Dopo le proteste delle piccole società sportive e la segnalazione del Centro Servizi per il Volontariato Insubria per quello che appare come un drastico taglio alla possibilità di accedere a contributi comunali a causa del nuovo regolamento voluto dalla giunta Rapinese e approvato dal consiglio comunale, arriva anche la voce di chi, da anni, porta avanti la cultura per pura passione e senza alcun sostegno pubblico.
La storia di Marco Di Lauro, fondatore e presidente dell’associazione Magia Mask Como, ne è l’esempio più emblematico. “Sono nato a Como, ci vivo da sempre, e tutto ciò che faccio nasce da qui – racconta Marco – Ma oggi è come se fossimo diventati invisibili. Nessuno ci ascolta più”.
Nel suo laboratorio, tra stoffe, piume e gessi, Marco modella volti di cartapesta che sembrano respirare. Maschere che hanno sfilato a Venezia, a Stresa, perfino a Dubai. Eppure, spiega, “la porta di casa resta chiusa. Ho scritto al Comune e Enrico Colombo, l’assessore alla Cultura, ma nessuna risposta. Non chiedo contributi, solo la possibilità di far vivere Como con la bellezza. Ma è come se la città non volesse più sentire la propria voce”.
“Ci avevano promesso collaborazione, poi il silenzio”
“Quando abbiamo iniziato, c’erano entusiasmo e curiosità. Avevamo proposto corsi di creazione artigianale delle maschere, laboratori, sfilate, balli in costume. Ci avevano promesso spazi, collaborazione, visibilità. Poi il nulla. Tutto si è fermato. Non ricevo più risposte, nonostante lettere, email e telefonate“.
Marco spiega che i suoi contatti con il Comune di Como risalgono a diversi anni fa. “Avevo scritto all’assessore alla Cultura e perfino al sindaco. Ho sempre offerto la mia disponibilità: non chiedevo soldi, solo la possibilità di fare qualcosa, ma nessuno ha mai risposto. Neppure un ‘grazie, ma non ci interessa’. Il silenzio è la cosa più dolorosa“.
“Con le vecchie amministrazioni c’era dialogo, ora più nulla”
“Con le amministrazioni precedenti avevo costruito un rapporto di fiducia – racconta – Organizzavamo mostre, eventi, sfilate. Ricordo la mostra di maschere all’ex chiesa di San Francesco (Spazio culturale Antonio Ratti, ndr): una serata magica, chiusa con un ballo storico. La gente era entusiasta, la sala piena. C’era perfino il prefetto. Si respirava orgoglio per la nostra città”.
Poi, qualcosa si è interrotto. “Con il cambio di amministrazione, è cambiato tutto. Non so perché, non ho mai fatto politica, la mia è un’associazione apolitica, ma da allora nessuno ci ha più considerato. Ho continuato a scrivere, a proporre idee, ma Como non risponde più”.
“Altrove mi aprono le porte, qui trovo solo muri”
Mentre Como tace, altrove Marco e la sua arte vengono accolti a braccia aperte. “A Verolanuova, in provincia di Brescia, domani terrò un gran ballo in costumi d’epoca in onore di Sissi. Il sindaco mi ha dato un palazzo storico, una pedana di dieci metri, e mi ha ringraziato per l’iniziativa. Non ho dovuto chiedere nulla. A Sanremo abbiamo sfilato fino all’Ariston, a Stresa ogni anno partecipiamo allo ‘Stresa Liberty’. E ora sto lavorando a un grande progetto che mi sarebbe piaciuto moltissimo fare a Como. Non mi hanno dato risposta neanche su questo e così, a malincuore, l’ho proposto a una città vicina, che mi ha accolto subito con entusiasmo”.
Poi sospira: “Ma io sono comasco, vorrei farlo qui. Mi piange il cuore dover portare fuori ciò che è nato nella mia città. Io non voglio fuggire da Como, vorrei farla brillare”.
“Avevo portato le maschere di Como fino a Venezia e Dubai”
Il curriculum di Marco parla da sé. Le sue maschere hanno sfilato nei palazzi più prestigiosi di Venezia, dal Teatro La Fenice a Palazzo Pisani Moretta, fino a Dubai e Malta.
“Un miliardario di Singapore mi ha chiesto sei maschere per la sua festa – racconta – Eppure nella mia città non riesco nemmeno a trovare una stanza dove esporle. A volte mi chiedo se davvero Como sappia quanto talento e quanta passione ci sono qui, sotto casa sua”.
“La Crociera dell’Ottocento è nata da un sogno”
Nel 2024, Marco ha ideato un evento unico: la Crociera dell’Ottocento, con oltre settanta figuranti in abiti d’epoca a bordo di un battello sul lago di Como. “Avevo chiesto il Concordia, ma non mi hanno risposto. Così siamo saliti sull’Orione come passeggeri normali. Abbiamo fatto il picnic ottocentesco, la gente si fermava a fotografarci, chiedeva informazioni, applaudiva. È stato un successo spontaneo, ma senza alcun permesso o sostegno. Alla fine siamo dovuti andar via. Peccato: avremmo potuto farne un evento di richiamo turistico incredibile“.
“Como è arte, storia ed eleganza. Basta ascoltarla”
“Como ha un potenziale immenso – dice Marco – È una città che trasuda storia, eleganza e fascino. Con la danza storica e le maschere potremmo creare eventi culturali che attirano turisti, ma anche danno lustro ai comaschi. Non serve molto: solo ascolto e collaborazione”.
E conclude con un sorriso malinconico ma pieno di amore per la sua città: “Io non mollo. Continuerò a proporre, a scrivere, a creare. Perché io esisto, e Como merita di essere raccontata anche attraverso la bellezza. Basta un sì o almeno una risposta”.