L’ultimo Dpcm firmato dal premier Conte, nella notte tra sabato 24 e domenica 25 ottobre, è entrato ufficialmente in vigore da oggi e ha già mandato in crisi moltissimi ristoratori comaschi e non solo.
Fino al 24 novembre, infatti, i locali pubblici dovranno chiudere alle 18 dopo di che potranno solo fare asporto e consegne a domicilio. Una scelta che ha provocato rassegnazione, delusione e in molti casi una vera e propria polemica sfociata in decisioni drastiche (qui abbiamo raccontato la scelta dei titolari del Krudo di piazza Volta).
Tra chi sta valutando come e se continuare a portare avanti la propria attività c’è Cinzia Battista, del ristorante In Teatro di piazza Verdi. “E’ l’ennesimo Decreto che viene fatto dalla sera alla mattina – spiega – abbiamo deciso di tenere aperto il locale per questa settimana, provando a fare un po’ di asporto alla sera, ma non possiamo sostenere tutte le spese con le sole entrate del pranzo, è improponibile”.
“La chiusura alle 18 è deleteria – aggiunge – è un atto di codardia da parte del Governo. Temo che cambieranno ancora, non è la decisione definitiva, stanno solo prendendo tempo. Abbiamo tutti l’interesse di salvaguardare la salute ma dobbiamo anche vivere in qualche modo, saremo per l’ennesima volta in serie difficoltà senza la certezza di andare avanti. Fosse stato per me, avrei chiuso subito perché ora è solo una spesa restare aperti”.
Sulla stessa linea della collega Chicco Aimone, proprietario della pizzeria Pulcinella. “E’ una grandissima delusione – afferma – io ho sempre rispettato tutte le normative, anche i Nas mi hanno fatto i complimenti per come faccio mantenere il distanziamento e tutte le regole. A pranzo da noi c’è il menù a 10 euro, dov’è il guadagno? Il Governo ha deciso di chiudere i locali nel momento in cui hanno più entrate, la sera, permettendo asporto e consegna a domicilio ma è una presa in giro”.
E aggunge: “Lo Stato ha avuto 6 mesi per prepararsi a questa pandemia e invece siamo ritornati peggio di marzo. I contagi sono saliti nuovamente dopo la riapertura delle scuole, perché quindi decidono di penalizzare i locali pubblici? Così ci mettono in estrema difficoltà”.
Anche fuori dalla città di Como, in un paese che vive prettamente di turismo come Bellagio, la situazione è drammatica.
“Fosse stato per me, avrei chiuso definitivamente – commenta Luigi Gandola, chef e patron del ristorante Salice Blu – per noi fare solo il pranzo è praticamente impossibile, senza turismo e con la mancanza del sabato sera. Abbiamo perso oltre il 50% del lavoro, confidiamo nelle belle domeniche e stiamo lavorando con il delivery. Così riusciamo ad arrivare a Bellagio e fino a Como o Lecco, punteremo su questo nei prossimi giorni e sul mio servizio di private chef. Facciamo anche tour in cerca di tartufi, almeno abbiamo qualche entrata in più”.
Per quanto riguarda i prossimi mesi, lo chef bellagino confida di avere poche speranze se non cambierà la situazione. “Per ora non molliamo ma vedremo come andrà – conclude – si spera che si possa ripristinare un po’ il tutto per il periodo natalizio, ma se va avanti così è facile che fino a gennaio la paghiamo. E’ sbagliato aver chiuso tutto, semmai avrebbero dovuto mettere ancora più limitazioni ai posti a sedere”.
Como: annuncio funebre di attività, negozi e Partite Iva. Martedì la manifestazione