Un grande progetto, quello finanziato dalla Comunità Montana Valli del Lario e del Ceresio: una serie di percorsi ciclo pedonali per oltre 200 chilometri, con un tratto dedicato alle mountain bike tra Cusino, Grandola e Plesio.
Ora, però, la Comunità Montana deve fare i conti con un rallentamento dei lavori imprevisto, ovvero la richiesta di Valutazione Preventiva di Interesse Archeologico da parte della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio.
“Si tratta di un percorso portato avanti dal Comune di Cusino – spiega Mauro Robba, presidente della Comunità Montana Lario-Ceresio – è il primo lotto di un progetto che riguarda le aree interne del territorio e le valli prealpine, per quasi 200 chilometri di percorsi ciclo pedonali. La realizzazione del tratto tra Cusino, Grandola e Plesio è stato finanziato dalla nostra Comunità Montana. Tra spese tecniche, Iva e indagini geologiche la base d’asta è intorno ai 65 mila euro: se dobbiamo togliere 20 mila euro per fare un’indagine archeologica, perderemmo buona parte del finanziamento”.
Il riferimento è alla lettera inviata dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio alla Comunità Montana Valli del Lario e del Ceresio, dove viene appunto richiesta una ricognizione archeologica lungo il tracciato tra Cusino, Grandola e Plesio.
La stessa è stata ripresa anche dal presidente del consiglio regionale Alessandro Fermi, che in un post sulla sua pagina Facebook ha sottolineato: “Per rilanciare l’Italia vanno sospese molte norme che, già prima erano di dubbia utilità, oggi sono di sicuro danno”.
“Credo sia giusto che la Soprintendenza faccia il suo lavoro, ma bisognerebbe dare più fiducia alle istituzioni locali e ai sindaci – afferma Robba – Sarebbe più semplice dare loro il ruolo di controllo. Adesso che vogliamo ripartire al meglio, la prima spallata da dare è proprio alla burocrazia che rallenta in modo incredibile qualsiasi opera”.
Per quanto riguarda la natura delle indagini da effettuare sul percorso, il presidente della Comunità Montana Lario-Ceresio esprime qualche perplessità.
“Dal punto di vista archeologico stiamo parlando del recupero di una pista forestale preesistente, costruita negli anni 50 – spiega – Il nostro progetto ricalca quella strada, pertanto non so cosa potrebbero trovare. Fossimo a Pompei potrei capire questo tipo di indagini, ma siamo in una zona boschiva che in passato era destinata al massimo al pascolo. Le indagini archeologiche a quelle quote non hanno senso. Poi, se si dovesse rinvenire qualcosa di importante, sarebbe interesse del sindaco e dei tecnici di metterli in evidenza”.
Un commento
A proposito di enti inutilili da eliminare al più presto, la Soprintendenza….