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L’uomo del ‘vaffa’ ticinese al Tricolore ha parlato: “Sono di Napoli non offenderei mai la bandiera”

Terza puntata del caso “vaffa” al Tricolore. Come vi abbiamo raccontato in questo primo articolo e poi nel suo seguito, il caso ha suscitato i più disparati commenti.

Adesso a distanza di alcuni giorni dall’accaduto, a parlare è il proprietario dell’auto con targa ticinese e con lo sticker incriminato. Per chiarire la propria posizione è stata la persona stessa, residente nel mendrisiotto, a contattare la redazione del Cdt per spiegare cosa è accaduto.

“Vorrei dire la mia – spiega al Cdt – Non sono un razzista. Sono italiano, napoletano, e vivo in Svizzera da nove anni. Quello sticker si trova sulla mia auto da un anno e non ho mai avuto problemi. Né in Ticino, né in Italia”.

E sul fatto in sé, ovvero essersi trovato i carabinieri ad attenderlo nel parcheggio del Centro commerciale Belforte di Varese dice: “mi hanno detto che la segnalazione era arrivata da un avvocato. Hanno chiesto le mie generalità e mi hanno consigliato di togliere lo sticker dal retro del veicolo, per evitare di incorrere in sanzioni per vilipendio o danneggiamento alla bandiera”.

E qui la spiegazione: “Lo sticker è ironico. Non oltraggerei mai il Tricolore. All’interno della bandiera c’è il pugno chiuso a cono, che significa “che cosa vuoi?”. Sotto un messaggio chiarissimo: il “vaffa”. Il messaggio è “goditi la vita, fatti gli affari tuoi e non rompere le scatole” ed è diretto a chiunque guardi lo sticker. Soprattutto, a questo punto, a chi ha pensato bene di chiamare i Carabinieri”.

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