Viale Varese, lo stadio, la cittadella dello sport con la nuova piscina a Muggiò, fino ad arrivare all’ex Orfanotrofio in via Tommaso Grossi. Da qualunque angolatura la si osservi, la città di Como ha al suo interno zone che negli anni si sono trasformate in veri e propri buchi neri o in aree ammirate in tutto il mondo e oggetto, in certi casi, di grandi progetti di rilancio come quello per la nuova casa del Calcio Como in riva al lago. E mentre in città l’effetto della fiera di Pasqua appena trascorsa – con viale Varese non più soffocato dalle auto ma reso vivace dai colori delle bancarelle – ha fatto ripensare con rimpianto al vecchio progetto dell’autosilo interrato presentato dall’azienda comasca Nessi & Majocchi – siamo nell’era Lucini – abbiamo chiesto proprio a Angelo Majocchi, alla guida del colosso delle costruzioni, come vede lo sviluppo futuro di Como.
Partendo proprio da Viale Varese e dal dibattito che si è rianimato nelle passate vacanze pasquali e che ha ospitato, su ComoZero, diversi interventi. Un sorriso accennato si intuisce dall’altra parte della cornetta, ascoltando la prima reazione dell’imprenditore quando gli raccontiamo di come sia ripartito il dibattito sull’autosilo interrato in viale Varese. “La mia è solo ironia amara. E non perché il nostro progetto sia stato poi accantonato ma solo perché da allora non si è più fatto niente. Se non appunto ritornare a parlarne solo in certe occasioni”, spiega Majocchi.
Allora si parlava di un Viale Varese senza stalli per le auto, trasformato in un parco urbano attraversato da percorsi pedonali e ciclabili, con le mura valorizzate, verde curato e magari chioschi e tavolini dove sedersi senza essere soffocati dallo smog. E oggi? Di cosa si parla e su cosa si fantastica? “Guardi, sinceramente, il mio, più che da imprenditore, è il sincero dispiacere di un cittadino comasco. Il Comune aveva detto che ci avrebbe pensato, e invece eccoci qui. Sono seguite Amministrazioni, se ne è parlato a vari livelli ma nulla è mutato”, la riflessione amara.
“Però credo sia proprio giunto il momento che qualcuno, sia il Comune o un privato, lo faccia. Si deve realizzare qualcosa per migliorare la città”.
Ma se l’autosilo è un tema tornato prepotentemente alla ribalta negli ultimi giorni, il vero dibattito che sta infiammando ormai da settimane la città è quello scoppiato sul futuro stadio di Como. Dibattito che a tratti si è trasformato in uno scontro tra tifoserie, tra chi non vuole neanche sentir accennare a uno spostamento del Sinigaglia e chi ritiene che invece l’impianto vada ipotizzato altrove. Chiaro, come sua abitudine, Majocchi: “Lo stadio deve rimanere dove si trova ora. Non ha alcun senso immaginare di realizzarne uno nuovo altrove. Bisogna naturalmente puntare su un progetto adeguato, capace di garantire la conservazione di certe sue caratteristiche e allo stesso tempo che si proietti nel futuro e stia al passo con quanto è necessario garantire oggi, in termini di fruizione e servizi. Si tratta di un intervento delicato che andrà realizzato con la massima attenzione ma è un’occasione imperdibile per tutta Como e per rivitalizzare un’area che oggi è purtroppo degradata”.
E quando in futuro si arriverà – come tutti o quasi sperano – a parlare del progetto vero e proprio, la Nessi&Majocchi “potrebbe ovviamente essere interessata. Ma adesso è veramente prematuro parlarne. Siamo solo alla fase dell’idea di un nuovo stadio. Tutto ciò che va oltre non ha ragione d’essere”. E mentre solo pochi giorni fa l‘azienda ha completato la prima fase del progetto BiM, “Bicocca incontra Milano”, ambizioso piano di rigenerazione urbana da 250 milioni di euro che sta trasformando l’ex sede Siemens nel cuore pulsante del nuovo distretto milanese, il Comune – da 20 anni e più – tenta disperatamente di dare una nuova vita all’enorme edificio tra le vie Tommaso Grossi e Dante, in centro a Como.
L’ex orfanotrofio di Como, oggi in stato di abbandono, nei decenni ha ospitato un’infinità di varie attività: dagli alloggi a una celebre pizzeria (in seguito trasferita), una storica scuola media (la Baden Powell, poi chiusa) e la sede dell’ex circoscrizione di zona. Un’operazione impossibile? “Non so se rimarrà sempre così, certo è che sarà veramente molto complesso alienare il bene – sottolinea Majocchi – a mio avviso la combinazione tra vincoli troppo onerosi che gravano sulla struttura e costi di ristrutturazione che, considerato lo stato attuale dell’immobile, sarebbero sicuramente troppo elevati, non depone a favore del futuro del complesso”.
Ultimo tema affrontato, anche se in realtà ce ne sarebbero anche altri, è un altro tasto dolente per la città che da anni convive con la piscina olimpionica di Muggiò vuota, chiusa e in totale stato di abbandono. Piscina che, rendering e cifre alla mano era già pronta per essere realizzata. Progetto a firma proprio di Nessi & Majocchi dove si prevedeva la realizzazione di tre vasche, una di 10 metri, una di 25 e una di 51 (divisibile in due al bisogno), oltre al rifacimento degli spogliatoi, della tribuna, degli impianti e degli spazi commerciali con bar e piccoli shop.
Piano che però, approvato dalla giunta di allora – siamo nell’aprile del 2021 con sindaco Mario Landriscina – non ha trovato strada libera dopo l’arrivo a Palazzo Cernezzi dell’attuale sindaco Alessandro Rapinese.
“Quanto tempo sprecato – dice in conclusione Angelo Majocchi – nessun tono polemico, anche in questo caso mi limito solo a constatare la realtà di allora e quella presente oggi a Muggiò. Personalmente posso dire che il nostro era veramente un progetto di grande qualità. E inoltre, se fosse andato in porto, oggi i comaschi e non solo, la starebbero già da tempo utilizzando, starebbero nuotando. Invece la realtà è ben altra”. E prima di lasciarci un ultimo appello. “Voglio ribadirlo un concetto perché ci tengo: nelle mie parole non c’è astio o tono polemico. Vorrei solo, a prescindere da come è andata, che non si perdesse più tempo. Lo dico per la nostra città, fate qualcosa e fatelo in fretta”.