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Spazi culturali, auditorium, buon cibo e housing: Como, sogni di rinascita per ex chiesa e monastero

Ci sono due progetti, oltre a quelli delle ex tintostamperie Valmulini e Napoleona, nel cassetto dei sogni della cooperativa Consorzio Abitare Como: il recupero della ex chiesa di Sant’Antonio Abate in via Rezzonico e quello dell’ex monastero di San Lorenzo tra via Dante e via Maurizio Monti. A quasi un anno di distanza, siamo tornati a vedere se sono stati fatti passi avanti.

 

Ex chiesa di Sant’Antonio Abate
L’impressione è che sia sempre sul punto di crollare tante sono le crepe che la attraversano. Ma la ex chiesa di Sant’Antonio, invece, tiene duro e punta a trasformare i suoi 1.500 metri quadri in un hub con spazi culturali, un auditorium da 200 posti, uffici e attività commerciali e di ristorazione sull’esempio di Eataly. Ce la farà?

“Abbiamo portato a termine anche la sistemazione dell’androne d’ingresso dell’ex convento adiacente e ora vorremmo concludere l’intervento recuperando anche la chiesa – spiega Bruno Rampoldi, direttore della cooperativa – purtroppo l’emergenza sanitaria ha rallentato il progetto ma la ripresa dell’attività turistica è un ottimo segnale e stiamo riprendendo i contatti con l’interlocutore che aveva già mostrato interesse per l’idea per completare a breve il progetto preliminare di recupero”.

 

Ex monastero di San Lorenzo
Dietro le persiane chiuse, 3.500 metri quadri di stanze, cortili e chiostri cinquecenteschi della Congregazione delle Suore del Valduce aspettano di trasformarsi in una realtà innovativa già sperimentata con grande successo in Italia e all’estero: una struttura residenziale di senior housing dotata di tutti i servizi adatti alle esigenze di persone anziane come pulizie, lavanderia, preparazione dei pasti o servizio di accompagnamento. E poi un’ala per la ricezione turistica e uno spazio caffetteria aperto alla città. Gli accordi con la proprietà ci sono, il progetto anche.

Che cosa manca allora? “Stiamo ancora aspettando la variante al Piano Regolatore che permette il cambio di destinazione d’uso da ospedaliero a residenziale – spiega Rampoldi – purtroppo non abbiamo tempi certi ma ci stiamo comunque muovendo per coinvolgere un soggetto potenzialmente interessato ad investire in questo progetto”.

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