La franchigia abbassata dalla Svizzera da 300 a 150 franchi per frenare a colpi di ‘tassa’ la spesa dei ticinesi nei supermercati italiani? Praticamente inutile, stando al reportage realizzato proprio a Como dal Corriere del Ticino con l’inviato Davide Illarietti. In particolare, l’attenzione si è focalizzata su due supermercati di Como: l’Iperal Monte Olimpino dove “in un’ora di appostamento passano una ventina di auto targate TI – un quarto sono Suv – e nessuna supera la soglia dello sdoganamento”; e poi il Bennet di Montano Lucino.
L’intenzione era capire se ed eventualmente quanto i 150 euro a persona oltre i quali appena varcato il confine scatta il pagamento dell’Iva sulla spesa influissero sulla consolidata abitudine di riempire il carrello oltreconfine. E il risultato è che, di fatto, rispetto a quando l’imposta scattava allo scontrino di 300 euro, ben poco sia mutato.
Il che emerge da interviste e osservazioni fatte nei parcheggi o tra le corsie dei supermercati comaschi, infatti, è che in realtà è ben raro che i ticinesi (singoli o in famiglia) superino la fatidica soglia-spauracchio (che peraltro il Ceo di Migros avrebbe voluto fosse ancora più bassa, a partire dai 50 euro, per scoraggiare ancora di più i viaggi col carrello in Italia). Una proposta ritenuta quasi offensiva da più di uno svizzero, quella del manager della catena svizzera della grande distribuzione, visto che – come testimonia l’intervista del Cdt a un muratore 40enne di Chiasso intercettato all’Iperal – “vengo qui tutte le settimane, gli stipendi sono quello che sono, soprattutto nel Mendrisiotto, e con moglie e figlio a carico se posso risparmiare qualche decina di franchi non vedo cosa ci sia di male”.
Insomma, al momento la riduzione della franchigia non sembra aver impattato granché sulla voglia dei ticinesi di fare la spesa nei supermercati comaschi, varesotti o italiani in genere: troppo, ancora, il risparmio complessivo. E anche il flusso di traffico in transito dalle dogane – che qualcuno ipotizzava calasse, altri invece che si ingolfasse a causa dell’aumento di pratiche burocratiche – pare essere cambiato. Nulla di nuovo sul fronte meridionale, si potrebbe parafrasare.
Come si accennava, l’osservazione del Cdt si è spostata anche al centro commerciale Bennet di Montano Lucino, dove però le targhe ticinesi registrate dal cronista – in un pomeriggio infra-settimanale – “sono molte di meno”. Ma la solfa non cambia, come riferisce “Oscar, venditore in una catena di bricolage nel Mendrisiotto, che ha accompagnato la moglie a comprare una felpa e aspetta in auto, confidando che spenderà meno di 150 franchi”. Vengono «ogni settimana a fare la spesa» e con la nuova franchigia «sinceramente per noi non è cambiato niente», confidano nell’intervista. Insomma, tanta franchigia per niente, al momento, tra Italia e Svizzera.