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Ambiente, Attualità

Pista mountain bike tra le valli di Plesio e Cusino, c’è chi dice no: “Proteggiamo animali e ambiente”. La replica: “Nessun pericolo”

Si riaccende la polemica, dopo che il Comitato per la salvaguardia della Valle Senagra e di Rozzo ha indetto una petizione online su change.org, contro la realizzazione del percorso mountain bike nel tratto Alpe di Nesdale-Mutata di Rozzo.

Il progetto, al centro della querelle, è sostenuto da molte istituzioni locali ma non soltanto (inclusa Regione Lombardia), ma i grandi promotori sono il Comune di Cusino e la Comunità Montana Valli del Lario e del Ceresio. La pista verrà realizzata a circa 1600 metri, con una carreggiata di un metro e mezzo, collegando l’alpe di Nesdale (nel Comune di Plesio) ai pascoli dell’alpe di Rozzo (a Cusino, in località Mutata di Rozzo), e in alcuni tratti ricalcherà dei percorsi già esistenti.

Giuliano Cerrano

Al momento però non si conoscono ancora le date del cantiere, a causa del ricorso al Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) da parte del Comitato: “Innanzitutto è necessario mettere in chiaro che non siamo contro le iniziative turistiche montane né contro la costruzione di piste per le mountain bike – sottolinea il presidente Giuliano Cerrano – Riteniamo però che iniziative di questo tipo debbano essere realizzate tenendo conto dell’ambiente, della natura e della gestione che questo comporta”.

Il comitato non sembra volersi fermare qui: “Abbiamo commissionato uno studio per confermare tutto quello che diciamo – spiega – ci vorrà ancora un po’ di tempo ma presto lo presenteremo. Nel frattempo ci sono numerose pubblicazioni ed enti che sconsigliano la realizzazione di nuovi sentieri, come il Cai”. Emerge poi la questione della fauna locale: “Infine non dimentichiamoci che quest’opera verrà realizzata all’interno del parco di Rozzo – denuncia – dove vivono specie di animali protette e rarissime come il gallo forcello, la coturnice, il francolino di monte, l’aquila reale, il gipeto e il camoscio”.

All’opera ha dato il suo contributo anche la Comunità Montana Valli del Lario e del Ceresio: “Non credo ci saranno grossi problemi, la carreggiata è di dimensioni limitate. Inoltre in tutti i percorsi esistenti sul territorio i bikers non hanno mai provocato problemi – ribatte Mauro Robba, presidente della Giunta Esecutiva – l’obiettivo è quello di promozione turistica del territorio”.

In effetti la pista fa parte del progetto “Cielo aperto-itinerari cicloturistici tra Lario e Ceresio” che prevede la realizzazione di numerose piste su tutta la zona. L’obiettivo è quello di creare una fitta rete percorribile da chiunque tra i due laghi. Il capofila per questo progetto però è il Comune di Cusino, che da anni cerca di realizzare la pista: “Sarebbe un’opera importantissima per noi – commenta il primo cittadino Francesco Curti – mi rammarica vedere certe affermazioni, quasi tutti i cittadini sono entusiasti per la sua realizzazione. Le piste sono già presenti sul nostro territorio e non recano alcun disturbo alla fauna locale. È un’opera importante per promuovere il turismo, poiché permetterebbe di collegare i vari rifugi. Il progetto è condiviso da molte realtà locali, non siamo soli”.

La situazione è ancora molto aggrovigliata e il conflitto tra le parti è ancora nel vivo. A dirimere (almeno in parte) la vicenda potrà essere soltanto l’esito del Tar.

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5 Commenti

  1. Ciclabili o uso di denaro pubblico e territorio? Cosa si proporrà dopo questa ascesa a invadere pascoli e ambienti montani? Oggi, l’ambiente e la natura chiedono tutela e rispetto, ma diversamente si propongono probabili disastri. Se vogliamo le ciclabili dobbiamo farle, gestirle e completarle, vedi tratto Dongo Menaggio, un abbandono certificato. Un percorso ad ostacoli, incredibile, non segnato completamente impercorribile, basta farlo con occhi attenti alle indacazioni per rendersene conto. Quindi come hanno fatto nella vicina Prov di Sondrio, un plauso al Sentiero Valtellina, completare il tracciato Dongo Menaggio, collegare ogni tratto con passaggi e tratti ben segnati, certi. Un esperto, visti i fondi si può trovare e sicuramente abbandonare i nuovi tratti montani, salvo migliorare qualche collegamento di tratti esistenti. Si alle ciclabili quelle che ci servono tutti i giorni e tutto l’anno lungo il meraviglioso ambiente che ci troviamo, a dispetto di palazzinari cementificatori e hanno ora anche mire altre i mille metri.

  2. Ma PERCHÈ???

    Nessun angolo naturale può rimanere integro: tutto si vuole manipolare, trasformare…
    Che qualsiasi angolo remoto e naturalisticamente di valore venga strumentalizzato in un’ottica di rendimento, è un’insana forma umana di onnipotenza – porta soltanto a depauperare sempre più le potenzialità naturali del nostro territorio… ?
    .

  3. Dobbiamo rovinare tutti gli ambienti, non c’e’ nulla da fare, in nome del turismo stavolta, si comincia con le biciclette, seguiranno moto fuoristrada incuranti delle proibizioni e delle multe, avanti cosi’, il business innanzitutto…………

    1. Il pericolo oltre al movimento di ruspe e gabbioni per pianificare il tracciato é il conseguente disturbo arrecato alla fauna locale, il percorso stravolgerà un ambiente ancora rimasto intatto nel suo aspetto orografico/ naturalistico. Quindi è da smentire che non succederà niente, perché questi non sanno niente del loro ambiente. Ditemi voi che senso ha, andare a creare una pista a 1700 mt.????

  4. Chissà perché ho il presentimento che la ciclabile sia una scusa per fare passare macchine pagando ovviamente con fondi europei…fatela larga mezzo metro dai che le biciclette ci passano lo stesso.

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