Non fosse già abbastanza ampio, l’elenco delle vergogne cittadine (dall’Asilo Sant’Elia, passando per Palazzo Natta e Politeama, giusto per citare) si allunga con un nuovo punto.
Diciamo nuovo perché siamo venuti a conoscenza di ulteriori e scandalosi elementi ma la faccenda non è di oggi. Da anni raccontiamo le sfortune del meraviglioso Museo Giovio di piazza Medaglie d’Oro. Tra 2018 e 2019 la struttura venne flagellata da infiltrazioni, soffitti a pezzi e sale inagibili ma il problema più insidioso fu la “scoperta”: il museo era privo del Certificato di Prevenzione Incendi (Cpi), situazione tanto grave quanto antica, all’epoca infatti nessuno fu in grado di dire se, negli anni, il documento fosse mai stato effettivamente prodotto. Raccontammo la vicenda all’inizio di settembre.
Pochi giorni dopo i Vigili del fuoco scrissero via Pec al Comune di Como: “Questo comando ha riscontrato la mancata presentazione della prescritta segnalazione certificata d’inizio attività ai fini antincendio, l’attività non risulta pertanto autorizzata ai fini della prevenzione incendi”.
Contestualmente lo stesso documento finì in procura portando all’avvio di un procedimento di infrazione che però avrebbe potuto chiudersi agevolmente in sei mesi (massimo un anno, in caso di proroghe) se il motivo del reato fosse andato a scomparire, vale a dire se l’amministrazione si fosse attivata per ottenere la certificazione. Premessa lunga ma necessaria per arrivare al risultato: il Museo Giovio è stato chiuso a marzo 2020 e non ha più riaperto. E’ vero, in mezzo abbiamo avuto una cosuccia come la pandemia che ha spostato risorse e attenzioni ma ormai siamo a novembre 2021 e le porte restano sigillate.
Perché?
Perché la predisposizione del progetto per un sistema di prevenzione dagli incendi è ancora in corso. La procedura prevede che il documento, prima di andare in gara, passi dai Vigili del fuoco per un nulla osta. Poi il bando, l’assegnazione (conosciamo bene l’andamento delle gare in questi anni), quindi i sopralluoghi a fine cantiere. Quanto tempo ci vorrà? “Anni” sussurrano fonti solidissime. Quanti soldi ci vorranno? “Circa sei milioni”. E ora tenetevi forte per la chicca: quanto ha stanziato l’amministrazione Landriscina? Zero euro, al momento non risultano previsioni di spesa per la messa a norma.
Dulcis in fundo, il Comune vorrebbe scorporare dall’operazione la Chiesa delle Orfanelle e correre per riaprire almeno quel segmento di Museo. Motivo: organizzare in fretta e furia (leggi, prima delle elezioni 2022) la mostra delle monete d’oro del Cressoni. Già perché l’ipotizzata mini preview al Broletto non avrebbe avuto nemmeno un primo informale placet dalla Soprintendenza. Va così.
3 Commenti
…magari con il Landriscina quater…
Sono ridicoli povera Como e poi diranno colpa degli uffici! Gioele hai detto bene
Il Comune non ha stanziato un euro per l’adeguamento alle misure antincendio del Museo Giovio, budget sei milioni di euro, ma, a dire il vero, non ha ancora stanziato un euro per il cambio della maniglia antipanico della palestra di via Giulini (non a norma da prima del lockdown!), budget di uno o al massimo due migliaia di euro, e non ha stanziato un euro per tantissimi piccoli problemi di manutenzione del patrimonio comunale. È questo che rende la gestione dell’attuale Amministrazione fallimentare in ogni suo aspetto. Non sono riusciti a creare nulla di nuovo e non sono riusciti a conservare al meglio il vecchio. Insufficienti su tutto e insufficienti non rende appieno l’idea.