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Posti di lavoro per insegnanti, architetti, ingegneri, contabili in Ticino: “Un’apocalisse per il Cantone svizzero”

Visioni differenti in base al lato del confine su cui ci si trova. Se infatti in Italia, dall’entrate in vigore del nuovo regime fiscale per i frontalieri, sono – dati alla mano – sempre di più le voci di quanti affermano non essere più conveniente andare ogni giorno a lavorare oltreconfine, altrettanto non la pensano alcuni politici ticinesi che anzi definiscono quella creata dai frontalieri nel mondo del lavoro svizzero “un’apocalisse.

E anche se la prima dichiarazione dei redditi con il nuovo regime ha creato pesanti malumori e approfondite riflessioni sull’eventualità di rimanere a lavorare in Italia piuttosto che sottostare alla nuova tassazione, sono i numeri messi nero su bianco dalla Lega dei Ticinesi a evidenziare come, superato il confine, c’è chi la vede in maniera decisamente differente. E attacca ancora una volta l’arrivo costante dei frontalieri.

Il ragionamento parte dai dati: oltre 1’200 cittadini italiani hanno trovato lavoro negli ultimi dodici mesi in Ticino. “Basterebbe questo dato – diffuso in sordina dall’Ufficio federale di statistica (UST) nel bel mezzo della canicola estiva – per spazzare via la storiella raccontataci secondo cui il nuovo accordo fiscale e la tassa sulla salute avrebbero reso il nostro Cantone poco appetibile per i lavoratori d’oltreconfine”, spiega la Lega sul Mattino della Domenica.

E se c’è chi anche in Ticino, come alcuni ricercatoti dell’Usi, sostengono come fare il frontaliere ora sia più una scelta facile, l’attacco si fa più pesante.

“Anche considerando i pensionamenti e i cambiamenti di attività, il numero di lavoratori che ogni giorno entrano in Ticino da oltreconfine è in continua crescita e i giovani ticinesi, continuano a essere costretti a emigrare a nord delle Alpi. La realtà è che i giovani ticinesi stanno vivendo scenari apocalittici”, si legge.

E ogni settore lavorativo è coinvolto anche dove “non ci sarebbe alcuna necessità di loro. Per esempio, nell’ultimo trimestre è aumentato da 2’328 a 2’449 il numero di frontalieri che lavorano nei servizi di informazione e comunicazione. Per dare un’idea, in questo settore vent’anni fa lavoravano ancora solamente 333 frontalieri”

E così ecco poi 2408 frontalieri attivi nel settore “attività legali e contabilità”. “Non ci sembra proprio che queste siano le attività che gli svizzeri non vogliono fare, come ogni volta ci viene ripetuto per giustificare l’invasione frontaliera. A dimostrazione di come i frontalieri non vengano qui a coprire i buchi, bensì a soppiantare la manodopera residente”, spiega la Lega.

E ancora, secondo i dati dell’Ufficio di Statistica, ci sono 919 frontalieri impiegati in “attività artistiche, di intrattenimento e di divertimento, ma soprattutto 1’330 frontalieri che lavorano nel settore dell’istruzione circa il quadruplo rispetto a vent’anni fa”. E poi 3’757 frontalieri nel settore degli studi di architettura e di ingegneria. Infine anche nell’amministrazione pubblica, risultino impiegati 95 frontalieri stranieri. “Una vera apocalisse per il Ticino”, la conclusione.

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