C’è una bottega a Cernobbio dove frutta e verdura non vengono da angoli remoti del globo, dopo aver fatto un viaggio di centinaia di migliaia di chilometri, ma da un campo a 300 metri di distanza o (al massimo) dalla Valtellina.
Dietro al bancone stanno Luigi e Daniela, sposati con tre figli, che nel 2011 hanno deciso di aprire “Al Km 0”, alimentari eco-sostenibile nel cuore di Cernobbio. Un agronomo e un’ex libraia, Luigi e Daniela hanno deciso di alzare la serranda dopo la nascita del loro secondo figlio, prima con un socio e poi da soli
“Da agronomo ho lavorato con le aziende agricole del territorio e conoscendo i fornitori, un giorno, abbiamo avuto l’idea di aprire un’attività che recuperasse il concetto della bottega di quartiere – spiega Luigi, nato e cresciuto nelle montagne sopra a Cernobbio, dove, ricorda, un tempo negozi di zona fiorivano anche nelle frazioni più remote – così è nato il nostro negozio”.
Al “Km 0” i prodotti sono tra i più vari, dal formaggio d’alpeggio, al pane sfornato in mattinata da “Frank” di Capiago che attira clienti con le sue michette che durano, si dice, una settimana, fino al vino domasino e l’olio del centro lago.
Tutte materie prime, rigorosamente di stagione per combattere la “fretta” di chi è abituato a trovare tutto tra le corsie della grande distribuzione. “L’altro giorno un cliente ha chiesto una bottiglia di olio del Lario. Abbiamo dovuto rispondergli che stavo aspettando il risultato della spremitura di quest’anno – raccontano i due coniugi – non sarebbe eticamente giusto imporre agli agricoltori una produzione al di fuori dei cicli naturali. Insomma, non vendiamo fragole a dicembre”.
Gigi, proprio oggi, ha portato in negozio le ultime tre zucche della stagione coltivate nel campo ereditato dal padre, a qualche centinaio di metri di distanza. “Ho aperto una piccola azienda agricola su un terreno ereditato da mio papà. Con l’alternarsi delle stagioni rifornisco il negozio con i prodotti che coltivo, d’estate e d’inverno” racconta l’agronomo.
Da Daniela e Gigi, i clienti sono tra i più vari: dal turista incuriosito dai prodotti del Lario, fino al pensionato che trova nella bottega la possibilità di una piccola spesa “pane e latte” senza doversi muovere verso il centro commerciale più vicino, fino ai lavoratori che scendono dalle colline attorno a Cernobbio per comprare qualcosa da mangiare in pausa pranzo. Indipendentemente da chi varca la soglia del negozio, i due bottegai ricercano il rapporto umano che un negozio di quartiere può garantire.
“Ricordiamo i tempi in cui per prendere qualcosa di semplice come il pane o il latte impiegavi 45 minuti perché prima di andare c’era tutto uno “screening” da parte del commerciante con domande su parenti e famiglia allargata” scherzano i due.
Oggi però anche la grande distribuzione ha inteso il fascino della tradizione e molti grandi supermercati offrono angoli dedicati ai prodotti tipici per intercettare clienti. “Per noi, la resistenza sta nel cercare prodotti sempre diversi, tenersi stretti i clienti abituali e trovarne, quando possibile, di nuovi” spiega Daniela.
La coppia ha tre figli, due maschi di 16 e 10 anni e una bimba di 4. Per Gigi sono troppo piccoli per poter decidere di continuare il lavoro dei genitori.
“Quando rientravo a Como dall’università e dal treno vedevo le colline di Como e poi il Baradello mi sentivo subito più sereno – conclude Gigi – vorrei che i miei figli mantenessero questo tipo di connessione con il loro territorio, come se fossero alberi con le fronde rivolte verso l’alto ma con le radici ben piantate nel terreno”.