I due ex dirigenti delle paratie, Antonio Viola e Antonio Ferro “avevano ricevuto ordini dall’alto” per non risolvere il contratto con Sacaim quando scoppiò il caso del muro sul lungolago ed emersero numerosi altri problemi legati al progetto per il nuovo lungolago e le barriere antiesondazione. Ma nello stesso tempo “avevano i poteri per scongiurare ed evitare l’andamento anomalo dell’appalto o comunque per limitarne gli effetti patrimoniali negativi per il Comune”, a partire dalla sigla dell’accordo bonario da 2,9 milioni.
Inoltre “una volta che il progetto era stato stravolto, avrebbero potuto e dovuto rendersi conto, soprattutto in sede di perizia di variante numero del 2010 e del suo primo stralcio, che stavano sanando opere già realizzate dall’appaltatore in assenza dei titoli abilitativi”.
Questi sono due tra i nuclei centrali della sentenza con cui la Corte dei Conti – dopo le assoluzioni in primo grado – ha condannato Viola e Ferro a rifondere al Comune di Como rispettivamente 16mila e 27mila euro.
In estrema sintesi, l’ex direttore dei lavori e l’ex Rup “avrebbero dovuto almeno proporre formalmente la risoluzione” del contratto con Sacaim, prima che la vicenda – come ampiamente noto – si avviluppasse a partire dal muro e dal primo accordo bonario stipulato con l’azienda nel groviglio di costi, ritardi e modifiche che si determinò dal 2010 fino a oggi.
Un commento
Quindi, prima assolti e rimborsati, ora condannati?
Ma chi li comandava politicamente in quel momento, il solare bruni e l’onnipresente caradonna, dovrà rimborsare qualche somma secondo la corte dei conti?