool, costanti operazioni di raccolta e pulizia. L’obiettivo sarebbe quello di sensibilizzare scuole e popolazione per renderli consapevoli del corretto utilizzo e smaltimento di determinati materiali. Operazione fortemente sostenuta da Lifegate che ci ha proposto il contratto di concessione”.

Proteus si farebbe totalmente carico della pulizia del cestello e della sua manutenzione, delle spese di gestione elettrica, dell’assicurazione dello strumento e della copertura di eventuali danni allo stesso.

Ma non è finita qui. Perché l’iniziativa è appoggiata anche dall’Università dell’Insubria, tramite la professoressa Roberta Bettinetti, docente di ecologia delle acque interne, che intenderebbe sviluppare delle tesi di laurea sulla tipologia di materiali raccolti, dimensioni e tempi di degradazione.

Con il sì del Comune, il Lago di Como sarà dunque il primo tra i 4 laghi Lombardi a adottare questo strumento.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un commento

  1. Idea carina, sebbene sia come un posacenere alle falde dello Stromboli. Va bene per tenere un po’ più pulite le darsene ed educare i ragazzini.
    Sarebbe decisamente più utile ed efficace tenere in funzione e far lavorare tutti i battelli spazzini, ormeggiati qua e là nel Lario e oggetto di un rimpallo di competenze fra i vari Enti (Comune, Autorità di Bacino del Lario, Provincia ecc.), individuando qualche approdo per scaricare comodamente i materiali raccolti.

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