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Portichetto, Georges cacciato dalla stazione senza un perché. Rabbia della compagna e la risposta a chi contesta

ARTICOLO AGGIORNATO (VEDI SOTTO)

Un ragazzo seduto nella sala d’aspetto della stazione di Portichetto a mezzanotte. Orario insolito, va bene. Ma lui deve assolutamente andare a Milano e il treno arriverà di lì a pochi minuti. Lo dice anche il tabellone luminoso e lui inganna l’attesa sfogliando i libri di Pediatria e Cardiologia che ha portato con sé, perché la laurea in Medicina è lì, a due passi, e ogni momento è buono per studiare.

Tutto bene finché un addetto alla sicurezza decide che no, lui lì non ci può stare e deve andarsene. E chissenefrega se Georges Christian deve assolutamente prendere quel treno che sta per arrivare, chissenefrega se ha il biglietto in mano, chissenefrega se fuori fa freddo e le sale d’attesa sono fatte apposta per aspettare e se lui prova a spiegare perché è lì.

Importa solo il preconcetto che lì, a quell’ora, un ragazzo non ci deve stare soprattutto se, il dubbio è lecito, la sua pelle è scura.

“Io ero al telefono con lui, per fargli compagnia, e ho assistito in tempo reale a tutta la scena – ci racconta la compagna Fabiana Del Giudice  – quell’uomo gli è arrivato alle spalle e ha iniziato a urlare intimandogli di andarsene immediatamente altrimenti avrebbe chiamato i Carabinieri”.

Inutili i tentativi del ragazzo di spiegare perché si trovava lì e inutile anche la richiesta di chiamarli davvero, i Carabinieri, visto che non aveva nulla da nascondere: “Non voleva sentire ragioni, continuava a urlare e basta e a quel punto ho consigliato a Christian di tornare a casa – dice Fabiana – perché trovarsi a quell’ora da solo con un uomo così alterato non mi sembrava una buona idea”.

Peccato perché, se solo avesse avuto voglia di andare oltre le apparenze, quell’uomo avrebbe visto un ragazzo venuto dal Camerun 13 anni fa con una borsa di studio dopo la laurea in Biochimica e che ora sta per conseguire una seconda laurea in Medicina. Avrebbe visto un ex sindacalista e un ex mediatore culturale papà di una bambina che doveva solo raggiungere Milano e stava aspettando il suo treno al caldo.

“La cosa più dolorosa, al di là dell’episodio in sé, è stata la reazione di Christian – spiega la compagna – io sono logopedista e lavoro spesso con le fragilità comunicative e mi sono ritrovata davanti una persona rassegnata, senza alcuna voglia di parlare di quanto accaduto e che ha avuto solo la forza di dirmi ‘Sai quante volte mi è successo? Cosa vuoi farci?’. Ecco, se possibile questa è la parte più dolorosa da accettare, che ci si arrenda a considerare pregiudizi un fatto normale con cui convivere”.

Una riflessione che non lascia spazio alla rabbia che si può sintetizzare nella frase con cui Fabiana ha concluso il suo sfogo sui social: “Caro vigilante, qualunque sia la tua età, ti auguro di non ritrovarti mai a doverti sentire umiliato perché sei bianco, seduto su una panchina, con un biglietto, ad aspettare un treno”.

George Christian allontanato dalla sala d’aspetto, Ferrovienord: “Ecco perché è successo”

AGGIORNAMENTO ORE 18

Diversi commentatori social hanno contestato il racconto affermando, dopo verifica, che gli orari dei treni non giustificherebbero la presenza di Georges in stazione. A noi non pare sia questo il punto. Pertanto riportiamo la garbatissima risposta della compagna, Fabiana pubblicata sul nostro Fb:

Buonasera a tutti! Sono la compagna di Georges Christian.

Innanzitutto il mio personale sfogo di tristezza ed indignazione non pensavo potesse suscitare così tanto interesse.
E di questo vi ringrazio perché è la dimostrazione che la maggioranza va oltre il gretto pregiudizio aprioristico.

Detto ciò…mi sento di sottolineare che nel mio post ho specificato che l’impulsività della decisione di dover prendere il treno per Milano (per motivi vi assicuro molto seri) ci ha fatto commettere l’errore di non controllare prima se effettivamente quel treno annunciato delle 00:12 fosse poi davvero passato.

Abbiamo infatti appurato successivamente che a quell’ora partono solo da Como San Giovanni e non dai paesini.
Quindi errore senza dubbio, che però non giustifica una aggressione verbale così feroce ed indignata.

Se quell’uomo avesse detto “scusi ma che ci fa qui ? Non passa più nessun treno e io devo chiudere ” Georges si sarebbe alzato chiedendo 10 volte scusa. E ringraziando perché stava aspettando inutilmente .

Giusto ieri un altro episodio:

VIDEO “Al tuo Paese ti tagliano le mani”. Orrore razzista sul bus a Lecco, il sindaco chiama la ragazza: “Solidarietà e ferma condanna”

© RIPRODUZIONE RISERVATA

7 Commenti

  1. Un episodio che purtroppo non stupisce, ma che deve farci riflettere su quanto l’apparenza sopratutto se di un certo colore comporti discriminazioni evidenti e inaccettabili. Non possiamo abituarci a questi episodi ed è giusto denunciare sempre perchè nessuna differenza può essere discriminata. Grazie Fabiana la tua denuncia fa bene alla nostra società. E tanta solidarietà a Christian, perchè non accadano più episodi come questo.

  2. Dai, anche voi, però… verificare PRIMA i contorni della vicenda, no? Mi meraviglio della ottima Taiana, anche…

  3. E vero l’ultimo treno che passa da Portichetto in direzione Milano Cadorna è alle 22:34 qualcosa non quadra, sarebbe auspicabile prima di emettere facili giudizi un approfondimento, amici di Comozero fateci sapere….

  4. Qualcuno non la racconta giusta: a Portichetto a mezzanotte non ci sono treni che vanno a Milano…

  5. Caro Georges Christian, hai trovato davanti a te un ignorante..peccato tu non abbia chiamato il 112, il fenomeno se la sarebbe data a gambe per evitare la figuraccia urlandoti dietro e non lasciando modo di replicare

  6. Direi che è possibile sintetizzare la vicenda semplicemente sottolineando che, uno ha già una laurea in biochimica in tasca e sta per conseguirne un’altra in medicina (entrambe facoltà non proprio semplici), l’altro fa il vigilante di notte in una stazioncina di provincia.
    Credo che il comportamento tenuto in occasione di questo episodio faccia ben capire le ragioni di questa differenza di occupazioni nella vita dei due…

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