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Ristori bis, rabbia dei fioristi comaschi: “70% del lavoro dai matrimoni, tutelati i wedding planner e non noi. Negozi aperti ma vuoti”

“Un’esclusione ingiustificata”. Così la Presidente dei Fioristi di Confcommercio Como, Mariateresa Tagliabue dopo l’esclusione della categoria al decreto Ristori bis.

“Già dal mese di ottobre, con la prima stretta, che prevedeva la limitazione a 30 invitati alle feste successive alle cerimonie, i fioristi hanno subito una grave perdita. I wedding planner sono stati ristorati, i fioristi no, nonostante oggi il 70% del fatturato della categoria provenga da allestimenti di matrimoni, feste ed eventi. Ora, con tutte le limitazioni dei nuovi Dpcm, abbiamo negozi aperti ma senza clienti: in molte Regioni non è possibile spostarsi, è vietato andare a trovare parenti e amici, se non per motivi di comprovata necessità. Non ci sono eventi e manifestazioni, i ristoranti sono chiusi, dunque: a chi vendere i nostri prodotti?”

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Attraverso la Federazione Nazionale Federfiori è stato sollecitato il Governo ad inserire misure di sostegno anche per questa categoria che è rimasta aperta ma spesso con un effetto negativo.
“Restare aperti non significa sempre vendere – ha evidenziato in conclusione il direttore di Confcommercio Como, Graziano Monetti – restare aperti può significare, anzi, una perdita: rifornire il negozio di prodotti deperibili che rimarranno invenduti, pagare il personale dipendente e tasse come se fossimo operativi al 100% è per alcune attività un gravissimo danno”.

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