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Patria, addio hotel galleggiante: il piroscafo cade a pezzi. Rabbia di Guggiari: “La Navigazione nega gli ormeggi”

Il sogno di rivedere il Patria navigare sul lago trasformato in un lussuoso “hotel galleggiante” sembra allontanarsi inesorabilmente mentre lo storico piroscafo, ormeggiato ormai da anni davanti a Villa Olmo, comincia a mostrare acciacchi tutt’altro che rassicuranti.

Questo è quanto raccontato ieri sera nel corso della presentazione della mostra fotografica “In battello sul Lario. Il futuro del Patria e la storia della navigazione” presso lo Studio Pifferi.

Dopo le parole del padrone di casa, il fotografo comasco Enzo Pifferi, la ricostruzione della storia del Patria fatta presidente della Famiglia Comasca Adriano Giudici e il racconto degli interventi messi in atto per il suo recupero fatto dall’ex assessore provinciale al Turismo Achille Mojoli (3milioni e 400mila euro finanziati da Ministero, Regione, Amministrazione Provinciale e Fondazione Cariplo), a fare il punto della situazione attuale è stato Enrico Guggiari, presidente dell’Aeroclub e promotore insieme al suo predecessore Giorgio Porta del progetto vincitore del bando per la sua gestione indetto dall’Amministrazione Provinciale, proprietaria dagli anni Novanta del piroscafo.

“L’idea di trasformare il Patria in un hotel di lusso aveva attirato l’interesse di diversi finanziatori e importanti gruppi alberghieri ma le cose si stanno rivelando molto più difficili del previsto – ha spiegato Guggiari – già tra la vincita del bando nel 2018 e l’autorizzazione ministeriale a utilizzare per scopi personali un bene pubblico è passato un anno, poi è arrivato il Covid e a giugno, finalmente, abbiamo avuto un incontro con la Navigazione”.

Sul tavolo la richiesta di utilizzare gli alaggi per effettuare i lavori necessari e quella di poter avere la una consulenza per la manutenzione ma soprattutto la richiesta di autorizzazione ad utilizzare i pontili per far sbarcare i clienti e per ormeggiare durante la notte, permesso senza il quale il Patria è condannato a rimanere dove si trova a far da sfondo ai selfie dei turisti.

Ed è qui che si è infranto il sogno: “La risposta è arrivata ad agosto: un secco no”.

Nel frattempo, però, per il Piroscafo quasi centenario (fu varato nel 1926) il tempo passa rischiando di vanificare almeno in parte gli investimenti fatti per restaurarlo: “Il rivestimento in tek del ponte è stato posato male e si è sollevato, i cormorani hanno sporcato ovunque e qua e là crescono persino delle piantine – ha spiegato Guggiari – inoltre a causa dei continui urti contro i piloni, i bottazzi (i parabordi che proteggono la carena dagli urti Ndr) sono completamente smangiati e il Patria ora si appoggia direttamente ai pali senza protezione”.

E l’interno non è messo meglio: “Ci sono infiltrazioni d’acqua, i pavimenti interni sono rovinati e anche la sala macchine ha bisogno di importanti interventi – ha proseguito Guggiari – Con questa situazione l’investimento necessario per realizzare il nostro progetto aumenta notevolmente e gran parte degli investitori interessati si sono tirati indietro”.

Insomma, una nuova condanna a morte per il piroscafo salvato 40 anni fa anche grazie all’appassionato intervento della Famiglia Comasca che, con in testa l’allora presidente Piercesare Bordoli, riuscì a raccogliere 20mila firme e ora dichiarato bene storico di notevole interesse nazionale.

“Abbiamo bisogno qualcuno con un peso politico diverso da quello che possiamo esprimere noi per trovare un accordo con la Navigazione – è l’appello di Guggiari – ma non nego che sarebbe utile anche qualche finanziatore che ci aiuti a realizzare questo progetto”.

Per chi volesse approfondire la storia del Patria:

IN BATTELLO SUL LARIO

Il futuro del Patria e la storia della navigazione

10-16 ottobre 2020

Studio Pifferi, via Indipendenza 80 – Como

Tutti i giorni dalle 16 alle 19

Domenica chiuso

Ingresso libero

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