Aperture domenicali, in Svizzera si torna a discutere della possibilità di prevederne fino a 12, rispetto alle 4 attuali. Una mossa voluta per contrastare la concorrenza, anche dall’Italia, e la diffusione sempre maggiore degli acquisti online. E subito il dibattito si inasprisce, anche perché a oggi i dati ad esempio del sindacato Syna dicono che circa l’85% delle lavoratrici e dei lavoratori in Svizzera generalmente non lavora di domenica.
Attualmente a Berna sono in discussione due proposte. Con una modifica dell’ordinanza, il Consigliere federale Guy Parmelin intende consentire alle città a vocazione turistica con oltre 60 000 abitanti di creare cosiddette zone turistiche in cui potrebbero rimanere aperte tutto l’anno la domenica e nei giorni festivi alcune attività. Il cantone di Zurigo chiede di aumentare le vendite domenicali in generale, senza zone né condizioni. Attraverso un’iniziativa cantonale chiede di aumentare il numero di vendite domenicali dalle attuali quattro a dodici all’anno. La questione è attualmente in discussione in Parlamento.
Se da un lato, già in passato, si erano registrati ripetuti “no” da parte della popolazione, la spinta a poter aprire in giorni festivi e domeniche, non si ferma. Solo pochi giorni fa, a favore si è pronunciata la Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio nazionale. Ciò potrebbe consentire ai cantoni di decidere in autonomia.
Immediate le reazioni e le polemiche. A partire dall’Unione Sindacale Svizzera (USS) che vede in ciò il solo scopo di «introdurre subdolamente il lavoro domenicale a piccole tappe in tutti i settori e in tutte le professioni, dai saloni di parrucchiere agli uffici, dalle assicurazioni alle banche», creando solo «perdenti» tra i lavoratori.
Tali aperture renderebbero ancor più difficili le condizioni del personale di vendita, già “confrontato con bassi salari, orari variabili, scarsa manodopera e pressioni”. In aggiunta gli esperti di salute “conoscono fin troppo bene l’impatto negativo del lavoro domenicale regolare sul corpo e sulla psiche”, si legge ancora nel comunicato dove si sottolinea anche come lavorare la domenica, giorno di riposo di solito condiviso con i familiari, avrebbe un forte impatto anche sulla vita sociale del personale.
Negativa anche Chiara Landi del sindacato Unia che la definisce come “una deriva contro cui ci batteremo”.