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Non è un pazzo, è un genio. Evaristo, il divano e le penne di gallina tra cinema Gloria e Casa del Fascio. Siamo stati con lui

Che a vederlo così, vestito di rosso con la tuba in testa, seduto sul suo divano legato al tetto della Renault 4 parcheggiata davanti al cinema Gloria, il primo pensiero è “Questo è matto”.

E invece basta arrampicarsi sulla scaletta che porta nel suo piccolo regno e fare due chiacchiere con lui per capire che Renato Evaristo Perego è un’anima geniale e bella quanto la sua idea di fare salotto sul tetto di una macchina con rigorose penne di gallina infilate nella barba.

“Il lockdown ci ha voluti seduti da soli sul divano, è vero, ma a pensarci bene ha semplicemente accelerato un isolamento che era già in corso e che noi stessi continuiamo ad alimentare anche oggi ordinando, ad esempio, cibo da asporto senza uscire di casa ed entrare nei negozi – spiega – così ho voluto provare ad invertire questa rotta e ho portato il divano nelle strade e nelle piazze”.

Così, il simbolo involontario dell’isolamento e della chiusura torna a essere, invece, motivo di convivialità e condivisione per questo performer di Mariano Comense non nuovo a happening, come ama definirli lui, di questo tipo tanto da essere arrivato persino a Sanremo (con tanto di gallo Ugo al seguito), a Milano durante il Salone del Mobile e davanti alla Casa del Fascio passando per Pusiano, dove giusto ieri ha voluto riaccendere i riflettori sulla Casa dei Pescatori, demolita abusivamente nel 2015, “ma è finita con il carroattrezzi che ha portato via la mia macchina con sopra il divano, che è comunque un’immagine degna di nota”.

E stare seduti con lui a chiacchierare lassù è davvero un’esperienza che, se vi capita, vale la pena provare e non solo per ascoltarlo parlare della sua vita, del camion con tanto di salotto con cui va al Plastic a Milano o della mostra “Vip” a Giussano con opere “realizzate con le mie galline”. Ma anche per provare la sensazione, spesso ormai dimenticata, di scambiare due chiacchiere con degli sconosciuti che si fermano incuriositi, di salutare l’autista del bus che passa agitando la mano o gli automobilisti che suonano il clacson divertiti.

Troppo facile, però, catalogarlo come un modo banale di mettersi in mostra perché quello di Renato è un vero e proprio esperimento sociale semplice e geniale che dimostra come basti sedersi su un divano con un posto libero accanto per far tornare alle persone la voglia di sorridere e scambiare quattro chiacchiere.

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5 Commenti

  1. Un modo sicuramente anticonvenzionale, ma se tutti facessimo come lui, il mondo non avrebbe più futuro, tutti seduti a chiacchierare e a filosofeggiare, ma non è possibile, come non è possibile girare su una povera R4 con un divano sopra, contro le più banali regole del buon senso….

  2. Geniale sicuramente… con questa stravagante istallazione ci ricorda che se durante il lockdown eravamo isolati, adesso siamo comunque troppo spesso soli…un bel pizzicotto di promemoria

  3. Mooolto bravo e intelligente a ideare una installazione simile. In una città ormai semicomatosa un momento di anticonformismo e contro i reazionari chiusi nel loro mondo preistorico nostalgici del passato.

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