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Paura&Pistole a San Fermo. Dopo l’ondata di furti c’è chi invoca l’autodifesa (armata)

Il ranch di Tuccio Salvatore Spinello è circondato su tre lati da foresta fitta, avvolta nella bruma della mattina. Alcuni cavalli girano pigramente nel recinto del maneggio, riscaldandosi al sole.

Per arrivare al ranch bisogna percorrere una strada sterrata con la netta sensazione di essersi persi, fino a quando un edificio bianco costruito a mo’ di pueblo (un’abitazione tipica dei nativi americani) emerge dal fondo della discesa. Tuccio ci aspetta sulla porta, mentre il suo Rottweiler, enorme e muscoloso, attende con sospetto sul cancello.

Tuccio Salvatore Spinello

“Qui di notte è buio pesto. Anche i Carabinieri si sono stupiti del fatto che il Comune non abbia messo alcun tipo di illuminazione” racconta l’uomo, 69 anni, di origine siciliana, insegnante di arti marziali e proprietario di un ristorante tex-mex, mentre ci sediamo in cucina. Sullo sfondo un minibar in stile saloon. In cima a un pensile, un trittico di wakizashi, spade corte da samurai.

“Ero a letto, verso le undici o mezzanotte ho sentito i cani abbaiare nervosi. Ho visto dei movimenti vicino alla selleria. Così ho sparato quattro colpi dal balcone dentro la mia proprietà, dentro al recinto di sabbia. I cani tiravano verso il bosco, quasi non li tenevo più – spiega Tuccio, ricordando la notte del 5 gennaio scorso, quando qualcuno si è introdotto nella sua proprietà per rubare un cavallo e dei finimenti da monta – credo nel mio diritto alla difesa. Meglio un brutto processo che un bel funerale”.

Tra ranch, ladri di cavalli e pistole non siamo in Texas ma a Cavallasca, località di San Fermo, paese diventato ultima frontiera dei ladri d’appartamento e dove gli assalti alle abitazioni negli ultimi tempi sono sensibilmente aumentati.

Il gruppo Facebook ‘Sei di San Fermo della Battaglia se…” è diventato una piattaforma di segnalazione dei furti, avvenuti e tentati. La notte del 5 di gennaio, dopo l’assalto alla selleria, Tuccio ha descritto come ha sventato l’intrusione, attirandosi critiche e plauso degli utenti del gruppo: chi non ritiene giusto sostituirsi alle forze dell’ordine e chi, invece, vorrebbe prendere in mano la situazione organizzando alcune ronde spontanee.

GALLERY-SFOGLIA

Guglielmo Luraschi Sicca, studente 26enne dell’Insubria, è uno dei primi che, davanti all’isteria generatasi su Facebook, ha avuto l’idea di organizzare un gruppo di cittadini che, a piedi, potesse coprire diverse aree del paese, “Non si tratta di un’idea fascista, come molti hanno detto. Non si tratta nemmeno di uscire con le spranghe, come alcuni utenti hanno scritto sul social – spiega il ragazzo – chi minaccia violenza è un po’ tutto fumo e niente arrosto. Io stesso non sarei in grado di affrontare un ladro. Il punto sarebbe chiamare le forze dell’ordine quando c’è qualcosa di sospetto”.

Durante la notte di Natale, invece, attorno a casa di Marinella Diotti non c’era nessuno che potesse dare l’allarme quando una squadra di scassinatori ha mandato in cortocircuito la telecamera del videocitofono, scalato il balcone di una camera e ha forzato una porta finestra d’ingresso, rompendo il vetro.

“Sono entrati tra le 20 e le 22, mentre eravamo alla veglia in chiesa. Hanno avuto tutto il tempo di agire indisturbati – racconta la signora, nella sua villetta affacciata sui prati – hanno portato via il Rolex di mio marito, un orologio di mia suocera, la fede e il solitario di mia madre che volevo regalare alla mia nipotina una volta cresciuta. Così mi hanno derubato anche dei miei progetti”.

Mentre passa in rassegna la casa, imitando i gesti degli scassinatori, Marinella dice di sentirsi meglio: “La notte del furto, quando sono rientrata, ho sentito un fortissimo odore e ho capito che qualcuno era entrato – racconta, con la rabbia che incrina la voce – è stata una fortuna che non ci fosse nessuno in casa. Anche se, pensandoci, è stata una fortuna più per loro. Sarei saltata addosso al primo che mi capitava a tiro”.

Lo spavento di Natale per Marinella è passato. La casa, a parte il vuoto lasciato sul muro da un quadro rubato, è in ordine perfetto. Un nuovo antifurto protegge l’abitazione. Ma il senso di ingiustizia fatica ad andarsene. “Secondo me Tuccio ha fatto bene a sparare. Per alcuni giorni i furti sono rallentati – racconta Marinella, parlando di come alcuni cittadini si stiano organizzando per garantire la propria sicurezza – sono anche a favore delle ronde di quartiere. Alla fine questi [i ladri] non si fermano davanti a nulla”.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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2 Commenti

  1. Chi ha un minimo di addestramento militare sa che sparare senza inquadrare il bersaglio, al buio e allo scoperto è il modo migliore per diventare a propria volta un bersaglio. L’abbaglio dello sparo consente al “nemico” di inquadrare la sagoma.
    Per questo motivo è molto più sicuro chiamare il 112. Si evita di farsi male anche se si perde l’insuperabile soddisfazione di tornare a giocare ai cowboy come da bambini. ?

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