Una soluzione tecnologica pionieristica in Europa è stata adottata a Saint-Moritz nei Grigioni, per proteggere un’infrastruttura alpina cruciale. Le oscillazioni di temperatura registrate negli ultimi anni stanno minacciando la stabilità del permafrost sotto la stazione della funivia del Piz Nair, situata a 3.057 metri di altitudine. Per contrastare il riscaldamento del terreno, che mette in pericolo la sicurezza della funivia, è stato installato un innovativo sistema di termosifoni sotterranei alimentato da CO2 naturale e operante senza consumo di energia.
Il progetto, i cui dettagli sono stati riportati dal quotidiano 20 Minutes, rappresenta un esempio concreto di adattamento in un contesto di cambiamento climatico accelerato.
Il sistema è stato ideato dall’ingegnere geotecnico Lukas Arenson e si basa sull’utilizzo di tubi ermetici riempiti di anidride carbonica compressa che sfruttano un ciclo continuo di evaporazione e condensazione.
Il meccanismo è ingegnoso e sfrutta il gradiente termico naturale:
- In inverno, quando il terreno è più caldo dell’aria esterna, la CO2 liquida assorbe il calore dal suolo.
- L’anidride carbonica evapora e sale verso l’alto.
- Si raffredda in superficie, dissipando il calore assorbito.
- La CO2 ricade all’interno del tubo, tornando allo stato liquido.
Questo ciclo continuo mantiene il suolo costantemente gelato, garantendo la stabilità dell’infrastruttura. L’intero processo avviene senza alcun consumo di energia esterna.
Questa specifica tecnologia è già diffusa in regioni come Canada, Alaska e Siberia, dove viene impiegata per proteggere infrastrutture sensibili come oleodotti, strade e aeroporti dal disgelo. L’applicazione a un impianto turistico alpino in Europa a queste quote elevate segna, tuttavia, un primato.
L’investimento complessivo per la realizzazione del sistema ammonta a quasi due milioni di franchi svizzeri e mira a garantire la stabilità della stazione funiviaria del Piz Nair anche negli anni a venire.
Il progetto di Saint-Moritz è attivamente monitorato e seguito con attenzione da altre regioni alpine che si trovano ad affrontare sfide strutturali simili legate al riscaldamento del suolo e al ritiro del permafrost.
Le prime verifiche sull’efficacia del sistema sono attese nei prossimi anni e saranno condotte nell’ambito di un monitoraggio costante. L’iniziativa rappresenta un fondamentale esempio di adattamento tecnologico per preservare le infrastrutture di alta quota e, con esse, l’equilibrio delicato dell’ambiente alpino.