L’emergenza economica causata dalla pandemia, dopo un anno, è ormai divenuta una questione trasversale a tutte le attività.
Certamente ci sono coloro che stanno soffrendo maggiormente, subendo il contraccolpo della crisi in maniera più massiccia rispetto ad altre. Ma come sostiene il presidente di Confesercenti Como Claudio Casartelli, “se la nostra è un’economia circolare, se si ferma un settore si blocca tutta la filiera e i lavoratori coinvolti”.
Proprio per questo domani, martedì 30 marzo, Confesercenti scenderà nuovamente in piazza a Porta Torre in rappresentanza delle categorie che in zona rossa non possono operare, chiedendone la riapertura: mercati, bar, ristoranti, negozi, turismo, cultura e sport.
“La riapertura è una necessità di tutti – spiega Casartelli alla vigilia della manifestazione – usciamo da un periodo storico in cui si è puntato a incrementare il consumo interno. Stimolando anche tanti piccoli imprenditori ad aprire un’attività per inserirsi nei vari percorsi di completamento di filiera. Quando si interrompe tutto questo, viene a crollare il mondo economico che vi era strettamente collegato. La devastazione è quindi importante per ogni settore”.
Casartelli, anzitutto, sottolinea il disagio che stanno vivendo gli ambulanti del mercato. Nonostante la scorsa settimana sia arrivato il via libera ad alcune tipologie merceologiche per il mercato mercerie (ne abbiamo parlato qui), molti banchi rimangono ancora esclusi e non possono tornare a vendere la propria merce.
“Ci sono bancarelle che vendono articoli che sono in libera vendita nei negozi, nei supermercati e in forma ambulante con postazione fissa ma non negli spazi mercatali – osserva – per noi è incomprensibile. Perché chi ha la bancarella ambulante non può vendere quel prodotto nel momento di mercato? Se il problema è l’assembramento, allora dovremmo chiudere molti supermercati”.
Ancora, Confesercenti porterà in piazza le istanze dei ristoratori. Categoria per cui, lo scorso 18 marzo, lo stesso Casartelli si era rivolto a senatori e deputati comaschi per chiederne la riapertura almeno nel periodo pasquale.
“Ricollegandomi a quanto detto anche dal presidente Draghi sulle scuole – afferma – se il problema non sono tanto le scuole quanto i mezzi e come i ragazzi si recano negli istituti, allora possiamo dire la stessa cosa per i ristoranti perché con i protocolli rispettati sono luoghi assolutamente sicuri. Se il ristorante è sicuro e le persone escono di casa solo per andare lì a pranzare o cenare, è incomprensibile non consentire a queste attività di lavorare”.
E aggiunge: “Non si riesce a capire, poi, perché il servizio si sia consentito solo come mensa. E’ la stessa cosa di aprire al pubblico. Ormai siamo a oltre un anno, c’è gente che rischia crisi familiari importanti oltre ai danni per l’economia locale. Il pranzo di Pasqua avrebbe consentito ai ristoratori di prendere una boccata di ossigeno”.
In conclusione, Casartelli si collega anche alle scuole per portare al centro del discorso quelle che dovrebbero essere “le priorità” per la riapertura.
“Capisco i genitori che lamentano i problemi della chiusura delle scuole – conclude – ma c’è gente che non può nemmeno lavorare e fatica ad arrivare a fine mese. Ci sono esercenti che mettono i propri beni per poter vivere, è tragico e molto diffuso purtroppo. Va bene la priorità alle scuole ma anche al mondo del lavoro, se gli studenti possono frequentare le scuole in sicurezza allora vale la stessa cosa per le attività. E’ il momento di muoversi e riaprire in sicurezza, rimodulando le modalità di accesso, per far sì che le attività possano anche iniziare a pagare qualcosa in più i dipendenti”.
2 Commenti
La vera sfida è la vaccinazione. Quando saremo tutti vaccinati, gli esercizi commerciali potranno riempirsi non so se come prima ma sicuramente più di adesso. Sorprende che Confesercenti non protesti per i ritardi e le inefficienze dell’organizzazione della campagna vaccinale di Regione Lombardia ma chieda a Senatori e Deputati eletti a Como la riapertura come se la pandemia, che in questi giorni sta colpendo molto duro da noi, non sia un problema. Forse se protestassero sotto gli uffici di Regione Lombardia o sotto le sedi di quei partiti che governano in Regione Lombardia, la loro protesta sarebbe più efficace e i loro dirigenti più credibili. Ma ormai sulla credibilità di questa gente e di chi comanda in regione, c’è da stendere un velo pietoso. ?
La “claque” del papeete non protesterà mai sotto il palazzo simbolo dell’incompetenza padano/varesotta.
Più semplice gridare i soliti slogan che i loro seguaci che ascoltano come un mantra dimenticando quello che succede negli ospedali.