Si fa sempre più tesa la situazione all’ospedale di Gravedona, dove i vertici della struttura, con la scadenza del contratto di appalto per la mensa, la pulizia e lo smaltimento di materiali, dal primo gennaio scorso ha ridotto ore e dunque stipendi per 63 dipendenti (di cui 61 donne in grande parte part time e residenti nel territorio) addetti ai servizi. Finora in silenzio, l’ospedale è intervenuto sulla vicenda ma solamente per intimare la rimozione degli striscioni affissi alla cancellata, come denunciano la Fisascat Cisl e la Filcams Cgil.
“Nonostante il profondo disagio dei dipendenti Service Key S.p.A. impiegati nei suoi servizi di pulizia ed integrazione, l’Ospedale continua a sottrarsi al confronto – si legge nella nota – Soltanto ora è tornato a scrivere alle organizzazioni sindacali. Peccato però l’abbia fatto non per raccogliere il nostro invito a discutere delle difficoltà dei 63 dipendenti dell’appalto ma solo per intimarci di rimuovere, dalle sue recinzioni esterne, gli striscioni di protesta affissi in occasione della mobilitazione del 28 dicembre 2022. Non una parola, quindi, sulla drammatica situazione di lavoratrici e lavoratori”. Alcuni striscioni, poi, sono comunque stati rimossi.
“Evidentemente – proseguono la Fisascat Cisl e la Filcams Cgil – l’ospedale è più preoccupato dell’estetica delle proprie recinzioni che delle condizioni di lavoro del persona le e della qualità del servizio, su cui continua a mantenere un silenzio assordante. Proprio in considerazione della totale assenza di risposte, le organizzazioni sindacali hanno proclamato lo stato di agitazione di lavoratrici e lavoratori dipendenti di Service Key S.p.A. ed impiegati sull’appalto dell’Ospedale Moriggia Pelascini di Gravedona. Nell’assemblea dell’11 gennaio scorso, lavoratrici e lavoratori dell’appalto hanno rivendicato con forza il proprio diritto ad un lavoro dignitoso, ribandendosi pronti alla lotta sindacale per ottenerlo”.
Ora, come accade in queste situazioni, l’attenzione è rivolta alla Prefettura, per la convocazione della cosiddetta “procedura di raffreddamento”.